Nella lunga storia del mondo il caos è una costante che rispetto a oggi ha avuto anche tempi più cruenti, lunghi e profondi. Parlare oggi di caos mondiale come fanno gli apologeti dell’universalismo americano, da Madelain Albright a Zbigniew Brzezinski, è storicamente scorretto e può trovare ascolto solo da chi è intriso di apostasia della responsabilità. Mentre in quest’ultima categoria cade l’Unione europea e molti dei suoi popoli e nazioni, non si può non notare che quasi due terzi della popolazione mondiale non vive nel caos. Anzi, per essere più precisi dobbiamo riconoscere che il caos si è sviluppato in uno solo dei sistemi mondiali, in quello euro-americano che pretendeva di essere universale.
Bill Clinton fu avvertito da papa Wojtyla in persona che lo ammoniva di abbandonare le pretese universalistiche americane, ma non capì il profondo contenuto delle parole della più antica istituzione occidentale. Le attuali guerre sui margini delle frontiere orientali e sudorientali del sistema euro-americano sono “normali” aggiustamenti causati dall’indebolimento al centro del sistema. Anche l’Impero romano subì la stessa sorte, proprio nelle stesse aree geografiche. Non è un caso, quindi, che un Papa venuto “dall’altro lato del mondo” (Bergoglio) ha immediatamente cambiato la prospettiva geopolitica del pianeta, guardandolo non dal centro ma dalle periferie. Altro messaggio di portata storica che ha ribaltato la prospettiva geopolitica occidentale, un avvertimento costruttivo, che l’afroamericano alla Casa Bianca non è riuscito a seguire e l’Unione europea “laicizzata” ha ignorato.
Dunque, non è casuale che, di fronte a una crisi sistemica in Occidente, lo spettro del caos mondiale sia agitato proprio da chi ha governato gli ultimi 30-40 anni di storia euro-americana. Una crisi sistemica i cui segnali erano già visibili alla fine degli anni ‘60 e che si è confermata attraverso tutte le serie di dati economici dagli anni ‘70 a oggi. Invece, sin dagli anni ‘80 il resto del mondo, i due terzi della popolazione, ha visto progressivamente migliorare la propria qualità della vita sostenuta da una costante e perdurante crescita socio-economica, nonché dall’estendersi di vaste aree di equilibrio geopolitico e di relativa pace.
Negli anni ‘90 l’Europa si è illusa di aver perennizzato una situazione pacifica e di benessere diffuso, eredità di quella Pax americana impostale nel 1945. Com’è noto, anche le eredità si devono saper meritare! Illanguidita dalle illusioni, l’Europa ha perdurato nell’apostasia della responsabilità che si è dimostrata in tutta la sua gravità negli anni 2000, sia nel ciclo delle guerre al terrore che in quello delle crisi finanziarie, economiche e sociali. L’Europa ha reagito come la Contessa della nota canzone di Paolo Pietrangeli. Una reazione stizzita e immobile da ancien regime!
Diversamente dall’Europa, nello stesso periodo la Russia ha saputo velocemente recuperare sul ventennio dell’umiliazione seguita al disastro sovietico e post-sovietico. Una capacità di resilienza invidiabile, che la Russia ancora pre-industriale aveva già dimostrato nel ventennio successivo al ‘17. Anche la civiltà musulmana è attraversata da enormi convulsioni che segnalano un recupero di coscienza storica e politica, un proto-risorgimento musulmano che si vendica non solo di antichi risentimenti, ma sopratutto dell’ignobile spartizione europea del 1916. Ma siamo ancora lontani dall’emergere di un ‘48 della civiltà musulmana.
Per capire meglio le ragioni storiche e culturali che si nascondono dietro la situazione attuale in Medio Oriente, suggerisco di rileggere la storia del rapporto fra Oriente e Occidente che ha nelle Crociate uno dei suoi punti nodali: quella logica espansionistica che ieri ha opposto Europa e Islam, con alterne vicende, oggi è di attualità drammatica. La lettura del bel e agile libro di Amin Maalouf racconta le Crociate dalla parte degli storici arabi: è l’altra versione dei fatti che riserva non poche sorprese. Il sultano d’Egitto, il sunnita curdo di Tikrit, ?ala? ad-Din Yusuf ibn Ayyub (noto in Europa con il nomignolo “Saladino”), e i Templari di Gaza guidati da re Baldovino, sembrano riemergere dall’antico nei fatti contemporanei.
Sperando che con questi brevi paragrafi sia emersa l’idea che il caos è intrinseco al sistema euro-americano e che si manifesta in modo asimmetrico sulle sue frontiere e al suo interno. Se ciò è chiaro, cerchiamo adesso di indagare più in profondità le ragioni storiche e antropologiche che sottendono gli eventi di oggi. È necessario avvertire che si tratta di una chiave di lettura semplificata ma utile a scoprire i grandi flussi che guidano la Storia e non a spiegare le ragioni dei dettagli che manifestandosi la compongono nel tempo.
(1- continua)