La Banca centrale europea “dovrà essere coerente nel portare l’inflazione nuovamente vicina al 2% che è una cifra ragionevole ma molto lontana dai livelli attuali”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un’intervista a Bbc Radio 4, aggiungendo quindi che le riforme faranno ripartire la crescita “ma ci vorrà tempo”. Quindi la chiusa: “Risentiamoci tra 18 mesi e vediamo cosa è successo”. Abbiamo chiesto un commento a Francesco Forte, ex ministro delle Finanze.



Ritiene che il programma Tltro possa essere la soluzione ai problemi descritti dal ministro Padoan?

Il programma Tltro (Targeted long-term refinancing operations) è una misura espansiva che la Bce finalmente varerà, ma che non risolve i nostri problemi. Genererà un po’ più di crescita in Europa, ma bisogna vedere come farà l’Italia a usufruirne con il mercato del lavoro rigido, la pressione fiscale eccessiva, il debito alto o i problemi del bilancio pubblico. I problemi del nostro Paese resteranno tutti intatti anche se ci sarà questa espansione che evidentemente ci dà un po’ di sollievo ma non è risolutiva. Se l’espansione può servire ogni anno a fare crescere il Pil europeo dello 0,5%, in Italia ciò equivarrà soltanto allo 0,2%.



Le operazioni Tltro possono funzionare per il target dell’inflazione al 2%?

La Bce non intende generare adesso un’inflazione di queste dimensioni perché sarebbe insensato, oltre che impossibile con misure di quel genere. La Bce non ha come obiettivo quello di passare dallo 0,5% al 2% di inflazione in poco tempo, più realisticamente il tasso crescerà allo 0,8% nel 2014 mentre nel 2015 arriverà all’1,3%.

Nel frattempo quali possono essere le conseguenze?

La Commissione Ue può mettere commissari nei Paesi, Italia compresa, che non adempiono all’obbligo di riforme che si collega all’espansione monetaria. Si avvicina il commissariamento, anziché avere solo sollievo.



Che cosa intende dire quando parla di commissariamento?

Quando si compiono misure di intervento finanziario come quelle del Fmi, sulla base della prassi internazionale e delle regole europee, gli Stati che ne beneficiano hanno l’obbligo di compiere determinate modifiche che sono imposte loro. Di fronte a una situazione in cui alcuni Stati hanno già compiuto le riforme e altri no, i Paesi che ancora non le hanno fatte in base alla regolamentazione europea possono essere costretti a farle. La decisione spetta alla Commissione Ue, la quale può stabilire che poiché uno Stato non ha attuato determinate riforme, vada costretto a sottostare a una procedura d’infrazione.

 

Sulle riforme Padoan ha detto: “Risentiamoci tra 18 mesi e vediamo cosa è successo”. Nel frattempo la nostra economia non rischia di morire?

Padoan sta cercando di non fare la fine di Saccomanni, il quale è stato rimosso proprio per avere mostrato eccessivo ottimismo. Ora Padoan pretende che gli italiani attendano 18 mesi per vedere se sarà in grado di attuare il contenimento della spesa pubblica, del deficit di bilancio e del debito pubblico. La politica fiscale strutturale può anche avere effetti nel lungo termine, ma questi sono anticipati dagli operatori economici per il breve termine. Il problema che abbiamo è di breve termine, e non soltanto di lungo, e noi ci troviamo a essere avvitati in una situazione da cui bisogna uscire nel breve termine.

 

Che cosa accadrà se non si riusciranno a dare risposte nel breve termine?

In Italia corriamo il rischio che salgano contemporaneamente la pressione fiscale, il deficit, il debito e a disoccupazione. C’è quindi una spirale perversa da spezzare, siamo in deflazione e dobbiamo uscirne in termini reali. Abbiamo quindi un’urgenza di politiche immediate, che in gran parte non dipendono dal ministro del Tesoro, ma dai suoi colleghi del Lavoro, dal presidente del Consiglio e da altri ministri.

 

Intende dire che Padoan non può fare nulla?

Padoan ha il dovere di affermare che se non si attuano le riforme del mercato del lavoro, degli enti locali e altre importanti operazioni che non rientrano immediatamente nei suoi poteri, la sua sfera d’azione risulta a sua volta bloccata. In quest’ultima rientra il taglio della spesa pubblica, con la quotazione in Borsa di imprese statali, la riduzione delle spese della finanza locale e della sanità e il rilancio delle opere pubbliche.

 

(Pietro Vernizzi)