Finalmente una gran bella notizia. Di quelle che mettono ottimismo. Se n’è accorto pure lui, il commissario per la spending review Carlo Cottarelli, nominato al prestigioso ufficio dall’ex Presidente del Consiglio Letta. Questo il cuore delle sue dichiarazioni: “Il governo sta spendendo soldi che non ha!”. Ma va?! E da quando se n’è accorto? Come ha fatto a capire una pratica che è sostanzialmente immutata da oltre trent’anni? Dove ha studiato? Ha studiato molto? Non solo ha studiato molto, ma è l’esperienza lavorativa quella che conta. E il nostro Cottarelli viene, come il ministro Padoan, dal Fondo monetario internazionale. Quello che, imponendo le sue politiche liberiste, ha mandato al default l’Argentina nel 2001 e poi c’è quasi riuscito con la Grecia. Quella stessa istituzione che, da quando è scoppiata la crisi, avendo continuato a utilizzare le stesse sbagliate idee liberiste e formule statistiche, non ne azzecca più una riguardo le previsioni del Pil. Una garanzia, insomma.



Il fantastico Cottarelli, a cui dobbiamo tutti riconoscenza per essersi impegnato nell’opera titanica di identificare i tagli di spesa per ridurre le spese dello stato. Osservo però che, da quando hanno fatto fuori Berlusconi (novembre 2011), sono passati quasi tre anni e il debito pubblico è passato da 1900 miliardi a 2150 circa, cioè è aumentato di 250 miliarducci. E il nostro Cottarelli, che ha uno stipendiuccio da 258mila euro all’anno, ha scoperto che il governo ha già fissato spese per 1,6 miliardi non coperti, cioè con coperture da reperire il prossimo anno. Spediamo quasi 100 miliardi di soli interessi all’anno, il debito pubblico è in crescita impetuosa (di circa 250 miliardi in poco più di 2 anni e mezzo) e il Cottarelli si straccia le vesti per 1,6 miliardi di spese fatte senza soldi?



Vorrei ricordare, ai pochi che oggi mi leggono per la prima volta, che uno Stato che abbia perso la sovranità monetaria non ha altra alternativa se non quella di spendere a debito. Inoltre, se c’è il barlume di una crescita, allora ci deve essere una maggiore quantità di moneta, che lo Stato non ha e che quindi deve prendere a debito. Allo stesso modo, qualsiasi grande opera pubblica, che porta benefici economici nel futuro, porta anche a un’immediata crescita del debito. Insomma, Monti Letta e Renzi non sono brutti e cattivi perché hanno speso tanto. Ma sono brutti e cattivi tutti quelli che non ci dicono come stanno le cose, cioè quelli che non ci dicono la cosa ovvia che se non hai la proprietà della moneta puoi solo chiederla, cioè puoi solo indebitarti. E questo è quello che è successo a tutti i paesi, senza eccezioni.



Il debito dei 27 paesi dell’Unione europea è passato dai 6 mila miliardi del 2002 ai 12 mila e 400 miliardi del 2014; sempre mantenendo il paragone con il 2002 (anno dell’introduzione della moneta euro cartacea) l’Italia è passata dai 1371 miliardi ai 2140 di quest’anno (previsti solo 2170 per l’anno prossimo, forse intendono spremerci); la Francia da 912 a 2089 miliardi; la Spagna da 383 a 1107 miliardi; la tanto lodata Irlanda, da 41 a 211 miliardi. Ma i termini percentuali rendono ancora meglio quanto è successo. Dal 2002 a oggi, il debito pubblico italiano è aumentato del 56%, quello tedesco del 66%, quello francese del 120%, quello spagnolo del 170%, quello greco del 102%, quello irlandese del 392%. E a dirla tutta, possiamo pure dire che il Lussemburgo ha visto aumentare il proprio debito pubblico del 637%.

Un tale debito, sempre crescente, puoi tenerlo sotto controllo se inflazioni (quando hai la sovranità monetaria). Ma ora siamo nelle mani della Bce, che ha il compito unico e irrevocabile di tenere sotto controllo l’inflazione, cioè ha il compito di mandarci scientificamente in rovina. Questa è la funzione moderna del debito. Quindi nel sistema monetario attuale la crescita del debito è un elemento strutturale e inevitabile. Ma non si può dire. Allora perché mai Cottarelli l’avrà detto? Avrà un secondo fine? Si vocifera che il motivo sia una recente legge approvata a fine giugno dal governo: a lavoratori già in pensione è vietato assumere incarichi pubblici, se non a titolo gratuito. Quindi Cottarelli sta per perdere il suo stipendiuccio, che lui sommava alla sua certamente modesta pensioncina.

Un ulteriore chiarimento da questa situazione ingarbugliata viene dalla ipotesi che a sostituire Cottarelli sarà il consigliere economico di Renzi, l’onorevole Itzhak Yoram Gutgeld, direttore della importante società McKinsey & Company. Magari è l’uomo giusto al posto giusto, per operare opportunamente (per chi?) in un’economia di guerra. La McKinsey & Company è un colosso della consulenza, da cui provengono anche Corrado Passera (ex Banca Intesa) e Alessandro Profumo (ex MPS). Una garanzia, no? Una garanzia per i poteri finanziari, ovviamente. Prepariamoci con serenità, sapendo che alla fine (noi popolo) vinceremo. Il valore della moneta dipende dalla fiducia. Non dai giochi di potere. Almeno non per molto.

 

P.S.: Mi pare che nessuno abbia commentato la recente caduta dell’euro, passato dalla soglia di 1,40 a 1,34 nel cambio col dollaro. Una boccata d’ossigeno per le nostre esportazioni, ma un micidiale vantaggio competitivo per le esportazioni tedesche. Intanto la Russia fa incetta di oro. La tempesta si avvicina.