Come affermato da Mauro Bottarelli in un articolo su questo giornale, le banche centrali intervengono sempre più spesso sul mercato azionario per sostenerne i corsi nel disperato tentativo di evitare l’esplosione di una crisi dagli effetti devastanti. Questo ovviamente in violazione di qualsiasi regola delle banche centrali stesse e in violazione delle più elementari regole della finanza.



Questo da un lato raggiunge il suo scopo, perché se le banche centrali comprano, chi mai oserà mettersi contro e andare a vendere? Ma dall’altra occorre pure chiedersi quali sono gli effetti a lungo andare di queste scelte scellerate. Infatti l’intervento delle banche centrali si è reso necessario anche per la volatilità ormai ridottissima, figlia di una riduzione drastica degli scambi. Sempre meno operatori osano avventurarsi in quella roulette russa che sono diventati i mercati finanziari. In effetti, se tutti comprano, poi rimane una sola azione da fare: vendere. E se questo avviene tutto insieme, i mercati stessi rischiano il tracollo, anche in presenza di volumi ridottissimi. Tutti le borse sono ai massimi e la caduta sembra inevitabile. Il continuo intervento delle banche centrali per ora lo sta evitando, ma per quanto? E soprattutto questa situazione apre ad uno scenario completamente nuovo.



Se infatti oggi un operatore può avere il dubbio di stare vendendo le proprie azioni ad una banca centrale, prima o poi succederà che una banca centrale avrà il dubbio di stare vendendo ad un’altra banca centrale. In altre parole, il disastro è stato spostato nel tempo, ma il pericolo incombe. Soprattutto se, come appare ormai evidente, il sistema finanziario continuerà a viaggiare su un binario parallelo rispetto all’economia reale. La distanza aumenta ogni giorno che passa, poiché le borse continuano a crescere mentre la crisi continua a far affossare l’economia reale. E questo soprattutto perché il denaro stampato dalle banche centrali continua ad affluire ai mercati finanziari mentre continua ad uscire dall’economia reale.



Del resto, non si vedono schiarite all’orizzonte grazie alle posizioni deliranti di chi oggi è al potere. Renzi lo abbiamo sentito ribadire che “se si vogliono abbassare le tasse, dobbiamo guardarci negli occhi, occorre tagliare”: quindi ancora tagli, nessuna ricetta per la crescita. Dalla nascita dello sciagurato governo Monti la ricetta non è mai cambiata, nonostante tutti i danni evidenti manifestatisi in questi tre anni.

E poi abbiamo sentito le dichiarazioni della direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Cristine Lagarde: “In Europa non c’è austerity, avanti con i tagli”. Una citazione di Alexis Carrell diceva che poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Ma qui non c’è poca osservazione, qui c’è una cecità totale. E pure una sordità totale, perché non si ascoltano per nulla gli ammonimenti di tanti rappresentati di categoria che ribadiscono la totale crisi di tante categorie di settore.

Confesercenti, Confcommercio, associazioni varie dei consumatori, Cgia di Mestre: l’elenco è troppo lungo per citarle tutte, ma tutte dicono la stessa cosa, la crisi continua e non c’è alcuna ripresa.

Ma l’obiettivo di certe dichiarazioni e di certe prese di posizioni è ben altro, evidentemente. L’obiettivo è quello di costringere gli stati a vendere i propri beni preziosi a prezzi stracciati, in modo da realizzare quei profitti (o quelle prese di potere) che i mercati finanziari tra poco smetteranno di dare (e nel medio periodo non daranno più).

A questo piano devastante si oppone un solo ostacolo: la volontà dei popoli. Sapranno i popoli opporsi e vincere la sfida? Questa è la vicenda drammatica che si svolgerà in Europa nei prossimi mesi. E dallo svolgimento di questa vicenda dipenderà l’esistenza dell’Europa stessa così come oggi la conosciamo.

Intanto i potenti della terra si sono trovati a Newport nel Galles, per decidere le sanzioni contro la Russia, sanzioni che rischiano di aggravare la già tanto devastata economia europea. I potenti si sono fatti fotografare vicino ad un modernissimo aereo F35, quasi a voler ammonire la Russia del pericolo incombente. Quello che invece non è stato osservato da nessuna fonte giornalistica tra le maggiori è che l’aereo in questione non era vero, ma un modello di legno a grandezza naturale. Gli aerei veri in questione non possono volare, bloccati da un provvedimento urgente dell’aviazione americana, visti i numerosi difetti e incidenti avvenuti recentemente. L’aereo di legno sembra così simboleggiare l’incapacità dei potenti di fare i conti con la realtà. Una ben triste situazione.