Il settembre del 2014 sarà ricordato come il mese in cui inizia l’autunno dell’Europa. Triste tempo per la Presidenza italiana. Juncker si è assiso a Presidente della Commissione europea e in una Milano afosa e desolata si è svolta la riunione dell’Ecofin. Due eventi che hanno disvelato il fatto che l’Europa assume davvero un volto completamente diverso da quello vagheggiato all’inizio degli anni Novanta del Novecento. Ricordate? La maggioranza dei gruppi dominanti economici (allora ancora esistevano!) erano all’unisono con le classi politiche (periclitanti per la bufera giustizialista) nel decantare la necessita del cosiddetto shock esogeno che solo poteva cambiare la povera Italia. L’Italia! Terra ricca assai su scala mondiale per quel che concerne la ricchezza famigliare – allora -, ma assai povera di dignità nazionale, ieri come oggi. Il cavaliere bianco o, meglio, l’Imperatore, doveva giunger d’oltralpe per curare i mali nostrani.
Lasciamo da parte per un momento il discorso su come – invece – è finita, tra austerità e squilibri di potenza nazionale. Veniamo allo shock che doveva essere decisivo per riformare, velocizzare e cambiare l’Italia: tutti verbi straordinariamente attuali e che Matteo Renzi ha avuto il merito di trasformare da europeo-subalterni in dignitosamente nazionali. Con un benefico mutamento culturale. Ma le cose ora stanno di nuovo profondamente cambiando, sia in Europa, sia in Italia. Ed è un cambiamento molto negativo.
L’avvio della Commissione Juncker è disastroso. È il trionfo dell’immobilismo e del potere di veto. Non a caso questa complicata e raffinatissima – dorotea! – costruzione dei poteri europei scaturisce ora dal cervello tecnocratico-incompetente dei maghetti eurocratici! Proprio ora che l’austerità dovrebbe lasciare il posto alla crescita! A parole. I vassalli dei templari teutonici presidiano invece le casematte della spesa e lanciano palle infuocate sui valvassori francesi e spagnoli che dovrebbero assicurarla quella crescita! Tutto ha dell’incredibile.
Nel mentre il Regno Unito, stordito dalla minaccia scozzese secessionista, inaugura un nuovo ruolo europeo, quello del placcatore o del marcatore che impedisce di andare a meta. E non si parla dello sport magnifico e bestiale giocato da gentiluomini, ma di banche! Gli inglesi esprimono il degrado a cui è giunta l’Europa. È un Europa à la carte. Ognuno prende ciò che gli va, ovvero ciò che gli è permesso di volere da un capo-sala teutonico di eccezionale durezza.
In questo quadro la Bce è ormai una cenerentola: canta ma non fa, annuncia ma crea solo volatilità borsistica pericolosa salvando a termine le banche che non sa vigilare. Una situazione tragica. Il perché della tragedia è nel fatto che quella che doveva essere la Presidenza dorata di Renzi, con le parate milanesi e valloni e fiamminghe, si sta proponendo invece come un Monte della Passione.
Renzi è sotto attacco da ogni lato e purtroppo perde in incisività e lucidità. L’Europa gli rema contro, così come fa ciò che rimane dell’establishment italico, tra i più corrotti e collusi al mondo.
Un calvario. Che lo sia, un calvario costruito con diabolica malvagità, lo dimostra altresì l’attacco scatenato con precisione impressionante, quanto a tempistica, contro la più grande nostra industria nazionale che va nel mondo e porta alto e forte il nome dell’Italia e del suo lavoro in tutto il pianeta. Dall’Europa alla politica, all’economia, si sta scatenando una potenza negativa fortissima per fermare il vento di rinnovamento che sale, pur tra mille incertezze, dall’Italia. Se quel vento distrugge ciò contro cui è stato sollevato, possono travolgerci tutti e fare molto, molto male alla nostra splendida e tragica Patria.