In vista della nuova Legge di stabilità, il Governo è al lavoro per un’ulteriore riduzione dell’Irap del 10%. Lo ha annunciato il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, secondo cui l’operazione verrebbe a costare 2,4 miliardi di euro. Altri 4-6 miliardi servirebbero per coprire spese come i rinnovi contrattuali delle forze dell’ordine, il rifinanziamento della cassa integrazione, le missioni di pace e il 5 per mille. Per Ugo Arrigo, docente di Finanza pubblica dell’università di Milano Bicocca, “prima ancora di tagliare l’Irap, occorre ridurre le aliquote contributive Inps sul lavoro e spalmare la tredicesima su tutti e dodici i mesi dell’anno”.



Professore, che cosa ne pensa del taglio dell’Irap ipotizzato dal ministro Guidi?

Senz’altro l’Irap va ridotta, ma se le risorse sono scarse inizierei dal cuneo fiscale in senso stretto, cioè dalle aliquote contributive. L’Irap colpisce in parte il reddito da lavoro ma non solo. Se l’obiettivo è alleggerire il costo da lavoro e la remunerazione del lavoratore, privilegiando la fattibilità dell’assumere persone, forse sarebbe meglio ricominciare dal cuneo fiscale. Capisco che le imprese preferiscano il taglio dell’Irap, in quanto lo pagano anche se sono in perdita, ma io privilegerei invece la riduzione delle aliquote contributive Inps.



Dove saranno reperite le risorse necessarie?

L’ideale sarebbe farlo attraverso una riduzione della spesa pubblica. Ritengo però che si possa mettere a rischio qualche decimale di finanza pubblica annuale. Magari cercando di non superare il 3% e usando quel gradino reso possibile dalla recente revisione Istat.

Il Governo ha parlato di chiusura dei ministeri alle 18 anziché alle 20 per ridurre i costi. Una soluzione demagogica?

Nel pubblico impiego non mi risulta che si stia negli uffici fino in tarda serata, e d’altra parte i ministri hanno le chiavi. Tutt’al più si potrebbe chiudere del tutto qualche ministero full time, perché questo potrebbe dare qualche risparmio in più.



Lei da quali ministeri inizierebbe?

In passato sono stati accorpati ministeri, non sempre con successo, e adesso ci troviamo con un super-ministero di Economia e Finanze che unisce in sé Tesoro, Bilancio, Finanze e Partecipazioni statali. Ciò che si può fare ora è accorpare le sedi periferiche dei ministeri, riposizionandole non su base provinciale ma per bacini di traffico. Così come un tempo c’era una sede della Banca d’Italia per ogni capoluogo di provincia, e da qualche anno ciò è stato superato, altrettanto si potrebbe fare per il Mef.

 

Nei giorni scorsi si è anche parlato di accrescere le busta paga con una quota del Tfr. Può essere una soluzione positiva?

Questa soluzione può creare problemi di liquidità alle imprese, che hanno già difficoltà di finanziamento e di accesso al credito. Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di spalmare la tredicesima sui dodici mesi. La maggior parte della spesa gli italiani la sopportano nel corso dell’anno, e non soltanto sotto Natale. Quindi potrebbe avere senso prendere lo stipendio annuale e dividerlo per dodici, perché ciò vorrebbe dire che l’importo mensile sarebbe in parte più alto. Se gli italiani hanno più soldi in busta paga, dovrebbero essere invogliati a spendere di più.

 

Come valuta invece la polemica sugli stipendi della polizia?

L’Italia ha un numero di forze di polizia incredibile nel panorama internazionale e un numero di agenti che non trova riscontro in nessun altro Paese europeo, dalla Germania alla Turchia. La contropartita è che i dipendenti delle forze dell’ordine nel nostro Paese sono sottopagati. Questa è un’area in cui l’intervento pubblico va ripensato profondamente.

 

(Pietro Vernizzi)