“Conservatorismi, corporativismi e ingiustizie” frenano l’Italia: è arrivato il momento di vincere resistenze antiche, di passare dalle parole ai fatti e rinnovare l’Italia. Con queste parole Giorgio Napolitano rema a favore di Matteo Renzi, impegnato in un percorso di riforme ricco di ostacoli. L’endorsment del Colle arriva puntuale in un momento quanto mai difficile per il governo e il suo leader, che ha ormai dichiarato guerra ai sindacati – Cgil in primis – e alla minoranza del suo partito. L’Italia deve ripartire e il Jobs Act è ancora arenato. La spinta del Colle sarà propulsiva? Abbiamo fatto il punto con Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.



Professor Forte, le ultime parole di Napolitano – che chiede di accelerare sulle riforme – vanno in soccorso a Matteo Renzi. I rischi economici dell’eurozona e il possibile collasso dell’economia francese  sono alla base di queste sue esternazioni, oppure c’è dell’altro?

La Francia non c’entra proprio niente. Noi dobbiamo pensare alle nostre riforme, che sono indispensabili per evitare gravissimi problemi. Che già, non dimentichiamoci, il nostro rapporto debito/Pil ormai prolifera a dismisura, non abbiamo nessuna crescita e una produttività molto bassa. Insomma, abbiamo un urgente bisogno di riformare il mercato del lavoro e mettere in moto liberalizzazioni di varia natura, oltre a ridurre le imposte dirette che sono a un livello esasperato.



La Francia invece?

È un Paese che ha ancora un rapporto deficit/Pil inferiore al 100%, che ha un Prodotto interno lordo superiore al nostro e che ha sì una crescita bassa, ma non negativa. Ha dei parametri che sono migliori dei nostri e infatti ha ancora la doppia A sui mercati finanziari. La Francia ha caratteristiche che non la porterebbero a essere commissariata: non esiste proprio questa prospettiva, in quanto i rischi dell’economia francese non sono proprio paragonabili ai nostri.

Mentre noi…

L’Italia, ormai, è diventata la pecora nera dell’Euro. Per cui l’appoggio di Napolitano al presidente del Consiglio, come dicevo all’inizio, non ha proprio niente a che vedere con l’economia transalpina.



Come leggere dunque le parole del capo dello Stato?

Napolitano è un uomo di parte che tiene al suo partito e schieramento tradizionale: si è rende conto che Renzi è in una situazione drammatica. In più il premier vuole fare una riforma che il Presidente stesso negò a Berlusconi. Ricordiamoci infatti che un decreto legge presentato dall’allora governo azzurro conteneva degli arbitrati che andavano a modificare l’articolo 18. Napolitano rispedì al mittente quel testo, dicendo che non rispettava le norme costituzionali.

Adesso cos’è cambiato?

Nella sostanza nulla. Solo che prima a Palazzo Chigi c’era Berlusconi e adesso Renzi. Napolitano – ora che si parla addirittura di superamento dell’articolo 18 – si contraddice eccome, perché il suo partito non riesce a esser riformista. Le sue dichiarazioni le leggo come disperate parole pro Renzi, che peraltro si trova a combattere contro il suo stesso partito. Poi…

 

Prego.

Tornando alla questione della Francia, in materia di produttività sul lavoro – che tra l’altro è molto più alta che in Italia su base di ora lavorata – ci tengo a sottolineare che il loro problema, semmai, è quello di aumentare gli orari, visto che lavorano a orari ridotti. Ma per il resto la Francia è un Paese che ha i vantaggi agricoli di una Unione europea cucita su misura, anche in materia di politica estera. Alla peggio sarebbe la Francia che commissiona l’Ue, visto che Parigi controlla il Fondo monetario internazionale.

 

Chiudiamo con una battuta secca: le parole di Napolitano a Matteo Renzi cosa significano?

Il tentativo del vecchio compagno di salvare il giovane compagno.

 

(Fabio Franchini)