Il board della Bce si riunisce oggi e gli occhi degli analisti di tutto il mondo sono puntati sull’Eurotower nella speranza che prenda le decisioni necessarie per fare ripartire l’economia continentale. Tante le mosse per le quali potrebbe optare il governatore Mario Draghi. Da un lato modificare i tassi, dall’altra il quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli di Stato sul modello di quanto fatto dalla Fed. Ne abbiamo parlato con Luigi Campiglio, professore di Politica economica nell’Università Cattolica di Milano.



Professore, che cosa si aspetta da Draghi in questo atteso board della Bce?

L’attesa generale è quella di un quantitative easing, ma non credo che questo avverrà. In ogni caso il problema di Draghi oggi sarà quello di essere all’altezza della sua reputazione, cioè di dimostrare che se lo vuole è in grado di usare un bazooka. Quello che abbiamo sperimentato finora è che la politica monetaria europea non è riuscita a fare arrivare il credito dove è più necessario.



Quali risposte ha tentato la Bce per tentare di ovviare a questo problema?

La Bce ha puntato sul programma TLTRO, Targeted Longer Term Refinancing Operations. Credo che quella linea sarà confermata e sicuramente rafforzata. Ho l’impressione che tutti si attendano forme non convenzionali di politica monetaria in modo robusto, e tuttavia è difficile dire all’interno della Bce se gli equilibri siano tali da consentire una manovra di questo tipo.

Secondo lei quale sarebbe il migliore degli scenari possibili?

Da questo punto di vista ci sono tante possibilità. Tra i poteri della Bce potrebbe rientrare una qualche forma di acquisto di asset nazionali che possono garantire al sistema finanziario l’opportunità per finanziare le imprese. Fondamentalmente è questo che può fare la Bce. A Jackson Hole si era ventilata anche la possibilità, come ricordato dallo stesso Draghi, che si potesse mettere in campo un volume molto elevato di risorse per investimenti europei.



Attraverso quali strumenti?

La modalità di questo finanziamento può essere molteplice, anche se certamente la Bce dovrebbe avere un ruolo. Questa seconda chance è la più importante, perché se oggi iniziamo un programma vero di investimenti ci possiamo ragionevolmente attendere che per l’inizio dell’anno prossimo le cose migliorino. In questo senso la Banca Centrale potrebbe favorire gli investimenti.

Lei auspica un rialzo dei tassi?

Assolutamente no. Il dibattito economico è centrato sul fatto che i tassi reali compatibili con la piena occupazione sono diventati negativi. Aumentare i tassi, tenuto conto della situazione deflazionistica, è un modo per strangolare sul nascere le possibilità di ripresa.

 

Che cosa accadrebbe se la Bce decidesse invece di prendere altro tempo e non fare nulla?

Non voglio neppure pensare a un’ipotesi simile, perché la Bce potrà prendere decisioni parziali o non adeguate, ma che non faccia nulla sarebbe veramente pericoloso.

 

(Pietro Vernizzi)