Scende il prezzo del petrolio: bene! Costa meno girare in macchina, aumenta il potere d’acquisto; costa meno fare merci, va bene per chi le produce e chi le acquista. Scende il prezzo dell’euro: bene! Migliora la bilancia commerciale Ue, ancor di più la capacità competitiva delle imprese continentali.
Avanti tutta per la crescita con la deflazione allora? Macché, si fa in tutt’altro modo. L’atteso annuncio arriva dalla conferenza stampa del presidente della Bce, Mario Draghi, successiva al direttivo dell’Eurotower. La Banca centrale europea interviene per il rilancio dell’economia, con un massiccio programma di acquisto titoli per l’importo di 60 miliardi di euro ogni mese a partire da marzo. Il programma di Quantitative easing (allentamento quantitativo) consiste nell’aumento della quantità di moneta in circolazione tramite l’acquisto di titoli di Stato e altre obbligazioni. L’obbiettivo: contrastare i rischi di deflazione, riportando il tasso di inflazione verso il 2%, e agevolare il credito.
Il conforto, a Draghi, per cotanto fare si spreca: le misure della Bce daranno più certezze e più potere di acquisto permettendo anche ai cittadini di spendere di più. Per tutti dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan in una conferenza stampa a Davos. “Per un cittadino italiano cambia, che c’è più potere di acquisto e più certezza per il futuro. Quindi ci sono buone ragioni per aumentare la fiducia nel futuro e quindi l’invito a famiglie e imprese, che nel frattempo stanno aggiustando i loro bilanci, è quello che si può iniziare a spendere di più e le imprese a investire di più tenendo conto anche del calo delle tasse”. Con cotanto dire si intende dire: sostegno alla domanda per acquistare, far vendere e ri-produrre.
E qui c’è il bluff: si dice sostegno alla domanda, magari con il debito, si intende dire sostegno ai prezzi. Sì, perché se il sostegno alla domanda si ottiene già deflazionando, all’opposto il sostegno ai prezzi si tenta reflazionando. Giust’appunto si tenta; seppur lecito tentar di dar sostegno ai prezzi, il farlo si mostra inefficace e qui sbandano le politiche monetarie.
Quale sostegno avrà quella domanda, per fare la crescita, quando a regime i prezzi saranno aumentati suppergiù del 2%? Quale sostegno avranno le imprese per vendere da quei prezzi non spesi? E, ancor di più, perché gli abitanti del Vecchio continente, abbondantemente affrancati dal bisogno, dovrebbero trovare conveniente spendere a debito per dar sostegno ai prezzi?