Banchieri centrali e ministri delle finanze si sono ritrovati a Lima, in Perù, in occasione dell’assemblea annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale e non hanno potuto ignorare la minaccia rappresentata dalla fuga di capitali dai mercati emergenti. Mentre la Federal Reserve si prepara ad alzare i tassi d’interesse, le preoccupazioni sulle prospettive dei mercati emergenti trovano conferma nelle previsioni dell’Institute of International Finance, secondo cui i flussi di capitale verso i mercati emergenti si sono fortemente indeboliti negli ultimi mesi. Inoltre, i flussi netti di capitale straniero nel 2015 sono precipitati sotto i livelli del 2008, nel pieno della crisi finanziaria globale, scrive il think-tank di Washington sulla finanza globale.



Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, la settimana scorsa ha ricordato che i paesi emergenti si trovano ad affrontare il quinto anno consecutivo di rallentamento della crescita, mentre le previsioni mostrano solo una “modesta accelerazione attesa nel 2016”. Tra gli investitori, c’è però chi mantiene una view positiva sui mercati emergenti, soprattutto in un’ottica di investimento a lungo termine.



Saker Nusseibeh, chief executive officer di Hermes Investment Management, il principale gestore del fondo pensione BT e uno dei più grandi gestori istituzionali in UK, dice che i mercati emergenti sono comunque “attraenti”, indipendentemente dalle decisioni della Fed sui tassi d’interesse statunitensi. “Investo nei mercati emergenti da 28 anni,” dice, aggiungendo che “è stupido” essere “troppo entusiasti” sulle economie emergenti.

Per esempio, “pensare che la Cina possa crescere per sempre a un tasso dell’8, del 9 o del 10 per cento, non ha senso”, sottolinea Nusseibeh. Ed è altrettanto un non senso pensare che l’economia cinese non sia più importante per l’economia mondiale. “Se la Cina può ancora crescere a un tasso del 3 o del 4 per cento, questo è molto di più di quanto fanno molti altri posti nel mondo,” spiega. E lo stesso discorso vale per gli altri mercati emergenti: “È una crescita lenta, ma è ancora crescita”.



Per un investitore con un orizzonte di lungo termine “i mercati emergenti sono il posto dove andare,” dice Nusseibeh. La sua società, che gestisce oltre 29 miliardi di sterline di assets, ha fatto “più profitti di qualunque altro investendo in mercati emergenti nell’ultimo anno e mezzo,” e se i profitti ci sono stati è “perchè noi comprendiamo la natura di lungo-termine di questo investimento,” spiega Nusseibeh. 

La decisione della Fed di non alzare i tassi d’interesse statunitensi a settembre non lo ha sorpreso. “Sappiamo che i tassi d’interesse andranno su poco a poco”, dice, aggiungendo che il punto non è tanto quando i tassi cominceranno a salire, ma “per quanto tempo saliranno, quanti saranno i rialzi e quanto alti”. Sono queste le domande che si pongono gli investitori della City. L’inflazione, per ora, non è tale da spingere la banca centrale americana ad alzare i tassi d’interesse, tuttavia “l’economia negli Stati Uniti sta diventando più forte del resto del mondo”, nota Nusseibeh, e questo sarà un argomento valido per il presidente della Fed, Janet Yellen, al fine di cominciare lentamente ad alzare i tassi statunitensi.

Se questo avverrà, gli investitori punteranno l’attenzione sul mercato dei cambi e su quello che accade nel resto del mondo, cioè quale altra banca centrale seguirà l’esempio della Fed e alzerà i tassi d’interesse. Lo scenario più probabile nei prossimi mesi, secondo Nusseibeh, sarà quello di un’economia statunitense che continuerà a mostrare una certa forza, mentre in Europa bisognerà attendere e vedere cosa succede. La Banca centrale europea non può alzare i tassi d’interesse perchè l’economia in Europa è depressa, ma la mossa della Fed indubbiamente metterà pressione.

Per quanto riguarda le economie emergenti, i mercati finanziari cominceranno a mostrare dell’interesse, dice il numero uno di Hermes Investment Management, ma bisognerà fare i conti con il fatto che “il mondo andrà avanti con tassi d’interesse super bassi molto più a lungo di quanto la gente pensi”.

Se la Fed alzerà i tassi d’interesse, le azioni – e in particolare quelle statunitensi – saranno il posto dove investire denaro, suggerisce Nusseibeh. “Probabilmente comprare azioni e farlo negli Stati Uniti è la scommessa più sicura”, dice, aggiungendo che se i tassi d’interesse vanno su le asset classes obbligazionarie alternative o high yield, ad alto rendimento, diventano “meno attraenti”.

Il motivo per cui gli investitori hanno rivolto la loro attenzione a questo tipo d’investimenti è l’assenza di rendimento nelle obbligazioni tradizionali. Ma promettendo un alto rendimento queste obbligazioni hanno un alto livello di rischio. Inoltre, con i tassi d’interesse destinati a salire, questi asset soffriranno una correzione “quindi non ci metterei il mio denaro nel lungo periodo, ma tornerei alle azioni”, dice Nusseibeh. La scelta cadrebbe in particolare sulle azioni americane perchè “l’economia statunitense è forte e con un rialzo dei tassi il dollaro si rafforzerà, quindi avremo il doppio effetto di un guadagno sulla valuta e sulle azioni”.