Il vaccino per il veleno del serpente viene estratto da quello stesso veleno, pari pari quello della crisi può essere estratto dall’economia che l’ha generata. I fatti stanno pressappoco così: l’economia dei consumi succede per trasmutazione all’economia della produzione quando l’offerta supera la domanda. Quando insomma si vincola la crescita all’indifferibile esercizio del consumo si chiude un’epoca, si apre al nuovo: in tre tempi e un “e poi”.



Primo tempo. È il tempo della reflazione, del mercato sotto tutela. All’uopo vengono attrezzate agenzie, la pubblicità, il marketing per dare sostegno alla domanda; moda, vetrine scintillanti e altro ancora daranno sprone agli acquisti. Quando poi “tutto quel che serve per vivere” diviene merce, si dà corso a un aumento esponenziale dei consumi. La vita si acquista, quell’acquisto genera ricchezza; più spesa più ricchezza e un resto: l’affrancamento dal bisogno.



Il meccanismo economico, incorporando la funzione consumazione, potenzia la capacità produttiva del sistema; non verrà fatto altrettanto con le risorse di reddito necessarie a esercitare quella funzione.

Secondo tempo. Si aggiusta il tiro e accanto a quelle agenzie che sollecitano la domanda, spuntano come funghi quelle del credito che devono surrogare il reddito, reflazionare l’economia. Con un’offerta di denaro irrinunciabile ad acquirenti impenitenti viene generata ricchezza con il debito. Un ossimoro che prima illude il benessere, poi farà saltare i conti. I nodi vengono al pettine: l’offerta in eccesso dipenderà ancor più da una domanda di colpo renitente, la produzione dal consumo, il produttore dal consumatore.



Terzo tempo. La domanda comanda, i rapporti di forza tra gli operatori economici si rovesciano. Il mercato dovrà trovare un nuovo equilibrio, costruire regole nuove; ridefinire i ruoli degli attori del mercato, i compensi di ruolo, le gerarchie di ruolo, gli oneri e gli onori; pure revocare quelle tutele al mercato che non fa il prezzo di questi squilibri.

Giusto appunto quando quella funzione della consumazione, la domanda, si mostra unico bene scarso sul mercato potrà trovare ristoro, quel valore remunero, ancor più quando si intravvede il maggior valore generato dall’esercizio del consumare rispetto a quello del produrre. Una nuova allocazione del reddito dovrà retribuire quell’esercizio per riattivare il meccanismo dello scambio, dare sostegno alla crescita e ricostruire nuova ricchezza.

E poi, governo di quella domanda che perseguendo il tornaconto individuale genera crescita prospera per tutti. Domanda che contratta la quantità e qualità del prodotto: merci non sprecone di risorse naturali, pure ipo-energivore ed eco-compatibili che riducono costi e prezzi. Domanda che fornisce misura all’azione per l’oggi, domani e dopodomani al fin di poter continuare a intascare il dividendo di competenza. Domanda competente, appunto, che migliora la capacità di spesa, la redditività del reddito; fornisce credito al ruolo e dignità all’atto.

Giusto appunto una gagliarda competizione imbastita con l’offerta dentro il libero mercato liberato genera tornaconto e disciplina; vantaggi singolari e plurali, particolari e generali. Già, può accadere fin questo dentro i territori dell’economia: tracce di produttività sociale, proprio là dove etica e responsabilità non sembrano trovare albergo.