«Questa legge di stabilità è lievitata per una ragione più politica che economica. Renzi vuole attuare una manovra “post-ideologica” in grado di accontentare sinistra, centro e destra». Lo evidenzia Guido Gentili, editorialista ed ex direttore de Il Sole-24 Ore. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, l’ha definita una finanziaria “tecnicamente straordinaria”. Non ha caso il “perimetro” della Legge di stabilità ha già raggiunto i 30 miliardi di euro. Tra le nuove misure, l’innalzamento del limite all’utilizzo del contante, che sale da mille a 3mila euro. Renzi ha inoltre spiegato che “gli 80 euro rimangono anche l’anno prossimo, rimangono per sempre. Sono una misura acquisita”.



Gentili, in che senso questa sarebbe una “finanziaria tecnicamente straordinaria”?

La Legge di stabilità sta effettivamente lievitando, ma da questo punto di vista dobbiamo distinguere il piano politico da quello squisitamente economico. Renzi sta mettendo in piedi una manovra post-ideologica nella quale sia sinistra, sia destra, sia centro possano riconoscersi.



Quali sarebbero le misure “di destra” in questa finanziaria?

Per esempio, la decisione di alzare il tetto per la spesa in contanti da mille a 3mila euro e la promessa di un intervento per le partite Iva, che a suo tempo non erano state interessate dal bonus da 80 euro, ma anche la conferma che nel 2018 si interverrà sull’Irpef. Tutte misure che farebbero pensare a una Legge di stabilità berlusconiana.

Qual è il vero obiettivo di questa operazione?

Tutto questo in realtà fa pensare a uno sparigliamento politico. Ci sono provvedimenti a favore delle imprese, ma anche misure “di sinistra” come quelle contro la povertà e l’assegno per i minori. C’è un’attenzione ai temi ambientali, con il sostegno alle energie rinnovabili, nonché la proroga per un altro anno dei buoni edilizi e forme di sostegno all’agricoltura. A ciò si aggiunge il taglio delle tasse sulla casa.



Qual è il risultato di questo insieme di misure così eterogenee?

Imprese, cittadini e lavoratori autonomi sono presi in considerazione con interventi a larghissimo raggio. La novità fondamentale di questa Legge di stabilità è il fatto di essere molto lunga, sostanziosa e come dicevo post-ideologica. Da un punto di vista tattico e politico Renzi si rivela quindi molto abile. E lo considero un pregio perché rompe lo schema tra destra e sinistra.

Da un punto di vista economico invece, il fatto di superare i limiti ideologici del passato è un pregio o un difetto?

È giusto ragionare in termini di misure concrete, a prescindere dalle etichette prestabilite. In un Paese che è stato assediato per decenni dalle ideologie, questa novità è un fatto positivo. Del resto però non si può fare tutto, e quindi bisognerà scegliere. Se non ci si riuscirà, si rischia di disperdere le energie finanziarie in interventi meno mirati.

 

È possibile attuare tutte le misure presenti in finanziaria?

Se si potesse fare tutto sarebbe l’ideale. Chiunque in linea di principio è d’accordo sul fatto di abolire le tasse sulla prima casa o l’Imu sugli imbullonati, come pure su interventi in favore dei minori o contro la povertà. Una maggiore selezione produrrebbe effetti più profondi nelle aree circoscritte in cui si decide di intervenire. Resta il fatto che stiamo parlando di una manovra da 30 miliardi di euro.

 

Renzi dove troverà i soldi per tutti questi interventi?

Questo è un capitolo ancora tutto da scrivere: vedremo quale tipo di coperture finanziarie verrà fuori. Lo stesso negoziato con la Commissione Ue non sarà facilissimo, perché l’Italia si presenterà con una Legge di stabilità in deficit. Dovremo vedere fino a che punto la flessibilità concessa dall’Europa si estenderà anche a quello 0,2% che il nostro governo considera un dato acquisito a titolo di emergenza immigrazione. Su questo abbiamo una sola certezza: la Commissione Ue tratterà duramente. Abbiamo inoltre visto in questi giorni i rilievi mossi da Bruxelles alla Legge di stabilità della Spagna. Tutto ciò anticipa il profilo di un negoziato difficile.

 

(Pietro Vernizzi)