«Siamo in una fase in cui lo scenario di ripresa prospettato nell’aggiornamento al Def si sta rafforzando. I provvedimenti contenuti nella legge di stabilità consentono di mettere in pentola tutti gli ingredienti per fare sì che quei dati non rimangano una pia illusione». Lo afferma il professor Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison. Ieri il consiglio dei ministri ha approvato la manovra per il 2016. “Si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia – ha commentato il premier -. Il nostro destino non è a Bruxelles, a New York, a Pechino, bensì è nelle nostre mani”.
Professore, per un consumatore qual è la principale novità contenuta in questa legge di stabilità?
Sicuramente l’intervento sulle tasse sulla prima casa, che ha come obiettivo il ripristino della fiducia da parte dei consumatori. In un Paese dove l’80% delle persone ha una casa di proprietà, è importante dare un segnale che è in qualche modo superato il periodo buio della crisi finanziaria, che aveva portato allo sviluppo di una iper-tassazione della casa. Quello dell’edilizia immobiliare tra l’altro è l’ultimo settore a non essersi ancora ripreso. Quindi è un’ulteriore spinta a una parte dell’economia nella direzione di una possibile ripresa.
E per un’impresa qual è la misura più significativa?
E’ l’occasione di investire in tecnologie e macchinari attraverso il super-ammortamento. Il provvedimento arriva ad affiancare una legge Sabatini che aveva già fornito una bella spinta in termini di stimolo alle imprese. Adesso non solo le condizioni di finanziamento dell’investimento sono agevolate, ma c’è addirittura un ritorno fiscale che stimola l’investimento. In questo caso si tratta di un provvedimento una tantum che va a stimolare, proprio nel momento della ripresa, la qualità dell’investimento.
Questa legge di stabilità quanta crescita può portare all’Italia?
Come documentano anche i dati Eurostat sulla produzione industriale, a luglio e agosto l’Italia è cresciuta dello 0,3%. Siamo quindi in un momento in cui questi provvedimenti forniscono solide basi allo scenario programmatico dell’aggiornamento del Def. Si stanno mettendo in pentola tutti gli ingredienti per fare sì che quei dati non rimangano una pia illusione, come è avvenuto in Francia e in Spagna, ma che si concretizzino in un successo. Le stesse previsioni per il Pil dell’Italia nel 2015 sono state alzate dallo 0,7% allo 0,9%.
In quale scenario si inserisce questa manovra?
Lo scenario che abbiamo di fronte è caratterizzato da una grande frenata dell’economia, che mette a maggior ragione in risalto la crescita dell’Italia. Tra i Paesi dell’Eurozona quello italiano è il dato di crescita più alto. La Spagna ha fatto solo +0,2%, la Germania +0,1%, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Irlanda sono invece in negativo.
La spending review intanto è stata abbassata a 5 miliardi. Non è un po’ poco?
Si è scelto di intervenire su aspetti di migliore coordinamento della spesa. Anche per quanto riguarda la sanità si insiste sul fatto che si tratta di spendere meglio, anziché ridurre l’entità della spesa in una fase di ripresa. La priorità è ottenere maggiori spazi di manovra da parte dell’Ue, come quelli che riguardano la percentuale di flessibilità sull’immigrazione.
Come si spiega questa scelta del governo?
Si spiega con il fatto che ha più senso fare la spending review quando la ripresa è consolidata, anziché nella fase in cui è agli inizi. Un eccesso di tagli di spesa, ancorché motivati razionalmente, possono poi generare una caduta di crescita. E’ un mix abbastanza saggio, con una certa consapevolezza di poter illustrare all’Ue i contorni di una finanziaria credibile. L’obiettivo è rafforzare quei margini di flessibilità che non sono dei grossi regali al nostro Paese, quanto piuttosto delle piccole dilazioni sui tempi forzati del Fiscal Compact.
(Pietro Vernizzi)