“Lo scenario 2016 per l’Italia non è’ negativo, anche se non mancano incognite: a cominciare dall’evoluzione della crisi dei paesi emergenti”. Lorenzo Codogno, fino a pochi mesi fa capo-economista del Tesoro italiano, ha ribadito le sue previsioni sulla crescita italiana alla prima convention di Sheltia, nuovo broker assicurativo indipendente promosso da Alberto Maturi.
Un 2015 a +0,9% per il Pil italiano, un 2016 a +1,6%: queste le stime della LC Macro Advisors, la società di consulenza appena fondata da Codogno, che insegna ora alla London School of Economics. “Lo sviluppo del 2016 potrebbe essere migliore – ha detto – se la sofferenza corrente delle economie emergenti dovesse stabilizzarsi e rientrare. L’Italia d’altronde non è molto esposta su mercati come Sudafrica o Brasile”.
L’Azienda-Italia ha dato segni di ripresa in ritardo rispetto ad altri paesi dell’area-euro, ma può ora beneficiare di alcuni drive importanti. Primo: il basso prezzo delle materie prime, soprattutto energetiche. Secondo: le politiche monetarie espansive avviate dalla Bce e in possibile prosieguo: utili sia al credito che al livello dell’euro (secondo Codogno una decisione potrebbe arrivare entro la fine dell’anno, ma non è escluso che Mario Draghi ne accenni già oggi dopo la riunione mensile del consiglio Bce). La manovra finanziaria messa in cantiere dal governo – ha notato Codogno – è marcatamente espansiva, seguendo peraltro anni di austerity imposta all’Italia da mercati e partner europei (“con inevitabili effetti prociclici”, ha sottolineato l’economista).
Segnali decisamente interessanti vengono comunque dai consumi: gli ultimi – statisticamente – a risvegliarsi dopo una recessione e ora invece già in movimento. “Bisogna riconoscere che gli sforzi del governo sul terreno delle riforme stanno già sortendo effetti: l’occupazione sta già risalendo più del Pil e il reddito disponibile delle famiglie traina i consumi, mentre gli investimenti rimangono per ora piatti”. Le premesse per un 2016 “di svolta” – dice Codogno – ci sono però tutte. Perché le imprese ripartano con gli investimenti – che potranno accelerare il calo della disoccupazione – è necessario tuttavia che i canali del credito siano ben oliati. Il Qe della Bce sta molto aiutando le banche italiane a rispondere adeguatamente a una crescente domanda di finanziamenti da parte delle imprese: potranno però pesare le ricadute attese dall’inasprimento dei coefficienti patrimoniali di vigilanza e soprattutto i problemi di avvio della “bad bank” che dovrebbe liberare i bilanci delle banche italiane di 200 miliardi di crediti in sofferenza.
Tutto questo naturalmente, ben dentro gli scenari globali. Tre Codogno-flash. Sull’Unione europea: il rischio vero è il referendum “Brexit” a Londra; il pericolo deflazione sembra per ora saldamente nelle mani di Draghi. Sugli Usa: l’impatto-emergenti renderà meno spiccato il ritmo della crescita. Sulla Cina: “È probabile che un brusco aggiustamento economico-finanziario avverrà in un arco di tempo variabile fra i cinque e i dieci anni, non sembra comunque quello di cui abbiamo registrato segnali in estate”.