“Risparmio è ripresa per una nuova Europa”: non solo uno slogan per la 91esima Giornata del Risparmio, celebrata oggi a Roma. L’ospite di sempre – l’Acri delle Fondazioni e delle Casse di risparmio ancora attive – non ha rinunciato a rivitalizzare la forte valenza politico-sociale della più “orizzontale” e storica fra le dimensioni della finanza nel Vecchio Continente. Lo ha fatto il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, introducendo – ieri al Palazzo della Cancelleria di Roma – il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.



“Nei periodi di difficoltà – ha osservato Guzzetti – è buona norma non modificare le decisioni assunte nei periodi di serenità. Non possiamo certo dire che nei difficili anni appena trascorsi si sia riusciti a seguire questa saggia linea di comportamento. L’insoddisfacente gestione del problema dell’immigrazione di cui siamo stati testimoni è uno degli esempi di come in Europa l’acuirsi delle difficoltà sia a volte diventata per alcuni paesi del Vecchio Continente giustificazione per derogare a principi che solo fino a qualche tempo fa si riteneva fossero permanentemente condivisi da tutti”. È così che la marcia (già piuttosto lenta) verso l’Unione politica sembra, dunque, rallentare: “Si rafforza (speriamo solo temporaneamente) chi vuole fermarla alla dimensione intergovernativa; perde invece alleati chi crede nel più ambizioso progetto federale”.



Quando dunque la ripresa macroeconomica non sembra più un miraggio (Visco ha semi-ufficializzato la stima di un Pil 2015 a +1%), per Guzzetti ridiventa subito cruciale l’emergenza socio-politica. Quella alla base dei sistemi-Paese (la preoccupazione operativa per l'”infanzia negata” è stata il leit-motiv strategico dell’intervento del presidente dell’Acri), ma questo anche nell’architettura di governo dell’Unione europea. “Per parte mia credo che se l’Unione europea non si rafforza e se le regole del gioco al suo interno non vengono armonizzate – ha avvertito Guzzetti – l’economia del Continente rischia di crescere solo in maniera debole e incerta. Condividere sempre più le politiche economiche, finanziarie e di bilancio, nonché le regole che ne definiscono il quadro normativo, insieme a una maggior coesione e solidarietà di fondo, è condizione inderogabile perché i paesi abbiano valide prospettive di sviluppo e i cittadini possano contare sulla salvaguardia del valore dei loro risparmi”.



Nella definizione di una più efficace regolazione del circuito bancario in un momento di massima difficoltà ci si è attenuti alla buona norma di non cambiare. La scelta, dunque, non è stata tornare indietro, ma, al contrario, si è compiuto un deciso balzo in avanti. “Nel giugno 2012, nel pieno cioè della crisi del debito sovrano – ha notato ancora Guzzetti -, la volontà di costruire un’Unione bancaria europea è divenuta un impegno concreto. E solo sei mesi dopo, grazie a un forte mandato politico, il progetto è approdato alla fase realizzativa, avendo come filo conduttore il trasferimento di importanti aspetti di sovranità nazionale a un’istituzione (la Banca centrale europea) impegnata a operare con una visione effettivamente continentale”.

Il sistema unico di vigilanza europeo, il primo dei tre pilastri dell’Unione bancaria, è divenuto pienamente operativo nel novembre scorso. In gennaio diventerà operativo il secondo pilastro, quello cui fare riferimento nel caso di forte difficoltà di un’istituzione creditizia. “Il terzo pilastro dell’Unione bancaria è quello che disciplina i sistemi di garanzia dei depositanti”, ha rammentato l leader degli enti che sono grandi azionisti di numerose banche italiane. “In questo caso la direttiva che si è riusciti a concordare si ferma all’armonizzazione dei sistemi nazionali di garanzia. È certamente un risultato inferiore a quello di costituire un fondo comune di tutela, ma quest’obiettivo non è stato abbandonato e ci auguriamo possa essere raggiunto in un futuro non lontano”.

I depositi bancari di imprese e famiglie ammontano nell’eurozona a oltre 11mila miliardi di euro; la quota italiana supera i 1.500 miliardi. Ogni contratto di deposito contiene gli sforzi del passato, la tranquillità del presente, la premessa per progetti futuri. Mettere a punto un’efficace normativa a loro difesa è un impegno con i cittadini europei che non può essere disatteso.

Nel complesso, i risultati fin qui raggiunti sono positivi. Ma, secondo Guzzetti, “non sono purtroppo molti gli ambiti nei quali si intravede un’analoga evoluzione verso la dimensione federale: non è questo, ad esempio, il caso dell’architettura fiscale, né quello delle politiche di bilancio, che è lo strumento decisivo per condizionare il segno complessivo del ciclo economico a livello continentale, né tantomeno quello del welfare. La politica monetaria può solo temporaneamente attenuare ma non annullare le negative conseguenze derivanti dalla paralizzante e quasi completa indisponibilità di altri strumenti di politica economica a livello europeo. Impegnarsi per la definizione di ulteriori momenti di piena condivisione contribuirà in modo determinante alla realizzazione del complessivo progetto comunitario”.