Alcune dichiarazioni di Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle Entrate, hanno sollevato un caso politico. La Orlandi ha preso posizione contro l’innalzamento al tetto del contante da mille a tremila euro deciso con la legge di stabilità, sottolineando che favorirebbe l’evasione fiscale. Riferendosi inoltre a una sentenza della Corte costituzionale che aveva degradato 800 funzionari, ha affermato che l’Agenzia delle Entrate rischia di morire. Parole che hanno fatto infuriare Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e segretario di Scelta civica, il quale ha chiesto pubblicamente le dimissioni della Orlandi. A prendere le difese di quest’ultima è stato non solo lo stesso ministero dell’Economia, con una nota ufficiale, ma anche esponenti di sinistra come Roberto Speranza, Pippo Civati e Stefano Fassina. Lo stesso ministro alla Cultura, Dario Franceschini, ha preso posizione contro l’innalzamento del tetto al contante. Ne abbiamo parlato con il professor Francesco Forte, che in quanto ministro delle Finanze è stato in prima linea nella lotta all’evasione fiscale.
Professore, lei sta con Zanetti o con la Orlandi?
Ci sono due istituti importantissimi che un governo non deve mai avere come nemici: l’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza. Non condivido affatto il modo di operare di Zanetti. La Orlandi può anche avere sbagliato, comunque in buonafede, ma è un bravo funzionario e soprattutto è essenziale lasciarle la libertà di parola. È quindi un errore chiedere le sue dimissioni solo perché ha detto una cosa con la quale non si è d’accordo.
Ma è vero o no che innalzare il tetto al contante favorisce l’evasione fiscale?
No, la possibilità di evadere non è legata alla soglia del contante. Le banche sono obbligate dalla legge a trasmettere all’autorità anti-riciclaggio i prelievi di entità sospetta, facendo così partire i controlli. Se si usano gli strumenti telematici appropriati, non c’è bisogno della soglia del contante che è una grande assurdità inventata da Milena Gabanelli.
Quali sono stati gli effetti economici della soglia del contante a mille euro?
In questo modo si sono avuti solo effetti negativi sul credito bancario, perché si è ridotta la quantità di soldi portata in banca, la velocità di circolazione della moneta e quindi il credito. In un periodo di deflazione il tetto al contante è un’operazione assurda, perché si dovrebbe fare di tutto per aumentare la circolazione. Per non parlare del fatto che la soglia a mille euro dà la sensazione di una crisi fiscale e finanziaria.
In che senso?
I Paesi che restringono l’uso del contante spesso non lo fanno per l’evasione fiscale, bensì per tenere i soldi nelle banche. In Germania, per esempio, si può prelevare quanto si vuole. Per un investitore estero il limite del contante a mille euro dà l’impressione che l’Italia abbia paura che si ritirino i depositi bancari.
Ritiene che la polemica di Zanetti abbia anche un significato politico?
Indubbiamente. Dal punto di vista politico Scelta Civica si è stancata di farsi appiattire e distruggere da Renzi. Cerca quindi di emergere, e la polemica di Zanetti contro la Orlandi è un modo per dire che il suo partito conta qualcosa. Si tratta quindi di un elemento di disunione della compagine politica che deriva dal fatto che quella di Renzi è una struttura di vertice che non è stata eletta ed è riuscita a impadronirsi del partito in modo predatorio.
Con quali conseguenze per la tenuta della maggioranza?
Questa è una maggioranza politicamente fragile, perché manca quell’arte del governo che possono imprimere solo i veri leader. La componente che manca è inoltre quella dell’ideologia, e la conseguenza è questa frammentazione tra “boiardi”, cioè tra piccoli interessi di bottega.
Perché la sinistra Pd è intervenuta in una polemica “di bottega” tra boiardi?
In questa vicenda abbiamo da un lato un muro sindacale sulla questione degli 800 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate che hanno fatto ricorso. A ciò si aggiunge l’incapacità di Zanetti di capire che bisogna avere buone relazioni con funzionari come la Orlandi. Ma soprattutto, Padoan è storicamente un uomo di D’Alema e quindi si colloca più a sinistra non solo di Scelta civica ma anche di Renzi. La sinistra dem si schiera con Padoan perché è una figura dell’ala tradizionale del Pd. Lo stesso Padoan difende la Orlandi perché, siccome il ministro non è un grande esperto tributario, è terrorizzato dall’idea di doverci mettere le mani personalmente.
(Pietro Vernizzi)