Nella Legge di stabilità 2016 ci sarà anche una riduzione dell’Ires, la tassa sulle imprese. Lo ha annunciato Matteo Renzi, spiegando che il provvedimento non riguarderà solamente le aziende del Mezzogiorno. Ancora non si conosce l’entità di questo taglio, mentre si sa che l’importo del canone Rai diminuirà a 100 euro, ma il pagamento sarà collegato alla bolletta di fornitura elettrica, così da evitare l’evasione di questa imposta. Queste le novità in materia fiscale su cui sta lavorando il Governo. Novità che abbiamo commentato con Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma.



Professore, il piano di riduzione delle tasse del Governo si va definendo sempre di più.

Finora siamo stati aiutati da una politica monetaria espansiva, il Quantitative easing della Bce, che deve però essere affiancata da provvedimenti fiscali per evitare che la liquidità resti confinata al settore finanziario. Ridurre le tasse è quindi un bene, il problema è scegliere su quale imposta intervenire prioritariamente. Il Governo ha deciso di partire da quella sulla prima casa, ma un intervento sulla povertà sarebbe più utile.



Cosa intende dire?

Facendo un intervento “erga omnes” sulla casa si dà uno sgravio fiscale indistintamente a tutti i redditi: quindi è poco progressivo. Ritengo sarebbe meglio irrobustire le misure contro la povertà, introducendo una forma di reddito minimo, come il reddito d’inclusione sociale proposto da Caritas e Acli. 

È qualcosa di diverso dal reddito di cittadinanza?

Si tratta di un sostegno che stimola le persone alla ricerca di un’occupazione e che si perde, per esempio, nel momento in cui che non si accettano proposte di lavoro. Rappresenta in ogni caso una garanzia importante di coesione sociale e uno strumento di sostegno ai consumi. Il costo annuo stimato è di circa 6 miliardi, ma i benefici potrebbero essere superiori. E non è nulla di rivoluzionario: misure analoghe ci sono in tutti i paesi d’Europa, tranne che in Italia e in Grecia. 



Renzi ha annunciato un taglio dell’Ires già dal 2016. Cosa ne pensa?

In questi anni di crisi abbiamo assistito a un crollo degli investimenti delle imprese, con gravi danni sull’aggiornamento tecnologico del tessuto produttivo. Il taglio fiscale è quindi importante, ma credo che sarebbe più efficace se mirato alla ripresa degli investimenti. Se ridurre le tasse serve semplicemente alle imprese per trasferire utili all’estero, allora non c’è alcun vero beneficio per l’economia. 

Un’altra novità riguarda il canone Rai: costerà meno, ma si pagherà con la bolletta elettrica.

Per certi versi è un po’ una “furbata”, perché a questo punto verrebbe ancora di più ridotta la libertà di scelta: se un cittadino non possiede il televisore dovrebbe pagare comunque. Ritengo in ogni caso importante che ci sia un’informazione pubblica, che ha un ruolo fondamentale e democratico in un contesto in cui crescono i grandi gruppi privati di informazione.

Il ministro Guidi ha confermato che la spending review ammonterà a 10 miliardi. Questo vuol dire che il grosso dei tagli fiscali in Legge di stabilità sarà finanziato in deficit. Non è pericoloso?

La ripresa è come una macchina: se gli si dà troppo gas si ingolfa, se gliene si dà poco il motore si spegne. Il gas è quel minimo di deficit o di sostegno di spesa che serve a far camminare la ripresa. Trovo del tutto ragionevole che il Governo scelga una via intermedia: non sforare il 3% del deficit/Pil, né aderire in toto al Fiscal compact che è troppo recessivo, allentando contemporaneamente il rientro verso il pareggio strutturale di bilancio per poter dare un po’ più di gas al motore di questa ripresa, che è debole.

 

Dunque non sono da ascoltare i richiami dell’Europa, che per bocca del commissario Moscovici chiede di compensare la riduzione delle tasse con tagli di spesa…

Io sono d’accordo col Governo, perché l’Europa ha un visione troppo recessiva. Il nostro esecutivo ha scelto saggiamente una via di mezzo con cui è possibile tenere insieme due obiettivi: tenere sotto controllo il debito e dare un po’ di gas alla ripresa. Inoltre si riesce a trasmettere il messaggio che progressivamente le tasse saranno ridotte.

 

L’Europa ha anche detto che in Italia sarebbe meglio ridurre prioritariamente le tasse sul lavoro, non quelle sulla casa.

Il Governo guarda molto anche al consenso elettorale e da questo punto di vista l’abolizione della Tasi è percepita in misura superiore dagli italiani rispetto a un “premio” alle imprese. Ridurre le tasse sulla casa può portare in ogni caso a un aumento dei consumi e quindi a un sostegno dell’economia. Forse si poteva fare un’operazione più progressiva, per esempio con la deduzione delle spese per i mutui. Questo potrebbe avere effetti maggiori, perché la propensione al consumo è più alta nei ceti con redditi più bassi. 

 

(Lorenzo Torrisi)

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