La crisi? Io, tu, noi, voi, tutti clienti. Clienti di tutto. Tutto si è fatto merce, tutto business: tutto deve essere consumato. Proprio a questo tutto non siamo più in grado di corrispondere. Ci abbiamo provato. Oh, se ci abbiamo provato. Abbiamo messo in gioco le nostre risorse: prima i redditi, poi i risparmi, infine il debito su cui il credito a fatto sboom. Sta qui la crisi: non siamo più in grado di sostenere questa domanda di tutto.



Le Istituzioni, tutte, di ogni ordine e grado, per tutta risposta confezionano tutto: sussidi, bonus, ricette congiunturali per dare sostegno alle famiglie, per sostenere i consumi, che possano sostenere le imprese, che sostengono l’occupazione e tutti felici e contenti. Già, così però la domanda resta sovralimentata e le risposte solo congiunturali. Congiunturali appunto, con il fiato corto.



C’è bisogno d’altro. Un nuovo equilibrio di sistema si scorge. Tre mosse: scacco matto! La prima, una provocazione ma non troppo: riduzione della domanda. Mettiamola così: restituire alla collettività le risorse indebitamente rese merci. Due per tutte: l’acqua e la sosta automobilistica; una parte insomma di quelle cose che necessitano per tirare a campare. Verrebbe ridimensionata la domanda complessiva. Con i risparmi ottenuti si può rifocillare il reddito per consumare la domanda restante e generare ricchezza.

Altra provocazione: ampliamento della domanda mediante l’ampliamento dell’offerta, la nostra. Pure qui due esempi per tutti: attenzione e tempo sono nella disponibilità dei consumatori, sono risorse scarse, merci sofisticatissime, immateriali ed ecocompatibili, cedute a titolo gratuito o quasi.



C’è chi sul mercato dell’informazione, della pubblicità, dell’intrattenimento possa fare a meno della nostra attenzione? C’è chi tra i venditori non abbia bisogno del nostro tempo, al fin di rendere acquistabile l’acquistabile? Queste nostre risorse vanno messe a reddito!

Dulcis in fundo, restituire dignità all’esercizio di consumo, non sussidi alle famiglie. Questo il precetto: riduzione dell’Iva sui prodotti acquistati e la tassa sullo smaltimento del consumato. Un modo per fornire risorse “premio” a quegli individui che hanno mostrato una maggiore propensione al consumo; proprio quelli dei redditi insufficienti.

Perché signori, è inverecondo chiedere di consumare per produrre ricchezza fino allo sfinimento economico e veder tassare questo esercizio di lavoro. Sissignori, ci sarà un costo da sostenere, non un cent in più di quello previsto dalle politiche dell’obolo, e vieppiù benefici: dignità, riscatto, orgoglio e, ve lo giuro, continuità d’esercizio.