“Anziché abolire la tassa sulla prima casa al 5-10% dei contribuenti più ricchi, introduciamo il reddito di cittadinanza per le fasce più povere della popolazione”. E’ la proposta di Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma ed editorialista di Avvenire. Lunedì la commissione Bilancio del Senato ha iniziato l’esame dei 3.563 emendamenti alla legge di stabilità presentate da tutti i partiti. Federica Chiavaroli, senatrice di Area Popolare e relatrice della manovra, riferendosi alle proposte di modifica ha sottolineato: “L’opposizione ne ha presentate un mare. Segnali quelle di interesse in modo che il lavoro in commissione sia fruttuoso, altrimenti danno modo al governo di fare ciò che vuole”.
Professore, come valuta nel complesso questa legge di stabilità?
Sono d’accordo sull’orientamento generale, e in particolare sul fatto di derogare in parte al Fiscal Compact attuando una manovra espansiva. Condivido in pieno l’1% in più di rapporto deficit/Pil che l’Italia ha chiesto all’Europa e che servirà per fare ripartire il Paese. Ho però alcune obiezioni su vari punti specifici.
Su 3.563 emendamenti presentati dai vari partiti, lei quali attuerebbe?
Nella legge di stabilità è stanziata una decina di miliardi di sussidi per le fonti energetiche fossili, e ritengo che questa voce vada eliminata. E’ un tema di cui giovedì si parlerà in Senato nel corso del convegno sull’iniziativa #menoinquinomenopago dedicato alla sensibilizzazione sugli incentivi anti-ecologici. A promuovere il dibattito sono radicali e Legambiente, e parteciperanno esponenti di tutti i partiti, da Pd a M5S e Forza Italia.
Tra le diverse voci in entrata della manovra, quale vorrebbe modificare?
Non condivido la scelta di affidarsi a un’entrata aleatoria di 1 miliardo di euro proveniente dall’aumento delle tasse sull’azzardo. Dobbiamo contrastare il gioco d’azzardo perché è una patologia. E’ necessario che su questo il governo approvi la proposta della società civile e di numerosi parlamentari, che chiedono di proibire la pubblicità in materia.
Quali emendamenti attuerebbe sul fronte della tassazione?
Auspico innanzitutto una maggiore progressività nella riduzione delle imposte, intervenendo sui fattori produttivi anziché sulle case. Dobbiamo inoltre creare uno spazio per introdurre un reddito minimo di cittadinanza.
Per quale motivo ritiene che ciò rappresenti una priorità?
La nostra economia si fonda sulla diversificazione del rischio finanziario, mentre stiamo facendo troppo poco per ridurre i rischi legati al fattore lavoro, per sempio nei confronti della disoccupazione. In un mondo caratterizzato da flessibilità, volatilità e contrazione dei posti di lavoro, tutti i Paesi europei compresi Spagna e Grecia hanno un reddito minimo di cittadinanza. Anche l’Italia deve muoversi rapidamente in questa direzione.
Ci sarebbero le coperture per il reddito di cittadinanza?
Nella proposta di Boeri, il reddito minimo si otterrebbe attraverso una redistribuzione con dei tagli sulle pensioni molto alte, mentre le altre proposte sarebbero più costose. Quella della sinistra Pd costerebbe 7 miliardi di euro in tre anni, quella dell’M5S invece 14,9 miliardi l’anno. Bisognerebbe quindi ragionare un attimo sul modo di arrivarci. Deve essere però un obiettivo del governo, anche per sostenere i consumi e per avere una maggiore coesione sociale.
Lei in concreto come applicherebbe il reddito di cittadinanza?
Teniamo conto del fatto che in Italia esiste un sussidio di disoccupazione, e che quindi il reddito di cittadinanza sarebbe una misura in più che attua anche una forma di redistribuzione pensionistica. Va quindi a coprire in parte quelli che non sono disoccupati. Dobbiamo andare verso un meccanismo universale che valga non solo per chi è nell’età da lavoro, ma anche per le persone in pensione che sono però al di sotto della soglia di povertà. Una soglia che in Italia è pari a 870 euro al mese, ma che se prendiamo il single che vive nelle aree metropolitane è un po’ più bassa.
Lei prima parlava di un taglio delle tasse da introdurre in modo più progressivo. In pratica come lo farebbe?
Eviterei di esentare dalla tassa sulla prima casa il 5-10% dei più ricchi, mentre si potrebbe consentire di detrarre fiscalmente le spese per i mutui. In questo modo l’aliquota risulterebbe molto più progressiva.
Che cosa ne pensa dello scontro tra governo e Regioni sui tagli alla sanità?
Nella sostanza c’è un bene molto prezioso, la sanità, che va salvaguardato. Non dimentichiamo che oggi per qualunque ultrasessantenne la spesa sanitaria può volere dire anni di vita in più. La possibilità di fare analisi aggiuntive spesso fa la differenza tra sopravvivere o meno. E’ un tema molto delicato rispetto a cui va fatta una valutazione d’impatto che guardi non solo all’andamento del Pil, ma anche a benessere e aspettativa di vita delle persone.
(Pietro Vernizzi)