Quale impatto avrà la strage di Parigi sull’economia europea? La preoccupazione immediata riguarda il rischio di una crisi di incertezza che interrompa il ritorno all’ottimismo, fattore chiave per la ripresa. I governi ne sono consapevoli e stanno, sia a livello europeo sia nell’occasione del G20 di Antalya, comunicando compattezza nella difesa della sicurezza per ripristinare la fiducia. Più sostanzialmente, stanno collaborando come non mai per prevenire altre azioni terroristiche, sapendo che se ci fosse una sequenza di queste la conseguente destabilizzazione sarebbe difficilmente gestibile.



Le stime correnti sulle capacità offensive del Califfato mostrano una sua certa capacità di insediare gruppi di fuoco sul territorio europeo, ma non a livello tale da poter attuare colpi multipli a grande impatto che superino sistematicamente le difese del controterrorismo. In sintesi, la probabilità di conseguenze economiche gravi nel breve termine a seguito degli eventi di Parigi appare bassa.



Tuttavia, la scala di questi e la minaccia di attaccare Roma e Londra lascia un livello di incertezza latente elevato che potrebbe dimostrarsi erosivo. Anche per tale motivo Hollande ha usato le parole “siamo in guerra” per indicare che questa volta il problema sarà risolto all’origine. Da un lato, Hollande non poteva fare altro per tentare di ripristinare la fiducia dopo la devastante spettacolarità del colpo subito, come per altro fecero Bush dopo l’11 settembre 2001 e Roosevelt dopo Pearl Harbour nel dicembre 1941. Dall’altro, questa dichiarazione accende la valutazione dell’impatto di un’azione bellica contro il Califfato.



Tale scenario è molto complicato. I confini del Califfato vanno dal “Siraq” alle zone controllate da jihadisti affiliati nel Caucaso, Sinai, Libia, Nigeria (Boko Haram), Somalia (Shabab) e nel resto dell’Africa settentrionale. La bonifica di queste aree richiede una coalizione militare ampia, azioni di grande scala e presidio duraturo dei territori con costi altissimi e rischi di dissensi in Occidente.

La bonifica è necessaria e il vantaggio economico per tutti della stabilizzazione futura del Mediterraneo e dintorni sarebbe superiore ai costi. Ma un’azione così vasta ha problemi di fattibilità.

Pertanto è probabile che i governi cerchino una formula più selettiva, distribuendo a quelli islamici la responsabilità principale del controllo delle aree a loro vicine. Tale formula sarebbe economicamente e politicamente più sostenibile, ma implica comportamenti convergenti nel mondo islamico finora mai osservati, questo il punto critico dello scenario.

 

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