Nei giorni scorsi si sono ritrovate – in via Luigi Sturzo a Milano – alcune persone che circa venti anni fa nello stesso luogo, sede di Alleanza Assicurazioni, avevano avviato il rinnovamento delle cosiddette “gestioni separate”’, regalando alle stesse altri venti anni di vita, Avevano seguito la via tracciata da Alfonso Desiata, che aveva introdotto le polizze con partecipazione agli utili sul mercato italiano negli anni ’70 dello scorso secolo. L’incontro in viale Sturzo non ha avuto tuttavia alcun intento di rimpatriata, essendo invece un impegnativo appuntamento di professione e impresa, che ha guardato al futuro. Si è trattato della prima convention annuale di Sheltia: una nuova rete di collocamento di prodotti assicurativi, creata per iniziativa di Alberto Maria Maturi. Alla giornata seminariale hanno dato il loro contributo amichevole, fra altri, chi qui scrive (e allega di seguito una propria sintesi); Lorenzo Codogno, già capo-economista del ministero dell’Economia e delle Finanze, e il professor Franco Moriconi, economista dell’Università di Perugia e a lungo collaboratore scientifico di Desiata.
Pubblichiamo di seguito alcuni appunti dalla giornata.
Lo scenario delle economie europee resta difficoltoso, insoddisfacente, ma comunque non privo di elementi prospettici positivi: anche l’Azienda-Italia gode del potenziale di sorprendere, naturalmente in assenza di shock esterni.
La fase di transizione oggi attraversata dall’economia cinese è un fatto, ma i commenti giornalistici sono parsi troppo accesi e preoccupati. Reale appare il rischio “Brexit” (uscita del Regno Unito dalla Ue), non facilmente quantificabile per l’impatto previsto sui mercati.
Al di là dell’ultima comunicazione della Fed (più definita nel mettere in agenda un rialzo dei tassi Usa a dicembre – il percorso seguito negli ultimi mesi dalla banca centrale americana ha reintrodotto livelli di incertezza ai quali i mercati avevano un po’ perso l’abitudine. A cominciare dalla dipendenza delle decisioni da un ventaglio ampio di dati macro.
La più stretta regolamentazione sull’uso del capitale di rischio da parte degli operatori bancari, mostra effetti visibili sullo spessore del mercato secondario: non solo dei titoli di debito emessi da aziende private, ma anche sui titoli obbligazionari di stato meno liquidi o anche semplicemente il debito dei governi periferici europei. La minore liquidità osservata giustifica l’attesa di una maggiore volatilità futura, ulteriormente incrementata da una possibile, anche se modesta e lenta, risalita nei tassi di rendimento dei titoli obbligazionari. Gli effetti prodotti dalla minore liquidità spesso già presenti spiegano in parte il comportamento da ‘gregge’ che abbiamo osservato e che probabilmente continueremo ad osservare, esacerbati da una regolazione più restrittiva, che omogeneizza i comportamenti all’ interno del settore bancario, ma che attira agli stessi anche quelli di altri operatori, tradizionalmente differenzianti (assicurazioni e fondi pensione), che oggi non producono più il beneficio in passato dato dalla presenza di attori chiaramente anticiclici rispetto al prevalente comportamento del mercato.
La situazione dell’alpinista che sale le vette guadagnando una chiara visione dell’obiettivo e del suo contorno, rispetto all’ appassionato di mare che si trova a navigare immerso in un banco di nebbia, possiamo ritrovare gli operatori sui mercati più vicini alla metafora marina che a quella alpinistica. Il professionista che oggi si trova immerso in una nebbia che non lascia capire molto, sa di dover accettare cosa la realtà gli presenterà a volte a sorpresa (alea maggiormente rilevante), gode però ancora della disponibilità dei tradizionali strumenti che lo guideranno fuori dalle nebbie (l’orizzonte temporale si deve necessariamente dilatare, per il navigante che deve uscire dalla zona a bassa visibilità e per il gestore del risparmio che dovrà attendere più a lungo perché arrivino le conferme alle sue analisi), la bussola e le carte nautiche sono ancora lì, nessuno le ha portate via, nel momento in cui i flussi più importanti sono passati sulla famiglia degli ETF e dei loro parenti, la capacità di utilizzare i vecchi strumenti (analisi fondamentale classica), migliora la redditività attendibile dalla tradizionale gestione dei portafogli.
Uno stile gestionale come quello che i ragionamenti soprastanti iniziano a delineare, ha sicuramente richiamato l’uditorio presente agli insegnamenti di Bruno De Finetti, grande maestro, esplicitamente e più volte richiamato dal professor Franco Moriconi,. Lo stile di gestione da sempre seguito dai migliori professionisti si ispira infatti ai concetti di confidenza, probabilità e coerenza indicati da De Finetti. Le informazioni disponibili per il gestore, valutate nella loro quantità e qualità, determinano il grado di fiducia dello stesso (confidenza e probabilità attese), portando alla conclusione che la qualità delle informazioni e la coerenza nel giudizio loro applicato, sostengono senza dubbio anche la possibile stravaganza di alcune valutazioni (emerge qui il concetto anglosassone dicontrarian, spesso visto come caratteristica distintiva di alcuni operatori di mercato), comunque coerenti all’ obiettivo implicito nella scelta di risparmiare.
Il tema della psicologia comportamentale applicata alla finanza (behavioral finance), argomento non trascurabile quando accettiamo che la irrazionalità nel comportamento sui mercati finanziari è una caratteristica presente sia presso gli operatori professionali che non. L’ accettazione di comportamenti non razionali nell’ affrontare un ambiente a maggiore volatilità porterebbe necessariamente a risultati complessivamente meno soddisfacenti per l’investitore in una lettura fortemente eufemistica, volendo essere più espliciti, dobbiamo ricordare che questo tipo di disattenzione aiuta a garantire la perdita del capitale in tempi abbastanza brevi (parafrasando un insegnamento di Desiata), il lancio della monetina avverrebbe ad un costo patrimoniale molto più alto dell’ alternativa a minore volatilità, comunque non gradita.