«Le sanzioni contro la Russia vanno subito abolite in quanto Putin è diventato un alleato dei Paesi europei contro l’Isis. Non ha senso imporre il blocco della vendita delle componenti militari a Mosca nel momento in cui quest’ultima sta facendo la guerra al terrore al nostro posto». Ad affermarlo è il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. Se le sanzioni fossero abolite paradossalmente gli attentati di Parigi finirebbero per avere un effetto positivo sulla nostra economia. Anche se nello stesso tempo il turismo e gli scambi commerciali con gli altri Paesi ne saranno danneggiati. Proprio ieri il primo ministro ucraino, Arseniy Yatseniuk, ha dichiarato che gli Stati Uniti e tutti i Paesi europei devono estendere le sanzioni contro la Russia.



Dopo il nuovo ruolo assunto dalla Russia contro l’Isis, è possibile una ripresa degli scambi commerciali con l’Italia?

Questa è la questione principale. Le sanzioni alla Russia in questo momento non hanno alcun senso. Andrebbero subito abolite in quanto Mosca è diventata un nostro alleato. Le sanzioni tra l’altro riguardano le stesse componenti militari, ed è un paradosso che noi non possiamo vendere forniture militari alla Russia che sta conducendo la guerra al nostro posto. Si tratta di sanzioni che tra l’altro sono state richieste in gran parte da Francia e Germania, e che adesso si ritorcono contro entrambi gli Stati.



Qualora le sanzioni fossero abolite, quale sarebbe la reazione degli Stati Uniti?

In caso di abolizione delle sanzioni gli Usa se ne dispiaceranno. Ma bisogna tenere presente che Washington ha deciso che la questione della lotta all’Isis è soprattutto europea, e da questo punto di vista hanno anche ragione in quanto non sono i “poliziotti del mondo”. Appunto per questo è giusto che i Paesi europei siano lasciati liberi di fare le scelte che credono, ed è ovvio che rinsaldare i rapporti con la Russia rappresenta una priorità.

Sulla questione ucraina la Russia ha fatto dei passi avanti?



Sì. Mosca ha deciso di abbuonare tre miliardi di debiti all’Ucraina, e ha compiuto così un atto di pacificazione estremamente rilevante. Tra l’altro la politica della Russia in Ucraina non è stata imperialista, in quanto si è limitata a riprendersi la Crimea che faceva già parte del suo territorio nazionale.

Gli attentati di Parigi aprono però degli altri interrogativi di natura economica. L’allerta terrorismo farà si che diminuisca il volume di affari dell’Italia?

Il terrorismo sicuramente ha un effetto negativo sugli investimenti e sui consumi in Europa. Le persone e le imprese saranno danneggiate in modo enorme dal fatto che ci dovranno essere maggiori controlli alle frontiere e sui mezzi di trasporto. Subiremo di continuo dei danni che derivano dalla mancanza di certezze per quanto riguarda l’ordine pubblico. Sicuramente ci sarà una riduzione del prodotto domestico e degli scambi europei e internazionali. In un periodo di depressione ciò inciderà negativamente.

Che cosa si aspetta invece sul fronte del turismo soprattutto sotto Natale?

Questi efferati criminali che arrivano al punto di farsi saltare per aria seguono però una loro logica. Gli attentati di Parigi hanno colpito locali di divertimento, cioè quelle che i fondamentalisti considerano come aberrazioni dell’Occidente. Non credo però che i terroristi torneranno a colpire durante le vacanze di Natale, se non nell’ipotesi in cui si tratti di eccesso di mondanità. È più facile che a essere colpita sia una festa pagana piuttosto che i luoghi di culto o persone che festeggiano le ricorrenze in modo normale.

 

L’Fbi però ha diramato un’allerta su quattro città italiane. Quali saranno le conseguenze?

Una parte degli stranieri che durante le feste vengono in Italia tenderanno a non passare da Roma se non di sfuggita perché hanno paura. Sicuramente il turismo verso la Capitale a Natale subirà una flessione. Probabilmente però non sarà così significativa, e purtroppo riguarderà soprattutto gli americani che sono stati avvertiti del rischio attentati dall’Fbi. Se non c’è un nuovo attentato entro sei mesi i turisti si saranno dimenticati di quello del 13 novembre.

 

(Pietro Vernizzi)

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