“Quello del governo Renzi è un disegno peronista con una riverniciatura bocconiana”. E’ il commento del professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. Martedì il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che nella legge di stabilità ci sarà “l’estensione del bonus degli 80 euro per tutte le donne e gli uomini che lavorano con le forze dell’ordine, a partire da chi sta sulla strada”. In tutto dovrebbe costare 500 milioni di euro, inseriti nel pacchetto sicurezza e cultura da 2 miliardi. Anche se il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha spiegato che le risorse entreranno a far parte “del quadro della legge di Stabilità nella misura in cui l’Europa ci riconoscerà le clausole che abbiamo chiesto”.



Professore, il bonus da 80 euro ai poliziotti è ciò di cui c’è bisogno per rilanciare l’economia?

Il governo compie un atto dimostrativo che personalmente ritengo un po’ stupido. Si ragiona sempre su bonus fiscali, mentre si poteva dire che si dà ai poliziotti una somma in più. Questo bonus fiscale è funzionale all’idea manipolatoria del sistema tributario che diventa sempre più complicato. Ben altro sarebbe stato assegnare ai poliziotti sul campo un’indennità commisurata al lavoro che svolgono, perché sarebbe stato un premio di produttività più che sensato. Non capisco però il senso di ragionare solo per esoneri fiscali, come nel caso del contratto a tutele crescenti.



Lei cosa farebbe in concreto?

La retribuzione va parametrata al lavoro svolto e agli oneri connessi, che nel caso dei poliziotti sono i rischi personali. Penserei a un’assicurazione sulla vita maggiore o a un’indennità di rischio gestita dalla stessa polizia, concepite come uno strumento per premiare chi se lo merita. Il bonus da 80 euro invece documenta ancora una volta che questo è un governo di dirigisti convinti che si possa manipolare l’economia ad hoc. E’ la cultura del gruppo dell’Università Bocconi, convinto di conoscere che cosa è il bene e che cosa è il male. A ciò si aggiungono il populismo basato su invenzioni che fanno sensazione e l’incapacità di premiare il merito.



Per introdurre questo nuovo bonus si sacrifica il taglio dell’Ires. Quali saranno le conseguenze?

Il taglio dell’Ires valeva ben più di 500 milioni di euro. Già si sapeva che sarebbe stata una cosa improbabile, in quanto collegata a sconti fiscali che l’Ue non ci può concedere. Il taglio era una furbata per fare scena, ma chiunque poteva immaginarsi che era una promessa sul futuro che non poteva essere adempiuta. Era solo una dichiarazione estemporanea di Renzi, e forse il ministero dell’Economia sapeva fin da subito anche che non si poteva attuare, ma al premier piaceva comunque fare un bel discorso e lo ha fatto.

Lei nel complesso come valuta la politica economica di Renzi?

Diciamo che non mi stupisce. Tito Boeri e gli altri esperti bocconiani che hanno teorizzato lo schema cui si ispira Renzi avrebbero dovuto sapere fin da subito che nella realtà questo progetto si prestava a trasformarsi in rendite finanziarie. Una volta nelle mani dei politici, il disegno intellettualistico dei bocconiani è gestito per fini di populismo e di clientela elettorale. In questo modo si finisce per garantire una “riverniciatura” bocconiana a quello che non è altro che un disegno peronista.

 

In che senso parla di “disegno peronista”?

Questa non è l’economia del buon padre di famiglia. Invece di avere le maniche rimboccate, hanno giacca e cravatta ma la sostanza non cambia. Si dà un bonus a ciascuno per tenerlo tranquillo, anche a costo di aumentare il deficit e di gonfiare il bilancio pubblico. Per merito e produttività poi non rimane nulla. Per fortuna l’Italia è un Paese di gente solerte, e questo veleno peronista agisce solo fino a un certo punto. Del resto è quanto abbiamo già visto nella Prima Repubblica, in quanto era il metodo di Giulio Andreotti. Il Pd ha preso la parte meno buona della Dc e tralasciato il meglio.

 

(Pietro Vernizzi)