«I risparmiatori sono stati presi nella tonnara e a quel punto il governo ha dato il via alla mattanza. È un fatto intollerabile». È il commento del professor Claudio Borghi Aquilini, responsabile del dipartimento Economia della Lega Nord e consigliere della Regione Toscana, al salvataggio di quattro banche italiane deciso con un decreto del governo. A essere coinvolte sono Banca Marche, CariFerrara, Banca dell’Etruria e CariChieti. In tutto 130mila piccoli azionisti e 15mila obbligazionisti perderanno i loro soldi.



Professore, come valuta l’azzeramento di azioni e obbligazioni subordinate di queste quattro banche?

È una porcheria che sto combattendo da anni: questo tipo di legislazione che porta al coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti e correntisti ha origini antiche. Sono tre o quattro anni che se ne discute nelle sedi Ue. Ciò che mi fa gridare allo scandalo non è tanto il fatto che sia stata recepita una legislazione che non mi piace, ma che questo decreto è stato approvato prima che entrasse in vigore la legge.



Con quali conseguenze?

I risparmi di decine di migliaia di famiglie, che sono tutelati dall’articolo 47 della Costituzione, sono stati azzerati senza che le persone avessero alcun sentore che i loro soldi erano a rischio. Non stiamo parlando di risparmiatori che hanno acquistato titoli tossici ingolositi dagli alti rendimenti e consci dei rischi che potevano correre. A essere coinvolte sono normali famiglie che avevano acquistato qualche azione delle banche del territorio, perché in questo modo potevano avere condizioni migliori sul conto corrente oppure perché ritenevano in buona fede che un’obbligazione della propria banca fosse un investimento sicuro.



È stata una mossa premeditata?

Sì. Le azioni della Banca Etruria per esempio sono state sospese da mesi. I risparmiatori sono stati presi nella tonnara, e a quel punto si è fatta la mattanza. È un fatto intollerabile.

Secondo Fitch, il piano del governo per il salvataggio sarà costoso per il settore bancario. Come valuta questo aspetto?

In ogni caso le banche che partecipano al salvataggio avranno degli sconti fiscali sull’intervento pari a oltre un miliardo. Anche questa cifra va quindi a gravare sui contribuenti. D’altra parte, però, sulla capitalizzazione dei nuovi istituti, le banche che partecipano al salvataggio avranno degli attivi: è quindi un investimento. A essere azzerati, senza nessuna possibilità di recupero, sono solo i risparmi dei contribuenti. Nel decreto ci sono anche clausole che prevedono l’impossibilità per i risparmiatori di rivalersi sulle banche oggetto della delibera.

A chi è dovuta la situazione che si è creata?

Questa situazione si è creata perché i direttori delle banche hanno prestato dei soldi ai loro amici, o amici degli amici, che poi non li hanno restituiti. Quando presta dei soldi a qualcuno, per la banca è un attivo, mentre quando riceve soldi, per esempio dagli obbligazionisti, si tratta di un passivo. Se gli attivi della banca si deteriorano, perché i soldi sono prestati a persone che poi li fanno sparire, non possono essere utilizzati per coprire il passivo della banca, cioè azioni e obbligazioni.

 

I manager ora saranno puniti?

No. Come se non bastasse, un decreto fa sì che il manager non sia punibile. Quindi il dirigente è responsabile del malaffare, in quanto ha prestato dei soldi a un suo amico che poi non li ha restituiti, ma pagare alla fine sono i piccoli risparmiatori. Di fronte a un’ingiustizia così grande ci sarebbe da fare una rivoluzione.

 

Questo malaffare è documentato?

Sì, questi crediti assurdi e imprudenti sono documentati dalle ispezioni di Banca d’Italia. Ci sono storie che vanno a finire nell’aneddoto più divertente. Per esempio, la Banca d’Etruria ha prestato decine di milioni per una società fantasma cui si voleva far credere che avrebbe partecipato l’ex segretario dell’Onu, Javier Perez de Cuellar.

 

(Pietro Vernizzi)

Leggi anche

BANCHE/ Tutti i dubbi sui paletti del decreto rimborsiFINANZA/ Rimborsi e salvataggi: sulle banche Renzi si mette contro il mercato (e perde)SPILLO/ Dal 6 per mille di Amato alle "brioche" di Renzi per l'Etruria: è sempre Banana Bank