Penso che non sia sfuggito a nessuno di voi come Angela Merkel, dopo essere stata nominata persona dell’anno dal settimanale Time, sia sparita da giornali e telegiornali. Da ormai mesi, la cancelliera decisionista e onnipresente non parla e non presenzia più. Perché? Per un motivo semplice, è nei guai fino al collo a livello interno e il motivo la riguarda in maniera diretta: è in atto una vera e propria rivolta contro l’eccessivo numero di migranti che sono giunti in Germania proprio in ossequio all’appello alle porte aperte lanciato dalla cancelliera. Il primo grafico a fondo pagina ci mostra le cifre a cui sono arrivati in Germania fino allo scorso novembre, un qualcosa che ha catalizzato l’attenzione del congresso della Cdu tenutosi lo scorso fine settimana a Karlsruhe, città sede della Corte costituzionale.
Da settimane, Angela Merkel era sotto la forte pressione degli alleati bavaresi della Csu che chiedevano un tetto massimo agli ingressi di immigrati nel Paese e anche alcuni ministri dell’esecutivo propendevano apertamente per una posizione più dura della cancelliera, la quale lo scorso mese ha festeggiato i 10 anni a potere e che entro il prossimo autunno dovrà decidere se presentarsi o meno all’appuntamento del 2017 che potrebbe dare il via al suo quarto mandato.
Lunedì 7 dicembre il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva pubblicato un editoriale molto duro, nel quale si leggeva che «la Merkel non aveva mai dovuto affrontare un tale livello di critiche all’interno dei suoi ranghi da quando è diventata cancelliera. Prima d’ora non avrebbe mai permesso che il congresso approvasse una risoluzione dedicata ai profughi politici che includesse la parola obergrenze». La quale, più o meno, significa limite massimo. E citando un funzionario della Cdu sotto anonimato, il giornale faceva notare come «lo stato d’animo tra i parlamentari conservatori è veramente catastrofico attualmente. La Merkel è totalmente isolata, deve svegliarsi».
Insomma, l’invincibile cancelliera di ferro, fino a poco fa vista come intoccabile e imbattibile, è diventata di colpo così politicamente fragile? Cos’è successo in questo breve lasso di tempo di così grave da farla sparire dai radar diplomatici mondiali, tanto che la sua presenza sul tema siriano è apparsa quantomeno residuale? Ce lo dice la tabella del Wall Street Journal (che vedete più in basso), la quale ci mostra come il tasso di approvazione della cancelliera scendesse in contemporanea con l’aumento di arrivi di migranti nel Paese, mentre l’effetto contrario lo registrava il livello di fiducia di cui godeva contemporaneamente il suo alleato conservatore, il premier bavarese Horst Seehofer. E in effetti la situazione in Germania è diventata esplosiva, nonostante i nostri media non dicano una parola al riguardo, forse in ossequio al politicamente corretto del “non disturbate il migrante”.
Domenica scorsa a Lipsia ci sono stati violenti scontri tra neonazisti, estremisti di sinistra e polizia chiamata a sedare i disordini esplosi nel corso di una manifestazione sul tema dell’immigrazione. Il tutto a pochi giorni dall’attacco a un bus che trasportava migranti verso un centro di accoglienza a Jahnsdorf e al pestaggio di un ragazzino straniero da parte dei suoi compagni di classe nella cittadina di Wurzen, fatti che avevano portato Aydan Ozoguz, membro della Commissione governativa per l’integrazione degli stranieri, a dichiarare che la Germania «sta discendendo verso gli abissi della xenofobia».
Ma lunedì scorso, a sole 24 ore dagli scontri di Lipsia, è successo altro: ovvero, al congresso della Cdu tenutosi a Karlsruhe, Angela Merkel ha compiuto la più classica delle inversioni di 180 gradi sul tema, guadagnandosi otto minuti di applausi al termine del suo intervento finale. E cos’ha detto la Cancelliera? Molto furbescamente ha ribadito che «l’economia tedesca è abbastanza forte da poter gestire più di 1 milione di persone che richiedono asilo quest’anno», ma poi ha dato alla platea ciò che voleva: «Il messaggio è che vogliamo ridurre notevolmente il numero di persone che vogliono venire da noi, ma non solo attraverso misure unilaterali a livello nazionale, bensì guardando e chiedendoci prima di tutto perché i rifugiati devono lasciare le loro case». Accidenti, che pensiero politico profondo, roba da Nobel per la Pace, dopo aver ottenuto la copertina di Time.
Nella sua cronaca del congresso, l’Associated Press ha sottolineato come «il leader della Cdu ha fatto alcune concessioni retoriche ai membri del partito preoccupati per la capacità della Germania di assorbire nuovi migranti e la mozione principale del partito è infatti quella di ridurre con determinazione l’influsso di rifugiati attraverso “misure effettive”, visto che una continuazione del flusso attuale potrebbe sul lungo termine sovraccaricare la società e lo Stato».
E quali sarebbero queste “misure effettive” a cui pensano la Merkel e il suo partito? Forse mandare, come ha fatto la Germania, sei cacciabombardieri, una nave da guerra e 1200 soldati proprio nella nazione da cui i profughi stanno scappando? O forse dare 3 miliardi a Erdogan per tenersi buona la Turchia, soldi che invece Ankara userà quasi certamente per aiutare i “ribelli” che stanno creando disastri in Siria e che fanno fuggire le persone? O forse ancora tramutare il chokepoint europeo chiave per l’immigrazione, ovvero la Grecia, in una nazione da terzo mondo, imponendo un’agenda ancora una volta lacrime e sangue per vedersi garantiti gli aiuti che andranno a ripagare gli interessi (esteri e istituzionali) sul debito e per ricapitalizzare le banche che quel debito detengono in massa?
Qual è la sua ricetta, signora Merkel? Quali sono queste “misure effettive” di cui ha parlato, tra applausi scroscianti, ai delegati del suo partito? Penso di saperlo. O, quantomeno, ho un forte dubbio al riguardo. E la mia convinzione è dettata dal fatto che, stranamente, ieri Bruxelles ha chiesto all’Italia «un’accelerazione nel dare cornice legale alle attività di hotspot, in particolare per permettere l’uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza». Insomma, per l’Italia bacchettate e possibile aperture di procedure d’infrazione, per la Merkel che disattende le promesse fatte finora, l’applauso dell’uditorio Cdu e niente più.
Per l’Ue, infatti, «il processo di ricollocamento dall’Italia è attualmente colpito da una mancanza di potenziali candidati a causa di un basso livello di arrivi, concentrati su nazionalità che non sono candidabili per il ricollocamento». Inoltre, Bruxelles si aspetta altri sforzi in tema di immigrazione, auspicando che i centri di Pozzallo e Porto Empedocle siano aperti a giorni visto che, sottolinea la Commissione, finora solo uno dei sei hotspot designati è pienamente operativo, quello di Lampedusa. Il commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, rassicura: «Sulla gestione dei migranti non ci sono tensioni fra Europa e Italia, questa procedura è iniziata due anni fa e rileveremo in breve periodo la situazione reale. Ora l’Italia sta andando velocemente e voglio lodare pubblicamente Alfano».
Insomma, un bel buffetto, ma alla fine la questione è sempre una: Italia e Grecia, gli avamposti di primo arrivo dei migranti via mare, si arrangino, nel frattempo si sta lavorando per la de facto abolizione di Schengen con l’istituzione di controlli alle frontiere per tutti, cittadini Ue compresi. Morale? Noi saremo lasciati soli a gestire l’emergenza, mentre gli altri potranno operare in stile Merkel, ovvero abbassare a loro piacimento i limiti di ricollocati e migranti diretti, forti di un sistema di impermeabilizzazione delle frontiere che farà ricadere sui Paesi di arrivo il grosso di chi non si sa come gestire o non si vuole accogliere.
Questa è l’Europa, quella che non ci racconta della Merkel sotto scacco. Ma c’è di più, perché nel silenzio generale della Commissione Ue, uno Stato membro come la Danimarca ha dato vita a un metodo ben poco ortodosso per risolvere la questione dei costi di gestione degli immigrati in arrivo. Per bocca dello stesso ministro della Giustizia danese, Soren Pind, infatti, il governo intende istituire controlli alle frontiere, durante i quali agli immigrati in arrivo nel Paese verranno confiscati oro, gioielli e altri valori, con eccezione – bontà loro e solo dopo una sollevazione dell’opinione pubblica – delle fedi nuziali.
Non è uno scherzo, potete andare a controllare e il governo danese ha anche chiaramente detto quale sia il motivo della sua scelta: pagare i servizi che si offrono ai rifugiati grazie a quei beni confiscati. Ripeto, trattasi della civile Danimarca, membro dell’Ue. Fossi Angelino Alfano direi a me stesso che la stagione della pazienza e delle prese in giro è davvero finita e andrei a farmi sentire, a brutto muso, con i geni della lampada che albergano a Bruxelles.