Sale di tono il confronto fra le autorità creditizie e il mondo del credito cooperativo, già sotto pressione per il decreto che obbliga la trasformazione delle Popolari in Spa. Ieri il capo della Vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, intervenendo a Bolzano a un convegno della Casse Raffaisen altoatesine ha sollecitato un “cambio di passo verso una maggiore coesione/integrazione” nel comparto del piccolo credito cooperativo. Un obiettivo “condivisibile” ha sottolineato in una nota Alessandro azzi, presidente di Federcasse (l’Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) “I temi sollevati dal dottor. Barbagallo sono ben noti al Credito Cooperativo che – consapevole delle sollecitazioni determinate anche dal nuovo quadro regolamentare e dal contesto economico e sociale – sta lavorando ad un progetto di autoriforma che ha esattamente l’obiettivo di rafforzare il sistema delle BCC e di superare alcuni aspetti di debolezza, la maggior parte di stampo congiunturale”. Tuttavia – ha osservato Azzi – “gli obiettivi possono però essere raggiunti attraverso strade diverse”. Le Bcc hanno in cantiere un loro piano di autoriforma. ” Il progetto – ha detto il presidente nazionale – intende individuarei punti di equilibrio nuovi e non scontati tra esigenze di conformità con le nuove norme prudenziali ed esigenze di taglio imprenditoriale con finalità mutualistiche che valorizzino la dimensione territoriale”. “L’autoriforma è necessaria anche per valorizzare cosa sono e cosa fanno le Bcc. Banche di comunità, che nel solo ultimo biennio hanno reso disponibile a famiglie e PmiI liquidità aggiuntiva per 6,3 miliardi e si sono rivelate partner affidabili delle politiche anticrisi. Sono inoltre, tra le banche più capitalizzate con un Core Tier 1 medio del 16% e, soprattutto, hanno continuato a creare occupazione netta fino al 2013”. Azzi si è augurato un confronto “costruttivo” con la vigilanza nazionale pilotata dal governatore Ignazio Visco:“Le Bcc si impegneranno in questo processo di evoluzione e rafforzamento anche se assorbite dal dare attuazione a norme europee pensate per mettere in sicurezza soprattutto le banche di altri Paesi che hanno causato la crisi, norme che paradossalmente colpiscono pesantemente le banche italiane”.



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