Se fotografassimo dall’alto l’Europa vedremmo che è minacciata sia da aggressioni esterne, sia da tendenze disgreganti interne. Minacce esterne: estensione dello Stato islamico, complicata dalla perdita dell’alleanza con la Turchia in via di islamizzazione; pressione verso Ovest da parte della Russia; penetrazione condizionante della Cina via investimenti negli snodi dell’economia europea, dove Mosca e Pechino, pur nemiche in prospettiva, ora convergono nel progetto di creare un blocco euroasiatico che includa un’Europa occidentale indebolita, staccandola dall’America. La coerenza dell’Eurozona (19 nazioni) è minacciata da movimenti che imputano alla gestione rigida della moneta unica l’impoverimento e che o chiedono soluzioni incompatibili con i trattati (Syriza in Grecia, Podemos in Spagna) oppure invocano la dissoluzione dell’Eurozona e il ritorno alla sovranità economica, per esempio il Front National in Francia, la Lega, pur con maggiore prudenza, in Italia e il crescente movimento Alternative für Deutschland, con simpatie per il progetto euroasiatico, in Germania. Anche l’Ue (28 nazioni) è a rischio di perdere pezzi, per esempio il Regno Unito.



Il progetto di un’Europa in espansione verso Est e nel Mediterraneo, con scopi di terapia stabilizzante contro il disordine, fondato su un’idea di Unione europea come potenza economica a elevato consenso e ricchezza interni, appare, se non finito, in via di implosione. Il trasferimento di tale scenario (geo)politico a quello economico porta a modificare in peggio le probabilità di ripresa e sviluppo futuro delle nazioni europee, in particolare dell’Italia, tra le più esposte ai nuovi rischi.



Da un lato, i governi stanno accorgendosi del problema e da qualche settimana mostrano un’inusuale eurocollaborazione tra loro, perfino quello tedesco più pragmatico e attivo. Dall’altro, sta emergendo una domanda: ha l’Europa occidentale da sola massa geopolitica e risorse sia economiche che militari sufficienti per resistere alle minacce esterne e riassorbire le divergenze interne? Secondo me, e parecchi altri analisti, no.

Senza il contributo dell’America non sarà possibile domare la Russia, né fronteggiare la minaccia islamica. D’altra parte, senza l’Europa l’America sarebbe perdente nel gioco globale. Inoltre, ci vorrà la creazione di un mercato unico euroamericano, e la collaborazione tra dollaro ed euro, per ricapitalizzare le speranze di ricchezza diffusa in Europa (e nell’America stessa).



In conclusione, dovremmo iniziare a valutare una rapida (ri)compattazione dell’Occidente come giusta risposta ai nuovi rischi.

 

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