Ieri si è tenuto il consiglio dei ministri, durante il quale si è discusso di Jobs Act e liberalizzazioni, mentre è slittato il decreto fiscale. Il dubbio di errori formali ha portato a un nuovo rinvio, in quanto timore dell’esecutivo era quello di una nuova defaillance dopo il caso “salva-Berlusconi” scoppiato alla vigilia di Natale. Ma anche il ddl sulla concorrenza ha visto alcuni capitoli stralciati rispetto alla bozza iniziale. Per il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «la politica economica del governo è sempre più influenzata dal trio Bersani, Camusso e Damiano».



Che cosa ne pensa dell’abolizione dei co.co.co. prevista nel nuovo decreto attuativo del Jobs Act?

È un fatto positivo se si consente la trasformazione dei co.co.co. in partite Iva. In questo modo si elimina la finzione del contratto di collaborazione esterna e si riconosce che si tratta di lavoro autonomo. L’importante è che esistano i contratti con la partita Iva e che non si obblighi a trasformare tutto in lavoro dipendente. In questo caso ci troveremmo di fronte all’idea dei sindacati di abbattere la libertà contrattuale. L’alternativa è tra libertà economica e corporativismo. Nel primo caso i gli ex co.co.co. diventano partite Iva, nel secondo avremo abolito una legge di liberalizzazione che era il primo passo per rendere il lavoro più flessibile.



Per quel che riguarda le liberalizzazioni, alla fine non è stata approvata la vendita dei farmaci di fascia C al di fuori delle farmacie…

Dei provvedimenti discussi dal consiglio dei ministri, l’unico effettivamente utile è quello che riguarda la possibilità di inserire sul mercato farmaci equivalenti a carico del servizio sanitario nazionale anche prima della scadenza del brevetto. La vendita dei farmaci generici nei supermercati è però un fatto in sé sbagliato, e sarebbe meglio limitarsi ai farmaci di prima necessità. Andrebbe stabilito inoltre che per alcuni non ci sia bisogno della ricetta medica, bensì del parere del farmacista sotto il controllo dell’Ordine professionale.



La vendita dei farmaci nei supermercati non esiste anche negli Stati Uniti?

Anche negli Stati Uniti si vendono i medicinali nei supermercati, ma soltanto in quelli dove c’è il botteghino del medico. Un inserviente a quel punto porta ciò che occorre nel botteghino stesso. Ben diverso è andare con un pezzo di carta, che non sappiamo se sia o meno una vera ricetta, a prendere qualsiasi farmaco in un supermarket. In quest’ultimo caso non c’è il numero di telefono del medico che l’ha prescritto e quindi manca la possibilità di controllo.

La riforma fiscale invece è slittata ancora una volta…

La riforma fiscale di cui abbiamo bisogno in primo luogo è la depenalizzazione, perché abbiamo creato un ingorgo di contenziosi. La sinistra però è contraria, e quindi la riforma è stata rimandata. La riforma fiscale comprendeva anche quella del catasto, di cui avremmo bisogno, ma che sarebbe attuata nel modo sbagliato in quanto sostituirebbe i vani con i metri quadri. L’equivalenza tra vani e metri quadri non può essere realizzata, perché il servizio lo dà il vano e non invece i metri quadri.

 

Per quale motivo?

Un corridoio molto spazioso non è equivalente al fatto di avere un bagno in più. È un esempio per dire che in questa riforma fiscale molte parti sono barocche, e quindi un rinvio è più che giustificato. Renzi non ha altra scelta perché non sa bene che cosa fare.

 

Nel complesso come valuta la linea di politica economica che sta seguendo il governo?

Il rinvio della riforma fiscale, le parziali liberalizzazioni e l’abolizione di alcuni contratti previsti dalla legge Biagi danno di fatto ragione a Bersani. È la formula R & B, Renzi ha sempre bisogno di una B: ora che non c’è più Berlusconi lo ha sostituito con Bersani. Qui rischia anche di essere R & D (Renzi e Damiano) e R & C (Renzi e Camusso). L’azione del governo è sempre più ispirata a Camusso, Damiano e Bersani. Con questo escamotage possono dire di avere abolito il precariato, con la conseguenza di rendere il mercato del lavoro sempre più rigido.

 

(Pietro Vernizzi)