«Quanto sta avvenendo nell’Ue non è una resa dei conti tra Germania e Grecia. Ci sono Paesi dell’Est Europa più poveri di Atene cui è stato chiesto di pagare per i debiti ellenici: ritengo che ciò vada contro qualsiasi logica». Lo sottolinea Bernd Posselt, europarlamentare tedesco eletto nella Cdu-Csu. Ieri il piano di riforme del governo greco ha incassato il primo ok dell’Ue, anche se la Bce ha sottolineato che contiene ancora delle lacune.
A che punto è il negoziato in corso tra Grecia e Ue?
Il negoziato è sulla buona strada, perché c’è una strategia condivisa relativa alla Grecia. L’Ue è interessata a creare un clima più disteso, senza dimenticare però l’importanza della sostanza delle riforme, che sono necessarie ma non sono tutto.
La Grecia deve fare passi ulteriori sulla via delle riforme?
È estremamente importante che le riforme greche continuino, anche se il loro “ritmo” potrebbe essere un po’ diverso. Nell’ultimo mese ritengo che il “ritmo” imposto alla Grecia sia stato troppo duro, ma cambiare ritmo non significa per forza cambiare completamente musica.
La “musica” in questo caso è l’austerità?
Il problema è che la Grecia non ha nessuna credibilità sui mercati senza ricevere un sostegno dall’esterno. Quest’ultimo però è legato a determinate condizioni. Non si tratta di una dottrina o di una richiesta di austerità, ma di un dato di fatto. Se un privato cittadino vuole avere un credito da una banca, deve rispondere a dei requisiti molto precisi. La stessa regola deve valere anche per gli Stati.
È giusto estendere i prestiti alla Grecia per altri quattro mesi?
Sì, è giusto, come pure il fatto che il clima diventi maggiormente rispettoso da parte di entrambe le parti in causa. Allo stesso modo è estremamente importante pensare a iniziative per stimolare una maggiore crescita economica. L’austerità da sola non è sufficiente, ciò che occorre è una prospettiva di ampio respiro. Anche l’Italia ha dei problemi, eppure è una delle economie mondiali più forti ed è sufficiente che la sua produttività si riprenda. La Grecia invece dal punto di vista economico è un Paese privo di sostanza, ed è questo il vero problema. Atene deve riuscire a sviluppare una propria economia che al momento non ha.
Gli aiuti europei alla Grecia devono essere approvati anche dal Parlamento tedesco?
In questo momento il clima nel Parlamento tedesco non è molto positivo, per le dimissioni annunciate dal dirigente della Cdu, Wolfgang Bosbach. Oggi come oggi per il governo non sarebbe affatto facile riuscire a fare passare il sì sugli aiuti alla Grecia. Proprio per questo il cancelliere Merkel deve chiarire che le condizioni nei confronti di Atene non si sono indebolite, e che i dettagli possono cambiare ma la sostanza no.
Perché ritiene così importante che la Germania non ceda?
Perché anche altri Paesi poi potrebbero seguire l’esempio della Grecia. Il governo spagnolo, per esempio, ha affermato molto chiaramente di essere contrario a un eccessivo indebolimento delle condizioni poste ad Atene, perché altrimenti non potrà andare avanti con le riforme. Lo si vede sempre come un “regolamento di conti” tra Germania e Grecia, ma le cose non stanno così. Nell’Ue c’è una serie di Paesi quali Polonia, Slovacchia ed Estonia, i quali non riescono proprio a capire perché mai dovrebbero pagare per la Grecia. Una vera contraddizione se si pensa che questi Paesi dell’ex blocco comunista sono molto più poveri di Atene.
Ma in Grecia ci sono quartieri dove i bambini muoiono di fame…
In Grecia c’è un problema umanitario e noi dobbiamo sostenere Atene. Il mio auspicio è che con l’estate questi problemi diventino meno gravi, perché non ci sarà bisogno delle spese di riscaldamento. Agricoltura e turismo inoltre permetteranno alla popolazione di guadagnare. Resta il fatto che la Grecia è un Paese privo di un settore manifatturiero, ed è questo a ostacolare la sua ripresa.
Negli Usa è normale che ci siano trasferimenti tra Stati più ricchi e Stati più poveri. In un’ottica europeista, perché anche nell’Ue non può avvenire qualcosa di simile?
Lo stiamo già facendo. L’Ue fa molto per i Paesi più poveri, abbiamo diversi fondi per i quali paghiamo cifre ingenti come l’European Agricultural Fund for Rural Development e l’European Regional Development Fund. Unione europea significa solidarietà: non mi trovo d’accordo con i politici tedeschi che parlano solo di stabilità e mai di solidarietà. Io ritengo che ci sia bisogno di entrambe, ma insieme.
(Pietro Vernizzi)