La Borsa d’Atene ha chiuso oggi a +11% dopo l’annuncio delle cosiddette misure di swap. Tsipras e Varoufakis hanno infatti articolato con intelligenza il piano che la Grecia presenta ai creditori: si fonda sullo scambio dei titoli attualmente in possesso della Bce con delle obbligazioni irredimibili, mentre il resto del debito dovrebbe essere permutato con bond indicizzati alla crescita nominale del Pil, ponendo in tal modo la priorità della crescita al centro del processo di lenta ma fortemente voluta fuoriuscita dal debito. Il provvedimento non toccherebbe lo stock di debito detenuto da Fmi e privati.
Certo, essenziale sarà l’atteggiamento, più che del Commissario e dei commissarietti europei, della Bce. Se essa facesse oggi quello che fece in Irlanda costringendo quella straordinaria nazione a svenarsi per salvare le banche inglesi e francesi, per i greci non ci sarebbe scampo. È per questo che l’incontro di Varoufakis con Padoan e poi quello di Renzi con Tsipras sono stati eccezionalmente positivi. Non si è parlato di deficit – o almeno non se n’è parlato in pubblico – e questo è ciò che conta. In pubblico si sono osannate tanto le istituzioni europee come aree di dialogo solidale quanto di spazio argomentativo centrale per una riforma della politica economica dell’Ue. A mio parere si tratta di un gran passo innanzi e non poteva esservi miglior viatico all’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica.
Nessuno meglio di lui, che fu ministro della Difesa del governo D’Alema che bombardo i serbi, può far comprendere come salvare la Grecia sia molto di più di una questione economica. La Grecia è, con la Turchia, l’asse portante del fronte sud della Nato. Il problema oggi, certo, non è più l’Urss, ma è pur sempre la Russia con cui si è aperto un fronte di scontro sia in Ucraina, sia in Crimea, e quindi proprio ai confini dello stesso fronte Sud della Nato , fronte – altra nota da tenere a mente – che non dispone più di quel sicuro antemurale costituito dalla Turchia, sempre più tentata, invece, da un ruolo autonomo e neo-ottomano che ha profondamente influito anche sulle difficoltà militari della Nato nel corso delle ultime disperate e inefficaci avventure nel Medio Oriente contro gli scismatici islamisti.
Ebbene, la Russia ha con la Grecia strettissimi legami economici e appare, nonostante la sua recessione, un partner assai pronto a sostituirsi all’Ue se si trattasse di salvare la Grecia da una difficile situazione finanziaria a fronte del dignitoso rifiuto di ottenere nuovi prestiti dalla Troika e di chiedere una dilazione del debito. Se i tedeschi fanno, a differenza dei francesi, la faccia dura e ripetono la loro solita litania, la Russia è pronta, di contro, ad agire. Questa mossa mette in grande difficoltà i tedeschi, in primis la signora Merkel che, rispetto alla Russia, gioca nel suo Paese e sul piano internazionale una partita difficilissima. Deve mantenere aperto un canale diplomatico verso quello che è da sempre lo spazio vitale tedesco e dall’altro non cadere nella trappola dell’isolamento nei confronti di un’Europa che sente il richiamo delle sanzioni sotto la spinta sia dell’odio nei confronti della Russia dei paesi a ex dominazione sovietica, sia dei maggioritari fautori dei cosiddetti principi umanitari anche in politica estera, con le conseguenze devastanti che abbiamo visto e subito durante le cosiddette primavere arabe e le improvvisate primavere georgiane, ucraine e…chissà anche italiane, se pur in ben altra forma e misura.
Quindi, a parer mio, l’Italia è destinata a giocare un ruolo importantissimo sulla questione greca e mi pare voglia giocarlo. Gli Usa, com’è noto ora pubblicamente sia dopo le dichiarazioni anti-austerità di Obama, sia con la stessa ben vista nomina del giustamente fedele Mattarella, appoggeranno fortemente Renzi e la sua squadra. Migliore situazione di questa non può esservi. La Grecia, lo ripeto, dovrà consolidare parte del debito sovrano detenuto dalla Bce sostituendo obbligazioni tradizionali a cedola fissa con titoli indicizzati economicamente. Lo hanno già fatto gli argentini con successo: si tratta di una ristrutturazione della scadenza e della composizione degli impegni che dovrà essere accettata pena un grave crollo di tutto il meccanismo europeo. La Germania tratterà. Di qui il fatto inequivocabile della messa in discussione del ruolo dominante tedesco che la vittoria di Syriza ha così determinato tra politica economica e politica estera.
La questione greca è, quindi, molto complessa e richiama l’Europa e il mondo ai valori fondamentali. L’incontro italo-greco non deve dar vita a nessun asse preferenziale che sarebbe visto sfavorevolmente sul piano diplomatico: deve invece aprire una larga discussione politica in Europa in primis con i tedeschi. È in questo contesto che si sono incontrati Renzi e Tsipras. Un contesto ampio e complesso nei confronti del quale le schermaglie diplomatiche sono aperte. Bene ha fatto Renzi a far sapere che ha parlato con la Merkel. L’aiuta in una situazione molto difficile nel suo Paese, dove sale una febbre anti-euro che non fa piacere a nessuno, ai greci per primi. Bene fanno i greci a tenere alta la guardia e la posta con grande dignità nazionale. L’importante è che si negozi nell’ombra, come certo Renzi, del resto come Draghi, sicuramente sta facendo da quando Syriza ha vinto. Ma nel contempo bisogna lanciare pubblici segnali rassicuranti.
Ha ragione Renzi: non vi è nessun bisogno di un asse mediterraneo. È ben più solido quello nordamericano e di fatto inglese che si presta bene a indebolire la Germania senza alte grida e con molto basso profilo e grande efficacia. Occorre però comprendere che questo incrocio di temi e di problemi segna di fatto la fine di un ciclo: quello dell’austerità. La Grecia, pur guidata da una forza dichiaratamente di sinistra, rappresenta il primo atto in una presa di coscienza popolare contro un approccio politico alla crisi del tutto inadeguato che coinvolge profondamente anche le classi medie.
C’è poi un effetto stupefacente dell’austerità: la crescita ineguale anche in Germania. Solo nel 2011 i salari tedeschi sono tornati al livello del 2000, mentre oltre un quarto dei lavoratori tedeschi percepisce una paga oraria inferiore ai 9,30 euro. È un livello da est europeo. Soprattutto, è un livello che sta creando ampie sofferenze e proteste.
In questo contesto l’incontro tra Renzi e Tsipiras è un incontro tra due vincitori, tra due leader sugli allori. Renzi ha vinto imponendo un Presidente della Repubblica che sarà amatissimo da tutti gli italiani per il suo equilibrio, distruggendo il centrodestra e rafforzando tutto il suo partito. Dovrebbero, i due giovani leader, lanciare un chiaro segnale che faccia divenire scelta politica la fine dell’austerità, con la predisposizione di una serie di misure a favore della crescita che sono già state ben definite dai non sostenitori dell’austerità medesima, soprattutto a livello nordamericano.
Si apra dunque una fase di negoziazione, lunga quanto serve, Ora non c’è fretta: bisogna far bene e sarà una dura trattativa. A parer mio il governo italiano ha molto da imparare da quello greco.