«Per Juncker e la Merkel, Tsipras è come un cavallo un po’ idiota: lo fanno girare di qua e di là dandogli qualche buffetto e zuccherino, fino a quando riusciranno a domarlo». È il commento di Carlo Pelanda, professore di Politica ed Economia internazionale all’Università della Georgia negli Usa. Il ministro delle Finanze greco Varoufakis ieri ha incontrato Draghi a Francoforte, mentre oggi si vedrà con il collega tedesco Schaeuble a Berlino. Intanto è stata presentata la proposta dei “Varoufakis bond” con l’obiettivo di ridurre il debito: in pratica le obbligazioni sarebbero indicizzate al Pil greco, in modo da legare la restituzione dei debiti alla crescita.



Professore, che cosa ne pensa dei Varoufakis bond?

Sono delle normali forme di swap, è uno strumento molto comune per le ristrutturazioni. Si trasforma un bond in un altro, e in quel modo si allunga la restituzione dei debiti.

Come vede l’incontro di oggi tra Varoufakis e Schaeuble?

Si stanno annusando, c’è una fase di “sniffing” in corso: tutti stanno mettendo dei paletti e preparando la trattativa.



C’è una chance che si possa trovare una soluzione di compromesso?

Sì, sicuramente.

La Merkel ha detto che non vuole incontrare Tsipras. Fa parte del gioco tra le parti?

È un gioco normale nelle relazioni internazionali e soprattutto in quelle intra-europee che sono un po’ particolari. Ognuno difende la sua posizione iniziale e poi si tratta. Alla fine la Grecia dovrà mollare parecchio. A suo sfavore Tsipras ha il fatto che il suo Paese è disperato, non ha soluzioni tecniche da adottare e il suo programma elettorale è un po’ un “colpo di matto”.

Ci sono anche degli elementi a favore di Tsipras?



A suo favore Tsipras ha il fatto che gli Stati Uniti premono sulla Germania affinché la Grecia non vada a gambe all’aria, e non si schieri dalla parte di russi e cinesi. Poi alla fine un compromesso si troverà. Per ora le due parti preparano le piattaforme negoziali, niente di drammatico insomma.

Il fatto che la Grecia sia ridotta alla disperazione non è paradossalmente un punto a favore di Tsipras?

No, è un punto contro Tsipras. Se il governo greco non darà risposte, non tirerà fuori i soldi e avrà la crisi, si troverà sempre più in difficoltà. È Syriza che rischia di trovarsi con il cerino in mano. Il premier greco ha promesso una serie di cose, un miglioramento della vita dei cittadini, e per mantenere le sue promesse gli mancano 20 miliardi di euro. Tsipras si trova dunque in una situazione di debolezza. Il suo unico punto di forza è che l’America non vuole che la Grecia finisca nelle mani di Russia e Cina.

È uno scenario realistico che la Grecia entri nell’orbita di Mosca?

Certo. Se Atene esce dall’euro, chi le darà l’energia, le materie prime e i prodotti di cui ha bisogno? Evidentemente la Russia. È da due secoli che la Grecia si trova a metà tra Oriente e Occidente, anche la Germania lo sa. D’altra parte la maggioranza dei greci non vuole uscire dall’euro. Il governo di Atene è quindi debolissimo.

 

Lei come valuta l’atteggiamento della Germania?

La Germania sta assumendo nei confronti di Tsipras l’atteggiamento di chi vuole domare un cavallo un po’ idiota. Lo fanno girare un po’ da una parte e un po’ dall’altra, ma l’obiettivo è abituarlo alle redini e alla briglia. Lo lasciano insomma esternare a ruota libera su quelle che sarebbero le sue soluzioni, e poi pian pianino lo riportano all’ordine. Al termine del negoziato Tsipras potrà dire ai suoi elettori di avere ottenuto determinate concessioni, e in cambio la Grecia resterà nei binari dell’Ue, sia pure in modo un po’ più morbido. Il fattore principale comunque è quello geopolitico, non quello economico.

 

Fino a che punto la Grecia potrebbe fare leva su questo fattore per ottenere delle concessioni?

Lo sta già facendo. Ad Atene ci sono i russi da una parte e gli americani dall’altra, e l’unico vantaggio che ha il governo Tsipras dal punto di vista negoziale è che può decidere a chi “vendere” il suo Paese.

 

Fino a che punto si spingerà Syriza?

La “vendita” della Grecia alla Russia potrebbe avvenire in maniera silenziosa. Anche se la conseguenza sarebbe che il governo Tsipras sarebbe rovesciato da un movimento politico alternativo. Atene sa che non può vendersi realmente alla Russia, e quindi gioca per avere l’appoggio americano. Syriza cerca di barcamenarsi e di ottenere “l’elemosina” di Usa e Ue, per dimostrare ai suoi elettori di essere riuscito a fare qualcosa. In cambio mantiene l’alleanza occidentale, anche perché la Grecia non potrebbe uscire dall’euro e dall’Ue e poi restare tranquillamente nella Nato.

 

(Pietro Vernizzi)

Leggi anche

SPY FINANZA/ Quei legami della Grecia con Russia e Cina di cui nessuno parla20 ANNI DI EURO/ Il fallimento europeo che può darci ancora anni di crisiSPY FINANZA/ I conti che costringono Uk e Grecia alla "imprudenza" sul Covid