Un mega-partito politico, una gigantesca banca universale: quale potrà essere il futuro di Facebook, Google, Apple o degli altri campioni della Silicon Valley? . Sorride Chuck Rossi, incrociato fra una mostra e un dibattito all”ultimo New York Encounter. Per il 48enne engineering director del più importante gestore globale di social networking, il futuro è oggi e corre veloce, ma conserva la dimensione umana della ricerca quotidiana. E la next big thing è il frutto evolutivo – non rivoluzionario – del lavoro competitivo (ma nondimeno collaborativo)di migliaia di innovatori come lui nella Silicon Valley. Una regione del pianeta che, conferma Rossi, rimane un gande incubatore di libertà. Rossi, nato a New York nel Bronx e formatosi al Rochester Institute of Technology, ha iniziato all’Ibm, prima di volare in California. lì ha partecipato a due fra le storie di successo pionieristico germinate alle porte di San Francisco: Silicon Graphics e poi VMware Gravity. Dal 2004 il suo cammino professionale ha scalato il management di due big names dell’hi-tech californiano: Google e poi, dal 2008, Facebook, Qui Rossi è oggi in prima linea di Marc Zuckerberg ed è responsabile delle “release” destinate a migliorare il social network che serve oltre un miliardo di persone.



Ibm, Google, Facebook: la leadership tecnologica statunitense ha spesso le sembianze di un monopolista, di Grande Fratello.

La Silicon Valley è essenzialmente un luogo meritocratico. Il successo di un grande gruppo è sempre legato alla capacità delle persone che vi lavorano di offrire ai propri utenti le migliori soluzioni ai loro problemi e alle loro domande. Google o Facebook non sono diventati giganti dal nulla, hanno dovuto misurarsi con iniziative concorrenti. E nella Silicon Valley nessuno si sente mai monopolista o è considerato dagli altri un soggetto dominante in assoluto. Nascono continuamente hungry start -up, imprenditori agguerriti, che puntano a superare i leader del mercato.



Libertà di fare impresa, libertà di lavoro. Negli ultimi tempi dalla Silicon Valley sono rimbalzate polemiche attorno ad accordi segreti fra alcuni grandi gruppi (anzitutto Google e Apple) per non strapparsi reciprocamente tecnici e professionisti. Qual è stata la reazione della comunità?

Siamo stati ovviamente e contrariati e una class action è in corso. L’idea di limitare il mercato delle competenze è qualcosa che va contro quello in cui tutti noi crediamo: la possibilità di crescere professionalmente e personalmente attraverso nuove opportunità offerte a chi ha sviluppato il suo talento. E questo vale soprattutto per i giovani ingegneri e computer scientist che approdano in California. Ma oltre a essere una situazione illegale, ciò rischia di porre freni all’innovazione tecnologica: chiunque cambi azienda porta con sé conoscenze e competenze la cui valorizzazione può essere moltiplicata nel miglioramento complessivo della tecnologia.



La competizione e la ricerca del successo, nello sviluppo e nel marketing di servizi web, resta la regola fondante lla Silicon Valley: può creare problemi alla vita di un professionista e della sua famiglia?

Quando sono arrivato a Google – all’inizio della seconda ondata di espansione della Valley – ho sperimentato un’organizzazione davvero engineer-centric, strutturata attorno ai suoi tecnici, con l’obiettivo di rendere tutti i ritmi della loro vita più produttivi ma anche più divertenti e più appassionanti. La Valley e la rete di aziende e di persone che la abitano diventano il tuo centro sociale e familiare (io ho conosc iuto mia moglie in California).. E’ vero che tu in un certo senso “appartieni” alla tua azienda, ma questo modo integrato di vivere è una delle caratteristiche positive, non negative, della vita nella Silicon Valley: c’è una sinergia culturale forte fra i valori individuali di chi lavora nella compure science e i valori aziendali.

 

Le investigazioni informatiche segrete della National Security Agency e l’atto di “cyberwar” di cui è stata vittima la Sony, probabilmente da parte di hacker nordcoreani, hanno creato nuovi allarmi nell’opinione pubblica sulla sicurezzza del web e sulla possibilità che internet possa diventare un campo di battaglia.

Siamo rimasti tutti scioccati, anche se noi a Facebook abbiamo sofferto di investigazioni meno penetranti che altrove. Larry Page ha comunque espresso chiaramente la linea di Google: non è così che il governo dovrebbe comportarsi. Il compito di tutti non cambia: dedichiamo molte risorse per proteggere a dovere i nostri sistemi e i nostri utenti.

 

(Antonio Quaglio)