C’è molta attesa per le prossime decisioni della Federal Reserve. I “mercati” ribollono e si susseguono le interpretazioni più fantasiose e immaginifiche. La realtà è invece molto più semplice. Non siamo ancora alla soglia del forte rialzo dei tassi d’interesse nordamericani È vero però che con la costante crescita dell’economia Usa la Fed non ha interesse a mantenere ancora a lungo i tassi a livello zero. A giugno certamente si prenderanno mosse che invertiranno la tendenza. Sicuramente gli spread tra Bund e Treasuries sono destinati ad ampliarsi perché la Bce, l’altra protagonista, lenta e in perenne ritardo rispetto ai compiti che lo stesso deflattivo statuto assegna a essa, compra sui mercati titoli governativi europei “a manetta”.



Ci possiamo ragionevolmente attendere un ampio arbitraggio dagli investitori e significativi aggiustamenti sui mercati sulla base di questo andamento. Gli spread tra Bund e Treasuries si amplieranno, dicevo, ma almeno nell’Eurozona l’effetto avrà breve durata. Questo perché la Bce sta comprando titoli governativi sul mercato, con risultati non significativi per la ripresa dell’economia reale, ma immediati per la circolazione monetaria speculativa: rendimenti in forte calo, euro in caduta, appiattimento della curva dei rendimenti e tassi di deflazione in diminuzione. È difficile nuotare controcorrente con un investitore strutturale così forte sul mercato, motivo per cui ci si attende che il primo rialzo negli Usa avrà un impatto durevole sull’Eurozona, provocando il forte calo dei rendimenti e soprattutto la caduta dell’euro che si scontra in tal modo fortemente con gli interessi Usa. 



Si continua con una distonia terribile tra le centrali finanziarie dell’economia capitalistica globale che va di pari passo con la crescente divisione diplomatica e militare tra Usa e Uk con conseguenze che possono essere imprevedibili dal punto di vista del potere mondiale, con la Cina che avanza strategicamente sempre più. Ora è nel Mediterraneo passando per la porta politica – non economica – più fragile, ossia l’Italia, con acquisti di grandi e medie imprese che hanno un significato prima strategico-militare che economico.

Se la Fed proseguirà dopo giugno la sua strategia di aumento dei tassi in presenza della stessa politica della Bce, l’orizzonte anche economico potrebbe diventare più problematico, con gli Usa in tendenziale inflazione e l’Europa in continua deflazione perché io credo che la politica di Qe dell’Eurotower sia destinata all’insuccesso non superando mai le colonne d’Ercole delle banche e non raggiungendo mai le imprese e quindi non alimentando come si dovrebbe la domanda effettiva che sola può rimettere in moto l’economia europea. 



Certo, l’indebolimento dell’euro può rendere accidentata la ripresa nordamericana, ma la domanda essenziale è: tale indebolimento consentirà la ripresa europea e l’uscita dalla stagnazione da deflazione e dalla deflazione che a sua volta produce se non recessione sicuramente stagnazione? I salari nordamericani stanno salendo ed è questo incrocio con l’aumento dei tassi che può generare una prospettiva leggermente inflattiva fondata sull’ampliamento della domanda effettiva che non potrà che favorire l’economia Usa. 

In ogni caso i grandi oligopoli finanziari si sono portati avanti, ossia cercano di anticipare le mosse della Fed e della Bce. Ma ciò che non è andato come doveva è la mancata ripresa europea, che richiama di nuovo forti flussi di capitali dall’Eurozona agli Usa secondo una regia storica che si ripete ciclicamente e che riassesta il sistema di dominio dell’economia mondale sempre a favore degli Usa; anche questa volta checché ne dicano i seguaci dell’ordo-liberalismus che stanno facendo a pezzi l’Europa investire in titoli Usa rende assai di più dell’investire in quelli europei.

È il prezzo pagato per via degli errori della Bce che non ha saputo anticipare la deflazione e ora non riesce a uscirne per i limiti statutari in cui si muove e la debolezza strategica che la sovrasta. Non credo che gli Usa sopportino oltre una situazione che si stabilizzi sul superamento della parità euro e dollaro: se la parità sarà superata aumentando il valore del dollaro, gli Usa interverranno decisamente, ossia cominceranno a vendere dollari sul mercato con conseguenze che saranno veramente imprevedibili.

Non vi è quindi da strillare o da innervosirsi: basta esaminare le cose con calma e onestà intellettuale. Ma questo vuol dire giungere alla conclusione che occorre riprendere a meditare sulla decostruzione di tutto il castello europeo: moneta unica ma liberi stati in poco regolati “mercati”. E poi potremo dormire sonni più tranquilli.

Ma la strada è in salita e il pensiero unico ammorbante per il suo cloroformio è dominante più che mai, nonostante lo choc greco. La storia e tanto meno la storiografia non hanno mai insegnato alcunché agli umani…