In The Doctor’s Dilemma, un noto play di George Bernard Shaw, il protagonista, un medico chirurgo di rango, è a un vero bivio: salvare o non salvare il marito (ammalato di tubercolosi) della propria amante (che lui vorrebbe sposare), utilizzando tecniche di avanguardia rare e costose. Non raccontiamo la conclusione per non fare perdere agli spettatori il gusto della sorpresa.



Un dilemma analogo è quello che affligge il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Giornalisti vicino al Palazzo (in tutti i sensi) hanno diffuso la voce secondo cui, bruciando i tempi e con l’idea di fare un regalo di Pasqua agli italiani, venerdì 3 aprile verrebbe esaminato e approvato il Documento di economia e finanza (Def), base per la Legge di stabilità del prossimo settembre. Tuttavia a far quadrare i conti mancano circa 10 miliardi di euro nel comparto della previdenza.



La strategia del Governo sarebbe infatti quella di mantenere il blocco della perequazioni sulle pensioni in essere e di continuare con i “contributi di solidarietà” degli anni scorsi, rendendoli, se possibile, ancora più pesanti. Tuttavia, in risposta a ricorsi, le Corti dei Conti della Calabria, del Lazio, dell’Emilia-Romagna, del Veneto (nonché di altre Regioni) hanno replicato indignate poiché sono state adottate misure già dichiarate incostituzionali da parte della Consulta in base agli articoli 3, 4, 35, 38,53, 81, 96 e 137 dalla Costituzione Non solo, la Corte dei Conti aggiunge che le misure contrastano con gli articoli 6, 21, 25, 33 e 34 della Convenzione europea sui Diritti dell’uomo e che in materia la Corte di Strasburgo ha già “sentenziato” nel 2013.



In breve, mentre il Palazzo fa pressioni sulla Consulta perché a fine aprile non accolga i ricorsi, la Corte dei Conti taccia il Governo di tracotanza e ignoranza. Due caratteristiche – amava dire Giuseppe Di Vittorio – che vanno quasi sempre a braccetto.

Quindi, in caso di una sentenza favorevole alla legge in vigore e contraria alle posizioni precedenti della Consulta, varie organizzazioni hanno già consultato giuristi per adire alla Corte di Strasburgo. E in parallelo per organizzare una serie di manifestazioni analoghe a quello del gennaio 1995 (che fecero cadere il Governo Berlusconi). Però, più dure, perché l’età mediana degli elettori ha raggiunto i 48 anni (ed è quindi terribilmente interessata alla previdenza) e la maggioranza degli iscritti Cisl e Cgil è composta di pensionati.

Quanto vale la partita sulle pensioni in termini di bilancio? Circa 10 miliardi ove si dovessero restituire (con interessi) i “contributi di solidarietà” e la perequazione del 2015 e non si potesse reiterare la misura nel 2016. Dieci miliardi valgono la pace sociale per un Governo la cui maggioranza al Senato è traballante?

Inoltre, nell’Unione europea è in fase di avanzata redazione una “direttiva” per “europizzare” i sistemi previdenziali e rendere così più agevole la libera circolazione dei lavoratori (ora la totalizzazione dei versamenti in vari Paesi Ue è basata su una rete di accordi bilaterali). Una condanna dalla Corte Costituzionale italiana, e ancora peggio da quella di Strasburgo, renderebbe difficile all’Italia incidere sui contenuti di questa direttiva.