La ripresa dell’economia mondiale è nella migliore situazione anemica, ma aumentare la partecipazione delle donne nel processo produttivo potrebbe cambiare in meglio la situazione. La pensa così Christine Lagarde. Lo dice pure il direttore generale del Fondo monetario internazionale che, in un post riportato dal sito della Cnbc, mostra come una reale parità nella forza lavoro tra uomini e donne aumenterebbe il Pil del 5% negli Stati Uniti, del 9% in Giappone, del 12% negli Emirati arabi uniti e del 34% in Egitto.



Cacchio, se lavorano tante donne quanti uomini, siamo fuori dalla crisi? Macché. Facciamo quattro conti. Nel 2014, in Italia, le persone occupate erano meno del 56% della popolazione tra i 15 e i 64 anni con una distanza marcatissima dall’Unione europea (il 65,5%). Ancora più marcata è la differenza nel tasso di occupazione femminile (il 46%). 



Già, c’è un problema al femminile, non il solo però: a conti fatti da noi ci sta un 10% di occupazione femminile in meno tra le persone occupate, che sono comunque il 9,5% in meno che nel resto dell’Ue. Lì, però, il 34,5% di gente in età da lavoro non lavora.

Giust’appunto non sembra esserci solo il problema dell’occupazione di genere; c’è pure quello degenerato della riduzione dei posti di lavoro tout court. Allora hai voglia a trovare un equilibrio di genere. Equilibrio poi che in economia serve a poco; dentro il ciclo produttivo ancora meno.

Sì, perché, giova rammentarlo, la crescita si fa con la spesa, che siano i maschietti o le femminucce a farla cambia poco. Il problema non sta in chi lavora, ma quanti debbano lavorare perché si abbiano complessivamente a disposizione redditi idonei ad acquistare quanto prodotto per far funzionare il ciclo e generare crescita quindi occupazione.



Maschile e femminile per me pari son! Anzi, faccio l’avvocato del diavolo e da buon maschilista mi tolgo un sassolino dalla scarpa: proprio pari non son. Hanno figli che le distraggono, quando non restano ancora incinte hanno quel fastidioso ciclo; fanno pure le massaie e altro ancora; quando poi possono spendono, oh oh se spendono. Sembra, insomma, non esserci in giro trippa per gatti e non bastano gli auspici del Fmi, così come tentare di fare il lavoro per legge; manco l’Onu può fare granché.

E qui viene il bello: il mercato invece può, basta mandarci proprio quell’altra metà del cielo, magari quella considerevolmente affrancata dal bisogno. Sì quelle sovrappeso, anche quelle che vestono alla moda, finanche quelle che si muovono in Suv. Già, al mercato, dove mostrare quel che fanno e che possono non più fare per poter contrattare, con quelli che offrono, il prezzo di quella spesa altrimenti sospesa. Incassato il quibus per fare nuova spesa torneranno a fare la crescita, et voilà pure l’occupazione, magari pure femminile. Due piccioni con una fava, insomma, non quella dei maschietti però!