La Pasqua ortodossa è la festa che consente alle Chiese autocefale ortodosse di superare i confini nazionali e di riprendere la rotta di un’universalità tra credenti che spesso si dimentica tra le polemiche teologiche e nazionalistiche. Ha assunto un certo significato extra religioso, in questo contesto, la visita di Alexis Tsipras, il leader greco impegnato in una difficile partita su più fronti, con il patriarca russo Kirill. Si è trattato di un incontro riservato su cui sia la stampa russa che quella greca si sono avventurate in mille speculazioni. Del resto nelle stesse ore l’incontro di Tsipras e Vladimir Putin ha lasciato di stucco le diplomazie europee, soprattutto quelle germano teutonico nordiche. Si è parlato tra i due leader di un nuovo accordo per il trasporto di gas che interesserebbe Turchia e Grecia e che assicurerebbe a quest’ultima diritti di passaggio in moneta sonante e che unitamente alla di fatto annunciata sospensione delle sanzioni russe contro i prodotti greci nel campo alimentare sarebbe una boccata di ossigeno per il periclitante bilancio greco.



Di più: Putin si è spinto sino ad auspicare joint ventures in campo agricolo-alimentare con una spregiudicatezza che ha fatto sobbalzare, lo ripeto, i tavoli diplomatici delle schiere di addetti alle relazioni internazionali che abitano gli uffici e gli ufficetti di Strasburgo e Bruxelles. Il tutto ha un significato indubbio e universale. La storia, quella vera, riemerge in Europa. Le fedi religiose segnano un ritorno al buon senso. Il pilota automatico di un capitalismo senza morale di sostegno non può più funzionare e ancora una volta i valori metastorici e metapolitici di una fede monoteista e complessa come l’ortodossia ci ricordano che prima dei trattati suicidi che fissano percentuali insostenibili per i non possessori delle armature dei templari delle fredde acque del nord, prima delle legge, delle sanzioni, esistono valori universali che nei momenti di crisi riemergono. 



Il fatto è che l’Europa dei trattati si sta disfacendo. È un rumore di fondo sordo che continua come quello di un battello che lentamente si inabissa. Inizia, questo moto suicida, dal fianco sud della Nato. È lì che si annidano i pericoli maggiori. Avanzano i nuovi barbari che ammazzano selvaggiamente migliaia e migliaia di poveri palestinesi e decapitano cristiani che resistono nella fede del martirio nelle terre dove il cristianesimo è nato e l’Europa – Regno Unito in testa – dimezza le sue spese militari per rispettare i dettati europei e l’Italia, che dovrebbe assumere compiti di combattimento e non solo di contenimento delle orde dello Stato Islamico in un futuro assai prossimo, non riesce neppure a essere operativa sul fronte nordafricano. 



Fonti certe ci dicono che se dovesse iniziare la necessità di una mobilitazione difensiva e offensiva mirata per difendere i nostri confini solo un terzo dei nostri carri armati potrebbero mettersi in moto. Se siamo in questa situazione quando si parla del tema più spiacevole della vita, ossia della possibile morte in guerra che diventa inevitabile per salvare coloro che altrimenti sarebbero destinati al martirio, immaginatevi cosa potrebbe succedere se la Grecia dichiarasse la sua volontà di lasciare la zona dell’euro! Decisione a cui ineluttabilmente la sta spingendo l’ostracismo tedesco.

Sono rimasto scioccato dalla violenza delle dichiarazioni del socialdemocratico Schulz nei confronti dei greci. Le massaie sono ormai anche alla testa dell’Internazionale socialista che una volta ancora tradisce gli ideali nobilissimi dell’utopia più pura che esista al modo, quella del socialismo comunitario e solidaristico.

In una ripresa europea che non giunge e che spinge – anche per l’alto valore del dollaro – i fiumi d’investimenti finanziari a ritornare nella culla dorata degli Usa, in una ripresa che non arriva, i bagliori di un fuoco che può trasformarsi in falò, mi pare si stiano ampliando sul fianco Sud dell’Europa e quindi della Nato. La questione russa non si è risolta a suo tempo con una nuova Yalta dopo il crollo dell’Urss e ora sta di fatto risolvendosi da sé nel contesto del declino economico e nel disfacimento diplomatico europeo.

La storia non si può eliminare. Ci si può scordare che esista, ma non per lungo tempo. È l’unica realtà che non si può sopprimere con le stock option, i derivati, le regole di bilancio egemonizzate dai più forti e dai più spregevoli: quelli che sempre vincono le battaglie, ma mai le guerre.