Da mercoledì 15 aprile è finalmente disponibile il “famoso” 730 precompilato voluto fortemente dal Governo Renzi, quale introduzione di un nuovo e “rivoluzionario” procedimento di autodenuncia dei redditi rivolta principalmente ai dipendenti e pensionati. Questo sistema, che dovrebbe coinvolgere circa 30 milioni di cittadini, si basa sul fatto che non è più il contribuente, che da solo o mediante un Caf, è chiamato a compilare il proprio modello e trasmetterlo all’Agenzia delle entrate, ma è l’Agenzia stesso che lo mette a disposizione on line. 



Già a partire da questo nasce un forte equivoco: la maggior parte delle persone, soprattutto le più anziane, sono convinte di ricevere il tutto via posta e nessuno ha chiarito che invece tutto avviene entrando nel sito dell’Agenzia mediante pin personale da richiedere via internet. Il modello scaricato contiene i dati personali di ognuno già in possesso dell’Anagrafe Tributaria, tipo i redditi di qualsiasi specie, parenti a carico, gli immobili e i terreni posseduti. Inoltre, si comprendono i dati trasmessi da parte di soggetti terzi (ad esempio banche, assicurazioni ed enti previdenziali) riguardanti mutui, fondi pensione, assicurazioni sulla vita, ecc. Sarà cura dell’intestatario, scaricando l’elaborato via web o con l’aiuto dei Centri di assistenza fiscale, accettarlo così com’è oppure modificarlo, rettificando i dati discordanti contenuti e aggiungendone altri tipo spese mediche, scolastiche, ristrutturazioni edilizie, ecc. 



Ma già sono numerose le disfunzioni notate in questi primi giorni. I servizi telematici dell’Inps hanno scoperto di avere un Pin non adatto al precompilato e così il contribuente pensionato è già disabilitato al servizio. Altresì alcuni utenti che sono riusciti ad accedere all’elaborato via web si sono accorti che nella dichiarazione mancavano alcuni dati che l’Agenzia delle Entrate avrebbe invece dovuto inserire, come il reddito derivante da pensione. La stessa cosa è accaduta con i dati relativi agli interessi passivi del mutuo, che in alcuni casi non sono stati riportati nella dichiarazione e dovranno quindi essere inseriti a mano dal contribuente o dall’intermediario delegato. Sono sbagliati perfino i giorni spettati per la detrazione da lavoro dipendente o da pensione riportati dalla Certificazione Unica. 



Un altro intoppo, cosa che si presupponeva, conoscendo la scarsa attitudine dei vari enti pubblici al web, è la divergenza di linguaggio telematico coi sistemi in possesso della maggior parte degli “internauti”: per fare un esempio, è come se l’informazione ti arrivasse in russo e tu capissi solo l’italiano. Ma la vera notizia è che a oggi non si sa quando si potrà inoltrare il modello corretto o così com’è (si pensa, ma non è ancora certo, agli inizi di maggio). 

Conoscendo, come si suol dire, “i propri polli”, alcuni Caf hanno optato, almeno per quest’anno, per il sistema di raccolta degli scorsi anni, per maggior chiarezza e per accelerare le cose, procedendo poi al confronto tra i propri modelli e quelli ricevuti dal Fisco, così da ovviare i presunti errori previsti. Certamente con l’andare del tempo queste e altre problematiche saranno superate e, nel giro di pochi anni, si procederà correttamente regime. 

Ma la domanda che nasce spontanea è: tutto questo “ambaradan” sarà utile e contribuirà a combattere finalmente il problema cronico italiano dell’evasione fiscale? Secondo quello che si è letto in questi giorni, e ci riferiamo in particolare all’intervista a La Repubblica, concessa dalla Dottoressa Orlandi, direttore dell’Agenzie delle Entrate, che ha usato proclami trionfalistici sulla positività dell’esperimento del “nuovo 730”, parrebbe di sì. A noi ci sembra però, che ci sia poco da esultare e il perché è presto detto:

1) I dipendenti e i pensionati fanno parte di quella fascia di contribuenti che le tasse le pagano e come, venendo trattenuto tutto dalla busta paga o dalla pensione e quindi il margine di evasione è per forza di cose, minimo. Quale maltolto può, ad esempio, risultare dalle detrazioni su spese mediche (il 19% sull’imponibile) o su spese di manutenzione straordinarie edilizie (circa il 50% diviso in 10 anni)?

2) Viene naturale spostare l’obbiettivo su coloro che autodenunciano i propri redditi (professionisti, imprenditori, società e i loro amministratori, ecc.) Lì la possibilità di evasione è super possibile, in quanto il sistema Fisco italiano non ha, o non vuole avere, gli strumenti adeguati e i modi di eludere i tributi dovuti sono immensi e persino a volte colpevolmente tollerati.

3) Malgrado ciò che viene detto, la maggior parte dei contribuenti si rivolgerà sempre più ai Caf, che per fortuna esistono, e tutto il discorso della semplificazione e della trasparenza personale nei rapporti va a farsi benedire (tra l’altro sono come minimo tre le volte che i cittadini dovranno recarsi nei centri fiscali preposti per completare la pratica). Vogliamo dire, che da casa con il proprio p.c. , mantenendo questi sistemi “infernali”, nessuno è e sarà in grado di gestire e operare direttamente, se non dei professionisti, al fine di ottenere un rapporto costruttivo e funzionale con il Fisco. Questo vuol dire che fare il 730 avrà sempre un costo maggiore, perché certamente i Caf, complicando sempre più il loro lavoro, aumenteranno il loro compenso.

Come abbiamo già scritto su queste pagine e non ci stancheremo mai di ribadire, una sola verità: è d’obbligo parlare di complicazione e confusione, piuttosto che semplificazione e trasparenza, e questo il Fisco lo sa. Siamo sempre più convinti che lo Stato si trovi meglio al lavorare nel torbido anziché nel chiaro, essendo purtroppo sempre più impotente ad affrontare e risolvere i suoi problemi economici e di bilancio, il tutto a scapito dei cittadini onesti.