Il caso greco sta destabilizzando l’Eurozona non per l’entità del problema specifico, ma perché segnala che l’Europa, da cinque anni, non è in grado di risolverlo. Molti analisti sottolineano che il caso greco non trova soluzioni perché il progetto europeo non ha più una spinta sufficiente da parte dei governi. Se la costruzione europea fosse ancora un progetto vivo, infatti, la ragione politica troverebbe facilmente soluzioni di compromesso tra il pur irrazionale, ma votato democraticamente, progetto economico del governo nazionalsocialista greco e gli standard dell’Eurozona.



Più tecnicamente, l’architettura europea è incompleta perché le nazioni hanno ceduto a un agente europeo la sovranità economica e, 18 su 28, quella monetaria senza ricevere un ritorno parziale di sovranità in forma di flessibilità specifica nazionale. Inoltre, le nazioni hanno mantenuto la sovranità sul debito, ma la hanno ceduta sui mezzi per ripagarlo, e non hanno avuto una garanzia di sistema sul debito stesso. Ciò ha creato l’aberrazione di debiti nazionali nella stessa moneta, ma con rischio, e quindi costo di rifinanziamento, diverso.



Criticabili quelli che hanno costruito l’euro in tal modo? Il progetto originario assumeva che, proprio perché una moneta unica implica una politica economica integrata e un garante di ultima istanza, i governi, alla fine, avrebbero dovuto accettare una vera integrazione europea per evitare l’implosione dell’euro. Per esempio, in un’Eurozona ideale la Grecia sarebbe un banale problema di piccola area sottosviluppata su cui intervenire con pochi miliardi e il suo debito di 350 miliardi circa sarebbe una frazione irrisoria di quello complessivo dell’intero sistema, garantito dalla Bce.



In sintesi, la Grecia è un problema per l’irrazionalità del suo governo, ma tale problema è amplificato dall’incompletezza dell’eurosistema. C’è speranza che nel futuro vi sia la completezza richiesta? Al momento solo la Bce guidata da Draghi la persegue, ma ostacolato dai governi nazionali che non la vogliono sul piano dell’architettura politica.

Se proiettiamo questo dato la probabilità di buon esito è poca. Ma c’è anche il dato che le euronazioni hanno reagito in modo convergente, Germania compresa, per evitare il collasso dell’euro nel recente passato, pur in modi lenti e indiretti.

Cioè, le nazioni stanno segnalando che non vogliono andare avanti, ma nemmeno indietro. Per questo ritengo che, alla fine, gli europei troveranno un modo per far convivere Grecia ed euro allo scopo di evitarne la dissoluzione, ma solo a un centimetro prima del burrone.

 

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