Addetti ai lavori e non, surfando fra media assortiti, hanno capito al volo che Google è diventata (anche) un gestore di telefonia mobile; mentre hanno capito poco o nulla dell’ennesima rottura (anzi: forse) fra Telecom e Cassa depositi e prestiti sulla possibile alleanza con Metroweb per lo sviluppo della banca larga in Italia. Il fatto è già questo: e fermarcisi può non piacere a quelli che hanno applaudito – o accolto con sollievo – la notizia dell’offensiva dell’antitrust Ue contro “Big G”. Capo d’accusa: posizione dominante nei servizi web.
Meno di vent’anni fa Tim – controllata da Telecom – era il gestore mobile con più alto numero di clienti in Europa, ovviamente concentrati in Italia. Perché quella “posizione dominante” è stata perduta, o meglio sprecata? Perché un motore di ricerca – registrato da due teenager californiani nel settembre 1997 – oggi è accusato di monopolio globale e integra verticalmente anche i servizi di tlc mobile mentre un monopolista nazionale pubblico (allora) è ridotto a un tira e molla con il suo “Stato di riferimento” per una piattaforma nazionale di fibra ottica? Perché La Cassa depositi e prestiti e i suoi fondi strategici (F2i E Fsi) stanno seriamente pensando di negoziare con Vodafone, guidata da un manager italiano e forte in Italia dell’ex Omnitel, primo concorrente privato di Telecom privatizzata?
Rispondere per esteso a questi interrogativi sarebbe lungo, anche se non difficilissimo. Varrebbe riepilogare la storia di Telecom privatizzata (dall’Ipo a favore degli Agnelli, all’Opa di Colaninno, all’intervento di Pirelli fino all’interregno bancario di Telco, all’attuale “terra di mezzo” in cui sta avanzando come “pigliatutto” Vincent Bolloré con Vivendi). Varrebbe ri-raccontare come la seconda licenza mobile fosse stata assegnata all’Olivetti di Carlo De Benedetti, ma venduta a Vodafone proprio per finanziare la “madre di tutte le Opa” su Telecom.
Sarebbe utile rammentare il momento topico della quotazione di eBiscom (la “mamma” della rete Metroweb), culmine della New Economy in Piazza Affari. Sarebbe utile, da ultimo, ricordare che già una decina d’anni dopo l’ora-zero delle privatizzazioni, lo Stato cominciava gradualmente a ripubblicizzare le sue ex aziende, spesso indebolite e quasi mai irrobustite dal passaggio al capitalismo privato.
Ma anche una volta ricostruito e rianalizzato il tutto, il fatto non cambierebbe. Da ieri migliaia di utenti italiani si stanno informando sui nuovi servizi mobile di Google. Anche ieri nessun italiano si è sentito catturare dalla più pallida prospettiva che nell’arco di settimane, mesi o anni, il sistema-Paese (Stato e/o mercato) gli offrirà una “propria” rete di nuova generazione.