«Quella di Renzi con il tesoretto è una mancia elettorale degna di Achille Lauro che regalava la scarpa sinistra prima del voto e prometteva la scarpa destra se fosse stato eletto». Lo afferma il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, dopo che il governo con la risoluzione votata in Parlamento sul Def si è impegnato ad accantonare una somma da 1,6 miliardi. Con un artificio tecnico, si è stato anticipato un importo pari al tesoretto che sarà disponibile da ottobre. In più, Forte ci parla di quella che definisce una “bomba a orologeria” che minaccia il nostro Paese…



Renzi con questo tesoretto sta ripetendo l’operazione del bonus da 80 euro per ottenere più voti?

Sì, è la stessa tattica. Solo che anziché avere a disposizione 10 miliardi di euro ha un miliardo e 600 milioni. Il suo intento è destinare questa somma a spese sociali di carattere permanente e non per investimenti una tantum. Vuole così compiere un’operazione elettorale che accontenti qualcuno e gli porti dei voti in più. In questo Renzi assomiglia al politico e armatore Achille Lauro, che durante le elezioni regalava una scarpa sinistra promettendo la destra in caso di vittoria. Sono mance elettorali, più che manovre con una dignità strutturale. L’anno scorso si giunse sostenere che il bonus da 80 euro serviva a ridurre il costo del lavoro, mentre in realtà aveva come obiettivo quello di aumentare il reddito di una parte dei lavoratori.



Quali conseguenze può avere quest’operazione a livello di bilancio?

Sul bilancio uno 0,1% in più o in meno incide poco. Il problema è che noi abbiamo una bomba a orologeria che sono i 45 miliardi di derivati. Quando si andrà alla scadenza scatteranno clausole, perché saranno pagati con un basso tasso d’interesse, mentre erano stati emessi in una situazione di tasso d’interesse alto. Le situazioni esterne favorevoli dureranno solo per qualche anno, e quindi dobbiamo capitalizzarle al massimo con una crescita ben superiore allo 0,6-0,7% del Pil. Con un bilancio come quello attuale, con una serie di grandi imprese che non fanno investimenti, regolamentazioni che ostacolano occupazione e sviluppo, una tassazione che frena l’edilizia, questo governo riuscirà forse a fatica a pareggiare il bilancio, ma non ci darà la crescita e quindi ci lascerà un peso pericoloso di debito pubblico.



Questi derivati potrebbero essere rinegoziati?

Il problema non è rinegoziare i debiti privati. Abbiamo però un ministero dell’Economia molto carente dal punto di vista della finanza. Non comprende infatti che dovremmo rinegoziare il debito pubblico, allungarne le scadenze approfittando del fatto che ha tassi più alti e prorogarlo nel tempo a tassi più bassi. In alternativa si potrebbe ridurne l’entità di una certa percentuale, dando lo stesso tasso in modo da ridurre il rapporto debito/Pil e mantenere l’onere per interessi. Ciò risolverebbe il problema dei derivati, perché più il debito pubblico è prolungato nel tempo e meno c’è bisogno di un’assicurazione.

 

Nel complesso come valuta la politica economica del governo?

Questo governo non capisce niente né di economia, né di politica. Noi dovremmo avere una politica di sviluppo del Mediterraneo, che è la nostra area di crescita e che fino a due anni fa aveva un enorme potenziale. Federica Mogherini è stata nominata Alto commissario dell’Ue per gli Affari esteri, ma non sta facendo nulla per quando riguarda né la tematica del Mediterraneo, né la crisi russo-ucraina, né la persecuzione dei cristiani.

 

(Pietro Vernizzi)