“La destra liberista di Wolfgang Schauble punta ad asfissiare il governo Tsipras per creare una crisi della sua maggioranza e riportare al potere i conservatori di Antonis Samaras”. Lo afferma il giornalista greco Dimitri Deliolanes, dopo che il Financial Times ha pubblicato un articolo in cui si citano anonimi rappresentanti dell’Ue, inclusi diversi ministri dell’Economia, secondo cui Tsipras dovrebbe mollare la sinistra del suo partito Syriza per allearsi con il Pasok. Ieri intanto il direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde, dopo aver incontrato Yanis Varoufakis, ha annunciato che la Grecia “onorerà il pagamento della tranche di 460 milioni di euro del suo debito con il Fondo il 9 aprile”.



Fino a quando le casse statali della Grecia possono reggere?

Il governo greco finora ha smentito le varie date uscite sulla stampa europea, ma ha riconosciuto che effettivamente c’è un problema di liquidità. Le trattative in corso con l’Euro Working Group devono essere concluse rapidamente e alla fine di queste trattative ci dovrebbe essere un versamento da parte dell’Ue di una quota dei 7,2 miliardi, che è l’ultima tranche del prestito europeo verso la Grecia.



La lista degli impegni con l’Ue può creare a Tsipras dei problemi interni con l’ala sinistra di Syriza?

Gli impegni che il governo greco ha presentato all’Euro Working Group sono attualmente in discussione, e sono in piena continuità con le promesse di Syriza prima delle elezioni. Quindi nessuna misura di austerità e nessuna richiesta di ulteriori prestiti per pagare i debiti pregressi. Insomma, non c’è alcun problema o frattura né all’interno del governo, né all’interno di Syriza.

Per il Financial Times, Tsipras dovrebbe mollare l’ala più a sinistra per allearsi con il Pasok. Ciò non equivarrebbe a cambiare il programma di Syriza?



L’obiettivo è esattamente questo, ed è un’idiozia bella e buona. Ciò che emerge è un’immagine della politica europea piuttosto incapace e di basso livello, con un’uscita degna di politici di provincia. Già prima delle elezioni, tutti gli inviati dei media in Grecia erano convinti che la vittoria di Tsipras non sarebbe stata preoccupante per la politica dell’Europa perché comunque dopo il voto si sarebbe alleato con il partito To Potami. Peccato che si trattasse di un’ipotesi che in Grecia nessuno prendeva in considerazione. L’idea che ci sta dietro è che la democrazia non porta da nessuna parte, ma che sono i mercati che decidono. Espressione dei mercati sono le centrali della Commissione Ue, che pretendono di stabilire quale sarà la coalizione che governerà ad Atene.

Ci sono pressioni per un cambiamento del governo greco?

Sì. Il progetto della destra liberista di Schauble è quello dell’“asfissia”. Si mira a riconoscere formalmente la legittimità del governo Tsipras, ma nel frattempo a stringere il cordone della borsa e a non sganciare un solo euro. Ciò creerà dei problemi al governo greco, perché lo si porterà verso una condizione di asfissia, ponendo le premesse per una crisi politica all’interno della maggioranza. Si punta così a tornare al voto nella speranza che la destra di Samaras ne esca vittoriosa. È un progetto dal quale emerge ancora una volta la pochezza politica e la disperazione della classe politica europea.

 

Lei come interpreta il viaggio del ministro Yanis Varoufakis a Washington?

Con gli Usa la Grecia ha un rapporto di collaborazione molto stretto, ma anche di identità di vedute rispetto alle scelte di politica economica. Non è un segreto che tra Syriza e Washington ci siano molti contatti, non da ultimo per il fatto che Varoufakis ha insegnato a lungo all’Università del Texas.

 

Intanto però domani Tsipras volerà a Mosca. Che idea c’è dietro a questa strategia?

È già stato annunciato che una ventina di grandi industrie agroalimentari greche saranno esonerate dalle controsanzioni che Mosca ha applicato ai Paesi Ue. Per l’economia greca ciò rappresenta un fatto molto positivo, ed è una strada che dovrebbe seguire anche l’Italia nei suoi rapporti con la Russia. Il viaggio di Tsipras non rappresenta un preludio verso un ribaltamento delle alleanze, ma del resto la stessa Mosca non sta chiedendo che la Grecia esca da Ue e Nato.

 

Di che cosa è segno quindi?

Indica piuttosto la strada di un rapporto diverso con la Russia rispetto a quello tracciato dai falchi della Nato. Su questo la Grecia è sempre stata critica, anche il precedente governo di Samaras, nonostante la sua totale subalternità verso la Germania, si era permesso di esprimere dei timidi dissensi verso la politica Ue in Ucraina. Quello di Tsipras non è un annuncio di rovesciamento delle alleanze, ma esprime la necessità che l’Ue cambi atteggiamento nei confronti della crisi ucraina e della Russia.

 

(Pietro Vernizzi)

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