È stato avviato oggi l’esame del Def che sarà approvato venerdì. Così ha dichiarato il premier Matteo Renzi alla fine del cdm. “Non ci sono tagli e non c’e’ aumento delle tasse. Da quando siamo al governo l’operazione costante è di riduzione delle tasse”, ha chiarito Renzi. “Abbiamo disattivato 3 miliardi di clausole che avevano previsto i governi precedenti”. Il DEF, acronimo di Documento di Economia e Finanza, è un documento dell’attuazione della strategia pubblica economica e finanziaria dell’Italia, ovvero il governo deve rispettare i vincoli di bilancio, riuscendo a rientrare nei limiti dichiarati. Il documento, istituito con la legge numero 39 del 7 aprile 2011, fu introdotto dall’ex Governo Berlusconi. Precedentemente il DEF era chiamato DPEF, Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, e fu appunto introdotto nel 2011, ed aveva lo stesso valore di oggi, ovvero rappresentava il principale strumento di programmazione del bilancio e della finanza pubblica. In realtà il Dpef esiste sin dal 1988 e successivamente venne modificato come DEF. Il documento definisce le strategie di bilancio nella prima metà dell’anno sotto il coordinamento delle istituzioni europee, infatti esso rappresenta il punto d’incontro tra la politica nazionale e l’Unione Europea. Il DEF va presentato dal Governo al Parlamento entro il 10 aprile di ogni anno ed è suddiviso in tre macroparti. La prima parte riguarda il programma di stabilità del paese. La seconda è incentrata sull’analisi delle finalità della finanza pubblica e nella terza viene steso il programma nazionale delle riforme da attuare. Nella prima sezione del Documento di Economia e Finanza, il programma di stabilità fa riferimento agli obiettivi finanziari che il governo si prefissa per il triennio successivo. Nella prima parte sono molteplici gli argomenti che vengono trattati. L’aggiornamento di tutte le previsioni che si sono allontanate o hanno rispettato i limiti posti dalla programmazione precedente. Si analizzano, anche in questa macroparte, le evoluzioni dell’economica e della finanza del paese dell’anno attuale e nel caso dell’Italia, per ogni singolo anno, anche le previsioni macroeconomiche. Si analizzano anche gli andamenti del mercato, dei conti all’estero e del lavoro. Sempre della prima sezione emergono le previsioni sui conti economici e sulle amministrazioni pubbliche. Gli obiettivi per ogni anno, il resoconto del Prodotto Interno Lordo citato dalla manovra e il saldo in cassa, fanno anche parte della programmazione stabilita. Nella seconda parte, sezione riguardante l’analisi della finanza pubblica, fanno parte le analisi dei conti di cassa ed economici del saldo dello Stato e tutte le modalità di copertura in rifermento agli obiettivi prefissati nel DEF precedente. Nella terza sezione, riguardante la stesura del programma nazionale delle riforme da attuare, lo Stato evidenzia: le priorità, i programmi, gli equilibri economici e le riforme già avviate nel paese. Il Documento di Economia e Finanza deve esser presentato dal governo in aula affinché sia approvato dal Consiglio dei Ministri e votato entro il 30 giugno dal Parlamento Italiano. Il governo durante le settimane tra la presentazione del DEF e il voto che lo confermerà, deve trovare la squadra che porterà a termine gli obiettivi prefissi nel documento in questione. Il DEF deve essere anche approvato dal Parlamento dell’Unione Europea che, dopo averlo analizzato e studiato, deve esporsi affinché venga definitivamente approvato. Il DEF del 2015 sarà prefisso dal Governo Renzi, Governo che si impegnerà a rispettare i termini ed a evitare l’aumento dell’Iva che rappresenta una esponenziale cifra, che in tre anni, comporterebbe un costo di 842 euro ad ogni famiglia. Nel DEF del Governo Renzi si parla di un taglio di dieci miliardi della spesa pubblica. Negli ultimi anni in Italia i DEF però non sono riusciti a rispettare i termini. Ad esempio nel DEF del 2014 del Governo Monti, le previsioni erano che il Prodotto Interno Lordo sarebbe cresciuto all’1,3%, il rapporto Deficit-Pil sarebbe sceso a -1,8% e il rapporto Debito-Pil sarebbe stato al 129%. Durante il Governo Letta il Pil sarebbe stato al +1,1%, il rapporto Deficit-Pil al -2,5% e quello Deficit-Pil 132,8%. E infine, nel Governo Renzi il Pil è salito appena dello 0,8%, il rapporto Deficit-Pil è tra -2,5 e -26% e quello Debito-Pil oltre il 133%.



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