Ad agosto il governo restituirà mediamente 500 euro una tantum a 3,7 milioni di pensionati sotto i 3.200 euro lordi al mese. È la decisione di Matteo Renzi dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni per il 2012-2013 stabilito a suo tempo dal governo Monti. Con quello è che già stato ribattezzato il “bonus Poletti”, i pensionati avranno dai 750 ai 278 euro al crescere dell’importo della pensione. Con poco più di 2 miliardi di euro, Renzi riuscirà a rimborsare circa 3,7 milioni di pensionati. Il Premier ha spiegato che non avranno nulla i rimanenti 650mila, che percepiscono più di 3.200 euro mensili. Restano almeno due nodi irrisolti: in primo luogo non si capisce se questo è un acconto o se Renzi considera con i 500 euro chiusa la partita dei rimborsi; inoltre, ha parlato di un totale di 4,3 milioni di pensionati coinvolti dal blocco delle indicizzazioni, mentre per Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università di Milano-Bicocca, essi sarebbero 4,8 milioni. Proprio con Arrigo abbiamo fatto il punto della situazione.



Professore, perché il numero dei pensionati totali indicati da Renzi diverge da quello calcolato da lei?

Una spiegazione parziale ma non esaustiva può essere che si fa riferimento ora al numero dei pensionati e ora a quello delle pensioni: in Italia almeno un terzo dei pensionati ha almeno due pensioni. Inizialmente i giornali parlavano addirittura di 6 milioni di pensionati interessati dal provvedimento della Corte. Mentre dai miei calcoli i pensionati coinvolti dal provvedimento del 2011 sono stati 4,8 milioni. Questo dato non tiene conto però di quei pensionati che sono incappati nel blocco per via del cumulo di più assegni. Pensionati cioè la cui pensione singolarmente presa non avrebbe superato il limite di 1.450 euro, ma che lo supera grazie alla somma. La mia è dunque una stima prudenziale, perché tiene conto solo delle pensioni la cui indicizzazione è stata bloccata in quanto superavano il limite singolarmente.



Lei che cosa ne pensa complessivamente di questa idea del bonus Poletti?

I 500 euro rispondono a un’esigenza di comunicazione verso gli interessati, ma non risolvono i problemi giuridici a monte. Per la Corte costituzionale quel meccanismo di deindicizzazione non andava bene. Ora si aprono due strade. La prima è reindicizzare tutto, ma ciò costerebbe 18 miliardi di euro netti nei quattro anni tra 2012 e 2015. L’alternativa è osservare che la Corte ha cancellato quella regola, ha detto che quel modo di deindicizzare non andava bene ma non ha affermato che qualsiasi altro modo di farlo sarebbe stato illegittimo, e quindi noi lo sostituiamo con un altro. Cioè specifichiamo che cosa tra il 2012 e il 2013 debba essere deindicizzato e come.



Renzi sembra però avere deciso di seguire una terza strada…

Renzi si è limitato ad affermare che restituirà 500 euro ai pensionati, ma non ha spiegato quale indicizzazione resta in vigore. Cancellando quella norma, la Corte costituzionale cancella quella regola per tutti. Se non si introduce una nuova deindicizzazione che sia costituzionalmente ineccepibile, vigono le regole pregresse e quindi ci sarà un onere per le casse pubbliche stimabile in 18 miliardi in quattro anni. Questa cifra per il governo non è sostenibile, e quindi occorre esplicitare una diversa deindicizzazione che sostituisca quella di Monti.

Insomma, resta un vuoto normativo?

La promessa di restituire 500 euro a 3,7 milioni di pensionati si propone di applicare una nuova regola che per il momento non c’è. Un pensionato però vorrebbe giustamente sapere a quanto ammonta il suo assegno. Dopo di che il governo potrebbe inserire una nuova regola, ma riconoscere di non avere i soldi necessari per pagare la differenza. Un conto è la competenza, cioè il calcolo corretto della somma da pagare, un altro è il suo pagamento che può anche essere differito.

 

Renzi ha rovesciato l’ordine che andava seguito?

Prima dovrebbe venire la regola, poi la quantificazione del dovuto ai pensionati e quindi la specificazione del tempo in cui quel dovuto sarà erogato. Il problema però è che Renzi è partito dal fondo. Un pensionato potrebbe dire a Renzi: “Gli arretrati me li puoi dare quando vuoi, ma il mese prossimo voglio ricevere una pensione coerente con la nuova regola”. Ma quale sia questa nuova regola non si sa. E non si capisce neanche se sia un anticipo così uno va a farsi le vacanze, se saranno restituite altre somme o se con questi 500 euro Renzi si propone di chiudere la partita.

 

Ora i pensionati potrebbero fare un nuovo ricorso e finire ancora davanti alla Consulta?

Il rischio c’è, soprattutto se non è chiarita la nuova regola con cui sarà calcolata l’indicizzazione. Se le pensioni attuali restano invariate, Renzi non sta rispettando la sentenza della Corte. Il fatto che la deindicizzazione fosse incostituzionale significa che in qualche modo quelle pensioni devono ritornare a essere indicizzate. Per indicizzarle serve una regola, e se non si esprime nessuna regola nuova resta in vigore quella che precedeva l’intervento di Monti. Nel momento in cui il provvedimento del governo non è scritto bene, presta il fianco a nuovi ricorsi. L’approccio deve essere innanzitutto giuridico, dopo di che l’aspetto economico è una conseguenza.

 

Intanto Renzi dove troverà i 2 miliardi di euro che gli servono per dare 500 euro ai pensionati?

Si utilizzerà in primo luogo il tesoretto da 1,6 miliardi. Restano da trovare altri 400 milioni, ma come diceva Bruno Visentini, ex ministro negli anni ’70 e ‘80, un buon ministro delle Finanze ha sempre 100 miliardi di lire che può destinare discrezionalmente a un obiettivo piuttosto che a un altro nel caso in cui ci sia un’esigenza. Resta il fatto che il tesoretto, che inizialmente avrebbe dovuto essere utilizzato per i più poveri, andrà al 20% delle pensioni più alte. Di fatto quindi l’incostituzionalità dichiarata dalla Corte produce una redistribuzione al contrario.

 

(Pietro Vernizzi)