Sono Considerazioni finali “notevoli” quelle pronunciate ieri dal Governatore Ignazio Visco. Lo dice Rocco Corigliano, professore di economia degli intermediari finanziari all’Università di Bologna e – fra l’altro – consigliere d’amministrazione della Fondazione Cariplo. “La Banca d’Italia – sottolinea – ha voluto rivendicare un proprio ruolo di natura politico-istituzionale: in particolare nello sviluppo dei processi applicativi delle nuove regole di vigilanza. Il Governatore conferma agli altri attori di voler fare per intero la propria parte nel difendere gli interessi nazionali: è un segnale importante ed è augurabile che le altre componenti del sistema-Paese ne comprendano l’impegno e lo seguano”.



Professore, Ignazio Visco ha parlato molto di Europa…

Non è sorprendente, soprattutto dopo i recenti esiti elettorali in Gran Bretagna, Spagna e soprattutto Polonia e dopo l’ennesima impasse fra Ue e Grecia. Non è con meno Europa che, soprattutto i paesi-membri meno forti della Ue, possono pensare di superare le crisi. Ci vuole invece più Europa e Visco è stato preciso nel guardare a “meccanismi di stabilizzazione automatica”: cioè a una politica di bilancio veramente comunitaria, che integri e rafforzi l’Unione monetaria, quella bancaria, quella del mercato dei capitali. E ha fatto bene il Governatore ad affermare che anche nel recente varo del “quantitative easing” da parte della Bce, sarebbe stata preferibile una maggiore ed effettiva condivisione dei rischi finanziari all’interno dell’eurozona.



Una parte rilevante delle Considerazioni è stata riservata alla situazione delle banche italiane: con quali indicazioni?

Il Governatore ha preso atto in modo realistico e costruttivo della riforma delle Banche Popolari varata dal Governo. Si è trattato di un intervento atteso e per molti versi non rinviabile: le Popolari rappresentano un’infrastruttura finanziaria di primo livello nell’Azienda-Italia e non possono non crescere, anzitutto sul piano dimensionale. Analogo si è mostrato del resto l’approccio della Vigilanza verso le Fondazioni e le Banche di Credito cooperativo. Visco ha espresso soddisfazione e incoraggiamento per i cammini di autoriforma che le Fondazioni hanno da poco concluso e le Bcc stanno invece percorrendo. Gli enti, rispondendo alle attese del Tesoro, hanno siglato un protocollo che promuove l’allentameno dei legami con le banche conferitarie e la diversificazione dei patrimoni in funzione anti-rischio. Il Credito cooperativo stesso, hanno ricordato le Considerazioni finali, ha un punto di forza nell’operatività territoriale, ma anche di debolezza per la concentrazione del rischio creditizio. In ogni caso è parso evidente a tutti come il Governatore chieda all’intero sistema un cambio di passo nel consolidamento interno, nel rafforzamento sostanziale di tutte le aziende bancarie italiane.



Quella delle aggregazioni è la via maestra?

Visco sul questo è stato molto chiaro, anche nel fornire alcune “istruzioni per l’uso”. Le aggregazioni fra banche, ha ricordato, non hanno esiti “scontati”. Funzionano veramente quelle che conseguono reali miglioramenti nell’efficienza operativa. E il Governatore si è preoccupato di precisare i versanti rilevanti. Razionalizzazione di reti di sportelli divenute estese e talora ridondanti; maggior dimensione come volano di investimenti in tecnologia innovativa; modernizzazione dei processi di valutazione e controllo del rischio: è questo che una buona fusione bancaria deve generare. E’ chiaro che merger dominati dalle sole ragioni della Borsa alla Vigilanza interessano poco. E’ per questo che – ed è una notazione personale – mai come in questa fase sarebbe utile una qualche forma di regìa del riassetto bancario, non solo in Italia.

 

Le autorità monetarie chiedono impegni forti alle banche, ma quale impegno istituzionale possono offrire?

Ieri il Governatore ha mostrato una determinazione niente affatto di routine nel chiedere “flessibilità” nello sviluppo progressivo dei nuovi standard di supervisione dell’unione bancaria. Esattamente come il presidente della Bce, Mario Draghi, ha convinto i colleghi europei a misure monetarie non convenzionali per perseguire gli obiettivi strategici dell’Unione economico-monetaria, Visco ha spiegato molto bene come il rilancio del credito in Europa – soprattutto a beneficio della vasta piattaforma delle piccole e medie imprese – necessita un’adozione intelligente, non rozza e rigida, dei nuovi sistemi di vigilanza internazionali. Anche il Governatore italiano, tuttavia, ha un suo personale “compito a casa” per i prossimi mesi.

 

Quale?

Dare la spinta finale alla creazione di una bad bank per il sistema italiano. Non è immaginabile che le banche italiane – gravate a livello aggregato dal 18% di bad loans – riespandano i loro portafogli creditizi senza il varo di misure di gestione speciale dei crediti problematici. La bad bank italiana si può fare, si deve fare: presto.