I responsabili del Brussels Group e il governo di Atene hanno ripreso ieri i negoziati. La richiesta della Grecia è quella di trovare al più presto una soluzione per tutte le questioni senza però rinunciare alle cosiddette “linee rosse” stabilite dal premier Alexis Tsipras. Intanto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha gettato acqua sul fuoco per quanto riguarda i possibili rischi di contagio in conseguenza di un default greco, spiegando che potrebbe causare “qualche problema sui mercati, ma non sono assolutamente preoccupato per l’Italia: l’Italia è molto solida, lo spread potrebbe salire ma per un periodo di tempo breve, troppo breve per impattare sul debito”. Mentre Giampaolo Galli, ex responsabile economico di Confindustria e parlamentare del Pd, ha lanciato una proposta su Twitter: “Tassiamoci per aiutare i greci a restituire il proprio debito”. Ne abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma.



Secondo lei, si troverà un accordo sul debito greco?

Tanto la Grecia quanto l’Ue hanno molto da perdere se non si realizza l’accordo. Entrambe le parti stanno però tirando molto la corda perché vogliono condizioni più favorevoli. Come giustamente ha scritto nell’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il ministro greco dell’Economia, Yanis Varoufakis, la Grecia ha ragione a chiedere un surplus di bilancio che non sia esagerato e che non riproduca nuovamente austerità e recessione.



Come ritiene che vada risolta la questione?

L’Ue dovrebbe fare un salto di qualità e optare per un accordo più generoso. Bisogna tenere conto del fatto che quelle della Grecia sono condizioni eccezionali e non facilmente riproducibili dagli altri Paesi. Non c’è nessun motivo per temere che se facciamo queste concessioni ad Atene, poi anche altri Paesi possano chiederle. Bisogna vincolare queste aperture alle condizioni particolari della Grecia che ha perso più di un quarto del Pil con conseguenze drammatiche per l’intera economia nazionale.

Alla fine che cosa accadrà?

Proprio perché tanto la Grecia quanto l’Ue hanno troppo da temere se non si trovasse un’intesa, alla fine l’accordo ci sarà. Il governo di Atene non vuole la fuga agli sportelli e l’inflazione alle stelle, e dall’altra l’Ue teme che tutto ciò possa rendere l’euro meno stabile e sicuro.



Il ministro Padoan ha detto: “Non sono assolutamente preoccupato per l’Italia” nel caso di un default greco. È d’accordo con lui?

È senz’altro come dice Padoan, l’Italia non ha molto da temere. È vero che siamo esposti per 40 miliardi di euro, una cifra pari al 2% del Pil, ma sappiamo anche che il nostro Paese è sotto l’ombrello del Quantitative easing, e quindi in una situazione completamente diversa rispetto al 2011. L’Italia ha inoltre un rapporto debito/Pil che tende alla stabilità, e che soprattutto potrà migliorare tantissimo se continueranno condizioni minime di Quantitative easing.

 

Draghi è in grado di tenerci al sicuro da ogni rischio di contagio?

Sì, il presidente della Banca centrale europea ha tutte le munizioni per poter ottenere questo risultato e tenerci quindi al sicuro.

 

Allora ha sbagliato Ignazio Visco quando riferendosi alla Grecia ha parlato di “tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti”?

È giusto temere le possibili conseguenze di un default greco, ma non penso che si possano verificare dei grossi terremoti. Prima del Quantitative easing i rischi c’erano, ma dopo che la Bce ha deciso di intervenire ritengo che non succederebbe nulla.

 

Giampaolo Galli (Pd) ha proposto: “Tassiamoci per aiutare i greci a restituire il proprio debito”. Che cosa ne pensa?

La questione non è tassarci, bensì riconoscere le condizioni eccezionali della Grecia. Chi deve fare un passo avanti è l’Ue. E chiaro che le concessioni ad Atene avranno un costo per la stessa Italia, ma nel medio termine facendo ripartire il Paese ci saranno benefici anche per noi.

 

(Pietro Vernizzi)

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