«La vera posta in gioco di questa partita sono gli interessi di banche e grandi gruppi assicurativi, il cui fantoccio ed esecutore passivo oggi è Matteo Renzi come lo era stato Mario Monti prima di lui». Lo afferma Alberto Bagnai, professore di Politica economica all’Università G. D’Annunzio di Pescara, a proposito della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco della perequazione delle pensioni. Per il professor Bagnai, «si vogliono trasferire al settore finanziario privato tutte le risorse che lo Stato intermedia, con un sistema sul modello degli Usa dove se non godi di forme di previdenza privata sei un morto che cammina». Il vero problema quindi «non è il debito pubblico, che non rappresenta un pericolo per le giovani generazioni come vuole farci credere la Bce, ma il fatto che tutte le ricette economiche della Commissione Ue hanno portato a un impoverimento complessivo».



Professore, che cosa ne pensa della sentenza della Corte costituzionale?

La Consulta ha bocciato un provvedimento legislativo fatto male perché scritto in fretta sulla base di una logica dell’emergenza che ci era stata importa dalla Bce, ma che la stessa Commissione Ue aveva sconfessato quasi subito dopo. Questo vero e proprio “pasticcio” è il frutto della lettera della Bce dell’agosto 2011. A settembre 2012 la Commissione Ue pubblicò un rapporto ufficiale dicendo che l’Italia non aveva mai, in nessun anno della crisi, avuto un problema di sostenibilità delle finanze pubbliche di breve periodo. Gli italiani dovrebbero chiedere alla Commissione Ue: “Che cosa esattamente vuoi da noi quando ci imponi dei provvedimenti che si basano su diagnosi che tu stessa smentisci, e che oggi sono considerati nocivi da tutti gli economisti?”.



A questo punto però che cosa può fare il governo Renzi?

Le risorse andranno trovate. Questo è un problema del governo il quale aveva appena fatto la solita roboante dichiarazione sul tesoretto. Ma è proprio l’approccio filosofico a essere sbagliato. Grazie a Monti, che aveva introdotto il blocco delle perequazioni, lo Stato italiano si è trovato a fronteggiare un’esplosione del debito pubblico. I soldi circolano e in questo modo sono una spesa per un soggetto e automaticamente fonte di reddito per un altro. La Commissione Ue, il cui scopo è distruggere lo Stato sociale nei Paesi del Sud, non ha tenuto conto del fatto che la spesa pensionistica era reddito per gli anziani e quindi a sua volta fonte di consumi e domanda interna.



La sentenza della Consulta potrebbe provocare una nuova recessione?

Il governo italiano non sarebbe riuscito in nessun caso a raggiungere gli obiettivi che si era prefisso. La crescita dello 0,6% che ci si aspettava per quest’anno è interamente dovuta al calo del prezzo del petrolio che già sta manifestando di voler cominciare a crescere di nuovo. Quindi non ci sarebbero state in ogni caso né crescita né entrate fiscali né rispetto degli obiettivi europei. Come per magia arriva una sentenza che consente di dare la colpa del fallimento a un evento esogeno e ai pensionati. Non le pare un deus ex machina che risolve tanti problemi del nostro governo? A me sinceramente sì.

Proprio per non bloccare la crescita, il governo potrebbe rifiutarsi di adottare altre misure e lasciare il buco scoperto?

Bisogna chiederlo a quei Paesi Ue come Spagna e Francia che hanno buchi di bilancio molto più ampi dei nostri e continuano a tenerseli, ignorando il vincolo del 3%. Il rispetto del 3% è stata un’idea renziana, e adesso spetta al premier trovare i mezzi per risolvere il problema. Quanto all’Ue, noi continuiamo a farci dare lezioni da un organismo che ha fallito tutti i suoi obiettivi e che ha portato la zona più florida dell’economia mondiale sull’orlo della crisi più catastrofica della storia. Vorrei sapere che consigli ci devono dare questi incompetenti, che sono quelli a causa dei quali l’Eurozona è l’unica macroregione dell’economia mondiale a non avere ancora recuperato il livello di reddito del 2007.

 

Creare un buco per pagare le pensioni non significa finire per gravare sulle giovani generazioni?

Questo è il modo in cui gli organi di stampa mainstream e le organizzazioni multilaterali cercano di impostare il problema, cioè come una guerra tra l’egoismo dei vecchi e le speranze dei giovani. È però una guerra tra poveri dove chi vince è il grande capitale. Lo scopo del gioco è trasferire al settore finanziario privato tutte le risorse che lo Stato intermedia. Si vuole andare verso un’americanizzazione della società europea, con un modello in cui se non godi di forme di previdenza privata sei un “morto che cammina”.

 

Che cosa c’entra questo obiettivo con il “conflitto generazionale”?

Per rendere questo gioco politicamente accettabile da parte di quanti ne saranno le vittime, cioè i giovani, si dà tutta la colpa all’egoismo degli anziani. Le banche e i grandi gruppi assicurativi fanno i loro interessi, ma il problema è che trovano un esecutore passivo e un fantoccio in Matteo Renzi. Ora però il governo, nel raschiare il fondo del barile, non sta più toccando gli interessi di poveracci privi di cultura e di strumenti per reagire. La sentenza della Corte costituzionale viene da ricorsi presentati da due associazioni di categoria di manager. Nel momento in cui la politica inizia ad “attaccare” fasce sociali più alte, queste reagiscono e si va a esiti come quelli che abbiamo sotto gli occhi.

 

(Pietro Vernizzi)