«Le risposte alla crisi geopolitica possono arrivare dando più spazio all’economia. La Russia oggi si sta rimettendo in carreggiata, il rublo è stabile e i suoi fondamentali sono forti: presto a Mosca la domanda di made in Italy tornerà a correte e le nostre imprese devono continuare a creare quel che il presidente Putin ha definito “un rapporto speciale tra Italia e Russia”». Lo ha detto oggi a Firenze Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e anche dell’Associazione Conoscere Eurasia, in apertura del Seminario italo-russo organizzato dalla stessa organizzazione presieduta da Fallico e dal Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo in collaborazione con Intesa San Paolo e Banca Intesa Russia.
Il seminario è stata un ottimo occasione di riprendere e consolidare i rapporti prevalentemente commerciali ma anche strategici tra Italia e Russia, specie dopo le parole di Vladimir Putin in visita ieri in Italia. Il presidente russo ha infatti affermato esplicitamente l’intenzione di continuare nel rapporto speciale con l’Italia instaurato da anni e che vede più di 400 aziende italiane operanti sul suolo russo, ma nello stesso tempo ha evidentemente lamentato il peso delle sanzioni affermando che purtroppo queste si ripercuotono anche sui rapporti commerciali con i partners, Italia in primis. Nella conferenza stampa assieme a Matteo Renzi, ma anche in una recente intervista, Putin ha ricordato come i rapporti tra i due paesi sono sempre stati privilegiati sia economicamente che politicamente, «l’Italia ha infatti dato un contributo notevole allo sviluppo del dialogo tra la Russia e l’Europa e anche con la Nato in generale». Fallico ha posto all’attenzione della platea di Firenze queste recenti parole di Putin, affermando che finalmente anche il sistema informativo italiano ha potuto riscontrare direttamente con il capo del Cremlino la sua volontà costruttiva che non lascia spazio ad interpretazioni violente e minaccianti guerra nei confronti dell’Europa e del nostro Paese.
«Le tensioni geopolitiche del 2014 sfociate nelle sanzioni e conseguenti contro sanzioni hanno generato un arretramento pesante delle bilance commerciali “Europa-Russia” e “Italia-Russia”. In un solo anno nel nostro Paese si sono persi 5,3 miliardi di euro di interscambio, con gravi ripercussioni sulle aziende italiane che avevano visto nella Federazione Russa uno dei Paesi più strategici per lo sviluppo del business». Il messaggio espresso da Fallico è chiaro e si allinea con le ultime dichiarazioni di Renzi e Putin: non si può perdere altro tempo ancora, i rapporti commerciali e gli scambi devono riprendere altrimenti ci perdono tutti, ma per farlo le sanzioni vanno attenuate se non addirittura azzerate. In questo senso, sono state ricordate nel seminario svoltosi oggi a Firenze le nette parole del n.1 di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Il problema delle sanzioni è di tutte le aziende del Paese; un alleggerimento o un’eliminazione potrebbe dare un contributo a incrementare le nostre esportazioni». I numeri dell’ultimo biennio sono inquietanti per quanto riguarda gli scambi con la Russia, di certo dunque l’Italia rimane il paese più interessato a risolvere la problematica sanzioni: il dato nazionale presentato al seminario parla di un -11,6% rispetto al 2013 dell’export a Mosca. Presente alle discussioni, è intervenuto il direttore regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna Intesa San Paolo Pierluigi Monceri che ha mostrato dei dati Istat riguardo alla Toscana allarmanti. L’export toscano verso la Russia è sceso del 14,8%, peggio della media nazionale, per una perdita complessiva di circa 90 milioni di euro rispetto al 2013, con i cali più vistosi nel settore manifatturiero (diminuito di oltre il 15%) e in quello agricolo che perde oltre il 50% rispetto all’anno precedente. In controtendenza invece la bilancia commerciale che ha chiuso in positivo del 37,3%, sempre secondo Istat, col guadagno netto di 1,1 mld di euro; questo è potuto avvenire grazie alle importazioni dalla Russia (+260% rispetto al 2013) di prodotti minerali, metalli e attività manifatturiere.
Il presidente Fallico si ritiene convinto che l’economia debba realmente costringere i governi a riconoscere i veri interessi delle nazioni, «senza lasciarci influenzare da un’impasse che riguarda solo una piccola parte del nostro export verso Mosca. È il momento di resettare quanto accaduto nell’ultimo anno e ripartire dall’incontro di Renzi e Putin di ieri, dai 31mld di interscambio segnati a fine 2013 (il 66% in più rispetto a 4 anni prima) e dai grandi progetti eurasiatici, come quello da centinaia di miliardi di euro sulla Via della Seta che sarà realizzato assieme a Cina e Unione Euroasiatica e prevede la costruzione della cintura economica lunga 8mila chilometri e costituita da itinerari terrestri, marittimi e fluviali».
Non va dimenticato, come ha affermato sempre ieri Putin nel suo rapido tour italico, che nonostante la crisi del 2014 quasi un milione di turisti russi sono stati in Italia dove hanno speso circa 1 miliardo di euro e che tutto ciò crea rapporti ancora più speciali tra i due Paesi. Quest’asse non può andare abbandonata richiedono molti addetti ai lavori a gran voce e allora acquisisce ancora più rilevanza l’invito finale di Antonio Fallico: «In questo scenario economico fatto di numeri negativi è necessario continuare a ribadire con fiducia che esistono i margini per ripartire. Il seminario di oggi va in questa direzione, bisogna per forza ripartire da questa consapevolezza e riaffermare che le ragioni dell’economia devono prevalere sulle ragioni delle sanzioni». Passo concreto che proverà a rendere attive le politiche commerciali di riavvicinamento sarà certamente il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, grande appuntamento mondiale in programma dal 18 al 20 giugno in cui per la prima volta sarà presente una sessione bilaterale Italia-Russia (il 19 giugno), fortemente voluta dall’Associazione Conoscere Eurasia di Fallico: il banco di prova per rafforzare fin da subito i rapporti commerciali con la Russia è pronto, l’occasione non va persa.