Se avessimo scommesso l’anno scorso sul colpevole e totale silenzio dei nostri amministratori pubblici nei confronti dell’attuazione e applicazione sulla Tasi e sulll’Imu per il 2015, a quest’ora saremmo ricchi. Si avvicina la data infame per il sempre più povero contribuente italiano del 16 giugno, e nessuno ne sa niente. Dopo il clamore suscitato per l’istituzione, negli anni passati, di queste nuove tasse comunali (non c’è stato giornale e TG che non ne abbia parlato) e dopo che i Caf e gli uffici comunali sono stati presi d’assalto da folle inferocite che volevano sapere qualcosa su come – e soprattutto quanto – pagare, nell’anno in corso è di moda il mutismo di tutti più assoluto. L’unica cosa certa è che questa irresponsabile omertà, come al solito, va a vantaggio delle casse dei vari Erari locali: infatti, sono pochi i comuni, e generalmente quasi tutti quelli di piccole città e paesi, che hanno inviato bollettini con le cifre da pagare per il primo acconto entro la scadenza del 16 di questo mese, o quanto meno, hanno avvisato i cittadini delle modalità da loro applicate per i tributi per il 2015. 



In questo modo la maggior parte dei proprietari degli immobili non sanno nulla in merito e rischiano di trovarsi tra le mani, magari fra due anni, cartelle esattoriali gravate, oltre che dell’imposta di competenza, da pesanti sanzioni e interessi di mora. È chiaro che conviene al Fisco incassare i vari balzelli, appesantiti di multe e sanzioni. Così facendo si risparmiano, in fase preventiva, i costi di stampe, d’invio e di elaborazione: invece, oltre la scadenza, i morosi vanno a rimpinguare al di là delle casse Comunali, anche i bilanci dei diversi Concessionari (Equitalia, ecc.) che altrimenti non potrebbero sopravvivere. 



È doveroso comunque, per amore di informazione, dire che sono quasi dumila le delibere pubblicate finora dal ministero dell’Economia con le aliquote decise dai Comuni per Tasi e Imu, e per la prima rata, come sempre accade nelle imposte locali sugli immobili, gli importi da versare saranno pari al 50% di quanto chiesto dalle aliquote dell’anno prima. Già per la scadenza di giugno, però, sono molti i proprietari che dovranno rimettere mano alla calcolatrice:?tutti coloro per i quali la situazione immobiliare è cambiata, dovranno applicare le aliquote 2014 alle loro proprietà di quest’anno.



È una chance in più offerta nei Comuni che avessero già deciso aliquote più leggere rispetto a quelle dello scorso anno:?se l’aliquota è più bassa, infatti, i contribuenti possono già applicarla per l’acconto, per evitare di “anticipare” una fetta dell’imposta da conguagliare a dicembre. Insomma, noi suggeriamo per la prima scadenza di pagare mediante i modelli F24 di banche e posta, compilando gli stessi e copiando cifre e codici da quelli del giugno dello scorso anno, cambiando ovviamente l’anno d’imposta. Per le “new entry” consigliamo di rivolgersi ai Caf o dove fosse possibile, agli uffici comunali preposti: per quello che poi succederà a dicembre, ci si adeguerà in merito. 

Tutto questo sa di “minestra riscaldata”, ma il sistema fiscale italiano è purtroppo questo: la strategia adottata dai nostri amministratori pubblici è sempre la premeditata disinformazione, “far ingoiare la pillola” nell’indifferenza, cercando di educare il contribuente alla normalità di cose da fare per forza senza pensarci troppo. Come si suol dire, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”…