“Io escludo una Grexit come soluzione ragionevole. Ma nessuno può escludere tutto: io non posso escludere che una cometa impatti la Terra”. Sono le parole del ministro delle Finanze greche, Yanis Varoufakis, in un’intervista al quotidiano tedesco Bild. Mentre Olivier Blanchard, capo economista del Fmi, ha rimarcato che “un accordo sulla Grecia richiede scelte dure da tutte le parti”, e che dunque Tsipras si deve impegnare su “misure davvero credibili”, mentre ai creditori europei spetta il compito di “riprogrammare invece i pagamenti sul debito a tassi d’interesse più bassi”. Abbiamo chiesto un commento a Teodoro Andreadis Synghellakis, giornalista di Alpha Tv e autore del libro-intervista a Tsipras pubblicato da Bordeaux Edizioni con il titolo “Alexis Tsipras. La mia sinistra”.



Il negoziato tra Grecia e Ue è fallito nuovamente. Lei come vede la situazione che si è creata?

Ovviamente non si può chiedere alla Grecia soltanto di aumentare l’Iva e di fare dei tagli importanti sulle pensioni. In questo modo tutti capiscono che l’economia greca non ripartirà. Trovare un punto di mediazione comporta che entrambe le parti facciano dei passi indietro e che ci sia un avanzo primario tale da permettere all’economia di riprendersi. Bisogna inoltre prendere atto del fatto che in Grecia ci sono state delle elezioni che hanno imposto un cambiamento di rotta rispetto al governo di centrodestra.



Per il Fmi, i creditori europei devono “riprogrammare i pagamenti sul debito a tassi d’interesse più bassi”. Come legge queste parole?

Le leggo come la riprova del fatto che i creditori non sono d’accordo. Il Fmi ha insistito per tanto tempo sulla questione della ristrutturazione del debito. I Paesi Ue invece sono in gran parte contrari a queste proposte. Dal momento che non c’è una posizione comune dei creditori è difficile arrivare a un accordo di compromesso. Nello stesso tempo il Fmi dà ragione al governo greco secondo cui questo debito non è sostenibile. Anche un esponente italiano come Stefano Fassina, che in passato ha lavorato al Fmi, ha dichiarato che o si trova una soluzione per ristrutturare il debito oppure è inutile qualsiasi tipo di accordo.



Secondo lei, alla fine un accordo si troverà?

Voglio sperare con il cuore che si troverà, mi sto sforzando di sperarlo anche con la mente. Deve essere però un accordo di tipo politico, in cui c’è la volontà di trovare una via d’uscita per salvare l’euro e l’Europa e consentire una ripresa che coinvolga contemporaneamente i Paesi del Mediterraneo e quelli del Nord Europa. Bisogna uscire da una logica ragionieristica o punitiva.

Irlanda, Portogallo e Spagna si stanno riprendendo. Perché solo la Grecia non ce la fa?

Occorre comprendere che non si possono applicare le stesse ricette a Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna, pensando che si tratti di un unico Paese, e che a decidere per tutti sia la Germania. Vorrei che il centrosinistra europeo dimostrasse più coraggio. Ho apprezzato la presa di posizione di Massimo D’Alema, che ha firmato un appello insieme a noti economisti per trovare un giusto compromesso e dare respiro alla Grecia. Ma da parte del resto del centrosinistra vedo una timidezza eccessiva e preoccupante.

 

Che cosa succederà all’Eurogruppo del 18 giugno?

Molti dicono che a questo punto è difficile che si trovi un accordo il 18 giugno, e voglio quindi sperare che si trovi un accordo entro il 30 giugno, la data in cui facevano riferimento molti economisti già da molto tempo. Probabilmente si confronteranno altre due proposte e voglio almeno sperare che si facciano passi in avanti verso un punto in comune. Non mi sembra una via praticabile per raggiungere un accordo aumentare l’Iva in un Paese in crisi. Né tantomeno tagliare le pensioni, quando la media delle pensioni greche è di poco superiore ai 600 euro e il 40% degli anziani prende meno di quella cifra.

 

È vero che Tsipras non può cedere perché ha delle difficoltà interne a Syriza?

Le difficoltà non nascono da Syriza, ma dal fatto che i greci sono stanchi dopo cinque anni di austerità. Vogliono comunque vedere un orizzonte, una ripartenza e la possibilità di una ripresa economica. La piattaforma di Syriza è del resto più di sinistra, e una parte del partito vuole che si rispetti al massimo il suo programma elettorale. Il punto però è che il popolo greco ha eletto questo governo per un cambiamento e Syriza ha ancora 15 punti di vantaggio in tutte le rilevazioni di voto.

 

(Pietro Vernizzi)

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