Il negoziato per un mercato unico euroamericano è solo in bozza, ma ha superato gli ostacoli iniziali rendendone probabile una conclusione positiva, anche anticipata da un recente voto favorevole preliminare del Parlamento europeo. Obama vorrebbe chiudere l’accordo con gli europei (Ttip) e quello con le nazioni del Pacifico (Tpp) per lasciare come eredità la più grande area di mercato comune del pianeta con al centro l’America entro la fine del suo mandato nel gennaio 2017.
La maggioranza repubblicana nel Congresso è superfavorevole agli accordi di libero scambio, anche perché strumento di dominio globale americano, ma ha al suo interno una minoranza protezionista che la rende prudente in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2016. La minoranza democratica è influenzata dall’estrema sinistra protezionista e sindacale che si oppone a qualsiasi accordo di mercato più aperto. Infatti, nei giorni scorsi Obama si è visto rifiutare i poteri speciali per accelerare la firma del Tpp.
Questo incidente apre la possibilità che il Ttip possa essere firmato prima del Tpp, permettendo agli europei di condizionare gli accordi nel Pacifico. Sarebbe meglio per noi, infatti, che americani ed europei usassero un criterio comune per trattare con Giappone, Australia, Perù, Cile, ecc., piuttosto che un negoziato dove l’America faccia accordi separati con europei e asiatici-sudamericani.
Il Pacifico sarà il megamercato del futuro e non vorrei che le aziende italiane ed europee avessero svantaggi di accesso in relazione a quelle americane. Inoltre, la Cina, poiché esclusa dal Ttp, sta cercando di sabotarlo così come Mosca e Pechino stanno facendo con il Ttip, ambedue ricattando la Germania e cercando di condizionare l’Italia. In tale gioco la soluzione è una più forte convergenza euroamericana per dare forza all’Ue e all’America di resistere alle controreazioni e per costruire un nucleo geopolitico che sia centro e motore della nuova architettura politica del mercato mondiale.
In particolare, entro questo nucleo l’Ue dovrebbe convincere l’America a includere, pur nel futuro e con condizioni, la Russia. Ma la geopolitica europea, anche per il provincialismo strategico francese, è più passiva che attiva.
L’Italia, le cui piccole imprese avrebbero il massimo vantaggio da minori costi di accesso ai mercati esteri, e la Germania hanno più di altri l’interesse a premere l’Ue per accelerare l’accordo euroamericano. Pertanto un attivo nucleo italo-tedesco (e inglese) nell’Ue appare precondizione per la creazione di un nucleo euroamericano con raggio globale.